4 novembre 2008
"Hey Jacopo".
Sono ormai le 10 passate, e non tanto la scuola, quanto la quotidiana doppia seduta di allenamento, si fa sentire. Siamo più o meno all'ora di addormentarsi insomma.
Quel nome, pronunciato per l'ennesima volta con quell'ormai familiare accento americano, ha qualcosa di più strano stasera.
"Come here, look at this".
Avevo lasciato gli Spurs a 4 minuti dalla fine del 4° quarto sotto di sedici contro i Mavs, che quella sera sembravano essere stati benedetti dal più importante degli dei del basket. Dirk tuttavia non era in serata strabiliante, 30 in 37 minuti. Ci avevo quasi creduto, non so con quale logico sostegno, ma devo ammettere che ci avevo quasi creduto. Forse Gregg, anche se nel nuovo stile meno ammiraglio e più uomo vissuto (vedi barba incolta ormai da parecchie settimane) offriva sostegno a tale tesi, che tuttavia rimaneva pur sempre terrena e quindi irrealizzabile, vista la presenza divina che quella sera era scesa all'AT&T Center.
Così mi dirigo molto controvoglia verso la tv, da cui sento arrivare un frastuono di gente che urla. Come se gli Spurs avessero miracolosamente rimontato. Si, questa volta sono quasi del tutto convinto. Sullo schermo brilla un numero bianco su sfondo blu, che più o meno occupa tutta l'immagine: 284. Sinceramente troppi, anche se ci fossero stati i vecchi Suns, figuriamoci per la squadra di Popovic.
"Look, this is Chicago, he's gonna talk in a minute!"
Su un palco circondato da migliaia di persone appare l'eletto. Downtown Chicago fa da sfondo al nuovo presidente degli Stati Uniti. 284 sono i "seggi" (la traduzione da "electoral votes" mi sfugge) che Barack Obama, ore 10:20 sul fuso della Windy City, ha appena conquistato. 270 ne servivano per la vittoria. Da lì in avanti, seppur restando con il voto popolare in bilico, sarà un massacro: 365 a 162. Ma ormai nessuno se ne curava nemmeno più. Il primo uomo afro-americano era stato eletto da pochi minuti Presidente degli Stati Uniti. Roba da non credere. No infatti, nessuno ci credeva. Chi aveva votato l'uomo da Chicago era abbastanza sicuro che l'America non fosse pronta per tutto ciò, mentre i sostenitori del Maverick (guarda te, le coincidenze) increduli sbattevano il telecomando contro il televisore, convinti che questa, più di molte altre cose, porterà più danni che benefici. C'è chi poi invece si rassegna dicendo che (testuali parole) se il nostro presidente è nero, non ci possiamo far niente, dobbiamo solo accettare la dura realtà. Che detta così fa spavento, ma anche se l'inglese ancora qualche volta zoppica, il senso di tali parole l'ho ampiamente compreso. E non credo servano spiegazioni.
Apparte ciò, credo che questo episodio in qualche libriccino/almanacco in un modo o nell'altro è destinato a finirci. Ed essere lì, con qualcuno che in fondo ci sperava, ma che in cuor suo non voleva mettere troppo le mani avanti, è una di quelle cose che ti riconciliano. Con il mondo, con l'America. Se poi la mattina seguente, la professoressa di diritto, marito e figlio nell'esercito, texana fino all'osso e apparentemente repubblicana convinta, dice che in 8 anni l'amico del maverick ha fatto "più danni della grandine" e per questo i compari non meritano altri 4 anni nel D.C., allora ti riconcili anche con tutti gli altri. Tutti gli altri poveri (scusate l'invettiva) stolti che credono che il colore valga più di tutto il resto. E allora che blu (colore dei democratici ndr) sia, e che sia sempre più scuro, tendente al nero, se qualcuno fosse propenso a creare un'analogia. A tutti gli altri poveri stolti che hanno la storia sotto gli occhi, e non se ne vogliono rendere conto. Un grazie invece a tutta l'America repubblicana o democratica che sia, che si accorge che forse a partire dal 4 novembre 2008 qualcosa è cambiato, e aldilà dell'ideologia politica, quel qualcosa si è evoluto, è migliorato. Grazie, per avermi fatto toccare con mano La storia.
Menzione speciale se la merita chi poi, stando a destra dell'oceano riserva (e come non aspettarcelo) amenità varie sul nuovo eletto, "prendendosi la briga e di certo il gusto" di far passare da idioti una sessantina di milioni di persone. Vabbè, nel grande ci sta il piccino, anche lui con il suo pensiero qualcuno pur rappresenterà…Forse. Come la pensa chi scrive più o meno si sa.
Jacopo.
"Hey Jacopo".
Sono ormai le 10 passate, e non tanto la scuola, quanto la quotidiana doppia seduta di allenamento, si fa sentire. Siamo più o meno all'ora di addormentarsi insomma.
Quel nome, pronunciato per l'ennesima volta con quell'ormai familiare accento americano, ha qualcosa di più strano stasera.
"Come here, look at this".
Avevo lasciato gli Spurs a 4 minuti dalla fine del 4° quarto sotto di sedici contro i Mavs, che quella sera sembravano essere stati benedetti dal più importante degli dei del basket. Dirk tuttavia non era in serata strabiliante, 30 in 37 minuti. Ci avevo quasi creduto, non so con quale logico sostegno, ma devo ammettere che ci avevo quasi creduto. Forse Gregg, anche se nel nuovo stile meno ammiraglio e più uomo vissuto (vedi barba incolta ormai da parecchie settimane) offriva sostegno a tale tesi, che tuttavia rimaneva pur sempre terrena e quindi irrealizzabile, vista la presenza divina che quella sera era scesa all'AT&T Center.
Così mi dirigo molto controvoglia verso la tv, da cui sento arrivare un frastuono di gente che urla. Come se gli Spurs avessero miracolosamente rimontato. Si, questa volta sono quasi del tutto convinto. Sullo schermo brilla un numero bianco su sfondo blu, che più o meno occupa tutta l'immagine: 284. Sinceramente troppi, anche se ci fossero stati i vecchi Suns, figuriamoci per la squadra di Popovic.
"Look, this is Chicago, he's gonna talk in a minute!"
Su un palco circondato da migliaia di persone appare l'eletto. Downtown Chicago fa da sfondo al nuovo presidente degli Stati Uniti. 284 sono i "seggi" (la traduzione da "electoral votes" mi sfugge) che Barack Obama, ore 10:20 sul fuso della Windy City, ha appena conquistato. 270 ne servivano per la vittoria. Da lì in avanti, seppur restando con il voto popolare in bilico, sarà un massacro: 365 a 162. Ma ormai nessuno se ne curava nemmeno più. Il primo uomo afro-americano era stato eletto da pochi minuti Presidente degli Stati Uniti. Roba da non credere. No infatti, nessuno ci credeva. Chi aveva votato l'uomo da Chicago era abbastanza sicuro che l'America non fosse pronta per tutto ciò, mentre i sostenitori del Maverick (guarda te, le coincidenze) increduli sbattevano il telecomando contro il televisore, convinti che questa, più di molte altre cose, porterà più danni che benefici. C'è chi poi invece si rassegna dicendo che (testuali parole) se il nostro presidente è nero, non ci possiamo far niente, dobbiamo solo accettare la dura realtà. Che detta così fa spavento, ma anche se l'inglese ancora qualche volta zoppica, il senso di tali parole l'ho ampiamente compreso. E non credo servano spiegazioni.
Apparte ciò, credo che questo episodio in qualche libriccino/almanacco in un modo o nell'altro è destinato a finirci. Ed essere lì, con qualcuno che in fondo ci sperava, ma che in cuor suo non voleva mettere troppo le mani avanti, è una di quelle cose che ti riconciliano. Con il mondo, con l'America. Se poi la mattina seguente, la professoressa di diritto, marito e figlio nell'esercito, texana fino all'osso e apparentemente repubblicana convinta, dice che in 8 anni l'amico del maverick ha fatto "più danni della grandine" e per questo i compari non meritano altri 4 anni nel D.C., allora ti riconcili anche con tutti gli altri. Tutti gli altri poveri (scusate l'invettiva) stolti che credono che il colore valga più di tutto il resto. E allora che blu (colore dei democratici ndr) sia, e che sia sempre più scuro, tendente al nero, se qualcuno fosse propenso a creare un'analogia. A tutti gli altri poveri stolti che hanno la storia sotto gli occhi, e non se ne vogliono rendere conto. Un grazie invece a tutta l'America repubblicana o democratica che sia, che si accorge che forse a partire dal 4 novembre 2008 qualcosa è cambiato, e aldilà dell'ideologia politica, quel qualcosa si è evoluto, è migliorato. Grazie, per avermi fatto toccare con mano La storia.
Menzione speciale se la merita chi poi, stando a destra dell'oceano riserva (e come non aspettarcelo) amenità varie sul nuovo eletto, "prendendosi la briga e di certo il gusto" di far passare da idioti una sessantina di milioni di persone. Vabbè, nel grande ci sta il piccino, anche lui con il suo pensiero qualcuno pur rappresenterà…Forse. Come la pensa chi scrive più o meno si sa.
Jacopo.
Nessun commento:
Posta un commento