Nel maggio 2008 il governo ha annunciato che in Italia si prevede la costruzione di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione a partire dal 2013. Ciò mi ha spinto a compiere una riflessione sul tema del nucleare le cui conclusioni sono riassunte in questo breve articolo.
E’ noto che le risorse energetiche si dividono in esauribili e non esauribili. Non tutti però sanno che l’uranio (usato come combustibile nei reattori nucleari) è una risorsa non rinnovabile. Infatti, nonostante sia un elemento presente in molte varietà di minerali, le quantità utilizzabili per la fissione o la fusione sono tali da renderlo una risorsa rara. Si stima che ai livelli di produzione attuali se ne possano ottenere quantità discrete per non più di una cinquantina d’anni, e quindi l’uranio si dovrebbe esaurire ancor prima del petrolio. Per quanto riguarda l’oro nero, è quasi certo che il “Peack oil” sia stato raggiunto e non ci sono dubbi che entro la fine del secolo le riserve petrolifere saranno destinate ad esaurirsi, testimone il graduale aumento del costo dei carburanti negli ultimi decenni. Tornando al nucleare, c’è da dire che al giorno d’oggi sono in funzione 434 reattori (150 solo in Europa) e la produzione di energia atomica ricopre più o meno il 16% del fabbisogno mondiale di energia. Seppur redditizia dal punto di vista della produzione energetica (una moderna centrale produce all’incirca 10.000 di GWh l’anno mentre l’Italia nel 2008 ne ha prodotte in totale 300.000), l’industria nucleare comporta però numerosi rischi. L’incidente di Tree Mile Island del 1979 e quello di Chernobyl del 1986 sono lì a ricordarcelo. Solo a seguito di questo grave incidente - che è costato alla Russia miliardi di dollari e che ha portato alla morte migliaia di persone - molti paesi hanno detto no al nucleare. Tra queste, oltre all’Italia (con il referendum del 1987), molte delle nazioni più avanzate al mondo come Norvegia, Svizzera, Austria, Danimarca e Nuova Zelanda.
Il nucleare, infatti, oltre è un rischio sia per l’uomo che per l’ambiente. Infatti la produzione di energia derivata dall’uranio comporta l’immissione nell’ambiente di scorie radioattive estremamente nocive per gli organismi viventi, che diventano innocue - ciò vale ad esempio per il plutonio 239 - solamente dopo 200.000 anni. Tale problema ad oggi non risulta eludibile, infatti anche se verranno create tecnologie nucleari più economiche e meno inquinanti il problema delle scorie continuerà a permanere. Non facciamoci ingannare: non esiste, almeno per ora, un nucleare pulito. Altro problema del nucleare si lega al plutonio, elemento radioattivo usato nei reattori la cui vita media conta migliaia di anni e che se ottenuto dalle reti terroristiche potrebbe essere impiegato come strumento di ricatto per le potenze occidentali. Inoltre c’è da considerare il fatto che le centrali debbono essere costruite in luoghi geologicamente stabili, ricchi di risorse idriche, lontano da centri abitati e posti nelle vicinanze di un grande porto per l’importazione di macchinari. E, purtroppo, credo non esistano in Italia siti esenti da pericoli di natura geologica e comunque con le caratteristiche sopra riportate. Forse per questo Tremonti, solitamente più acuto, ha proposto di costruire le centrali in Albania (così i rischi connessi al nucleare se li assumono loro).
Se, come detto, i combustibili fossili (tra questi metano e gas naturali) sono destinati ad esaurirsi non resterà altro che investire in forme di energie più pulite come quelle derivanti dal sole, dal vento e dalle biomasse (energia prodotta dalla combustione di rifiuti organici e di materie prime rinnovabili). Appare così abbastanza chiaro che le grandi potenze mondiali dovranno necessariamente riformare il sistema energetico attuale (che lascia fuori oltre due miliardi di persone e serve in modo inadeguato un terzo dell’umanità) per puntare su queste nuove forme di approvvigionamento energetico. Proprio per questo l’UE ha stabilito l’obiettivo del 12% di produzione di energia derivata da fonti rinnovabili rispetto al totale entro il 2010, mentre oggi siamo solo al 5% (anche se in fase di netta espansione, grazie soprattutto all’impegno di Spagna e Danimarca). Anche l’Italia sta impegnandosi seriamente nel campo delle energie rinnovabili: infatti è stato realizzato un parco fotovoltaico in Puglia ed alcuni parchi eolici nelle regione più prospere di vento. Se i soldi spesi sino al 1986 per il nucleare fossero stati investiti nello sviluppo delle fonti rinnovabili, come meglio di noi hanno fatto diversi paesi europei, probabilmente l’Italia avrebbe accresciuto di molto la produzione energetica e non sarebbe nuovamente apparso lo spettro del nucleare. Comunque, credo che non sia mai troppo tardi per sviluppare innovative forme di approvvigionamento energetico, anche se come al solito ci ritroviamo a rincorrere chi prima di noi ha avuto il coraggio di scommetterci. Per quanto riguarda il nucleare, credo proprio che alla fine non si farà, sia per gli elevati costi che la costruzione delle centrali comporta che per l’opposizione di quella buona fetta della popolazione che il nucleare proprio non lo vuole.
Dario Donatini.
2 commenti:
fotovoltaico, eolico, biomasse....è li che bisogna concentrare la crescita!!! emissioni zero!!!!!!!!!!
Dario Donatini...fine saggista e intellettuale controcorrente del nostro mondo e della nostra area...come al solito i miei complimenti!
dal buon vecchio Ezra
Posta un commento