Appunti tratti da una conferenza tenuta dallo stesso autore nel 2004
Tra medioevo e modernità esistono numerose differenze, alcune delle quali possono essere analizzate comparando il viaggio medievale di Marco Polo con quello più tardo di Cristoforo Colombo, che sancisce di fatto l’inizio dell’era moderna. Per comprendere tali divergenze è necessario però conoscere il significato di due definizioni: quella di SPAZIO e quella di LUOGO. Lo SPAZIO è una parola che deriva dal greco stàdion. Per gli antichi greci lo stadio era l’unità di misura delle distanze e significava quindi alla lettera un intervallo metrico lineare standard. Ne deriva che all’interno dello spazio tutte le parti sono l’un l’altra equivalenti, nel senso che sono sottomesse alla stessa astratta regola che non tiene conto delle loro differenze qualitative. Tale regola è quella rappresentata dalla SCALA, che dal 1500 comincia ad apparire sulle carte ed indica il rapporto tra le distanze sulla carta e sulla realtà. Il LUOGO, al contrario, è una parte della superficie terrestre che non equivale a nessun altra e che non può essere scambiata con nessun altra senza che tutto cambi. Nello spazio, invece, ogni parte può essere sostituita da un’altra senza che nulla venga alterato; proprio come quando due cose che hanno lo stesso peso vengono spostate da un piatto all’altro della bilancia senza che l’equilibrio venga alterato. Alla base della differenza tra pre-modernità e modernità vi è il completo rovesciamento tra IMMAGINE CARTOGRAFICA e REALTA’. Nel MEDIOEVO le rappresentazioni cartografiche erano la copia del mondo, rispecchiavano le relazioni di cui quest’ultimo si componeva ed erano perciò una sua interpretazione religiosa e filosofica oltre che un suo disegno. Le rappresentazioni cartografiche erano il ritratto del mondo ma, anche, inconsapevolmente l’autoritratto della cultura che produceva il ritratto. Al contrario per Heidegger, per molti il più importante filosofo del Novecento, la MODERNITA’ è “l’epoca dell’immagine del mondo” e la prima mossa rivoluzionaria moderna consiste nella riduzione del mondo ad un immagine. Come dire che per l’epoca moderna, al contrario del Medioevo, non è la carta la copia del mondo ma il mondo la copia di una carta. Come sugli isolari (libri composti da carte e descrizioni in cui tutto il globo era suddiviso in isole, in qualcosa, quindi, che non contiene ma è contenuto in altro), nel Medioevo, lo spazio è raro ed il mondo si compone di norma in un insieme di LUOGHI. Le cose del mondo si limitano a stare tra loro in proporzione, come sul globo, per il quale non esiste la scala e sul quale non vi è, a rigore, nemmeno un pezzetto di spazio. Di conseguenza, a meno di non essere un messaggero o un soldato, nel medioevo il problema della velocità non esiste. Ciò vale anche per i mercanti, l’arma dei quali è la segretezza piuttosto che la rapidità. Si prenda il caso di MARCO POLO, il più celebre viaggiatore e mercante del Medioevo che nell’ultimo quarto del 1200 arriva da Venezia in Cina lungo la “via della seta” (Persia, Afghanistan, Turkestan). Marco Polo conosceva tutti gli idiomi dei paesi attraversati (turchi e persiani) e prima di ritornare soggiornò per 17 anni nei domini del Gran Khan, l’imperatore dei mongoli. Marco cavalca, quindi, senza fretta sostando all’occorrenza o a proprio piacimento nelle città attraversate, apprendendo lingue, arti, costumi e tradizioni. Nel MILIONE, infatti, lo straordinario racconto dei viaggi di Marco Polo i deserti, le foreste, le montagne non hanno ancora nessuna lunghezza, così come le direzioni non sono ancora fissate secondo l’astratta rigidità dei punti cardinali. Per orientarsi si seguono i venti (ad esempio il greco o la tramontana). Inoltre, nel milione non esiste il tempo, se non nell’alternarsi del dì e della notte e delle stagioni e non esiste nemmeno lo spazio. Si legge infatti in un suo manoscritto se un giorno Marco avesse pensato di tornare indietro. “Soltanto lo spazio, che è uniforme e continuo, implica il ritorno, la reversibilità, il movimento. Ma se il mondo si compone di luoghi, di parti non continue, non omogenee, non isotropiche non è detto che il ritorno avvenga, anzi”.
Nel caso di Cristoforo COLOMBO, il primo dei viaggiatori moderni, vale invece tutto il contrario. Il suo problema è la fretta, tornare indietro quanto prima. Per questo cerca il Levante viaggiando verso Ponente. Nel caso di Colombo la rappresentazione cartografica ha già preso il posto del mondo, lo spazio ha già ricompreso tutti i luoghi, la carta fa le veci di quel che raffigura fino ad anticiparne la natura e le fattezze e prefigurarne addirittura l’esistenza. Colombo segue infatti fedelmente la carta di Toscanelli (uno dei più grandi e misteriosi cosmografi moderni) ed una volta arrivato sulla terra è convinto di essere dove non è.
Colombo, quindi si sforza di far coincidere quello che vede e che Toscanelli non ha mai visto, con i tratti ed i lineamenti dipinti sulla carta che porta con se; cui crede ciecamente. In altre parole pur di rendere conforme la terra alla sua immagine cartografica egli prende a calci il mondo. Le cose stanno quindi esattamente all’opposto di quello che oggi spesso si crede: l’effetto dell’impresa di Colombo non fu affatto quella di rendere sferica l’immagine della terra che prima si supponeva piatta, ma al contrario di trasformare la terra, da sferica che era e si credeva, in una gigantesca tavola. Attraverso la PROSPETTIVA si trasforma la sfera in una tavola; è su questa nozione che nasce il concetto di modernità.
Dario Donatini
6 commenti:
Bell'articolo. L'unica cosa che non mi è piaciuto leggere sta nella seguente frase: "nell’ultimo quarto del 1200". E' solo un appunto, anzi un appuntino, cioè quando si cita un secolo ad esempio il Duecento, o si scrive il '200 oppure il XIII secolo.
Non è una critica al post di Dario, che è interessantissimo, è solo che la stragrande maggioranza delle persone dice ad esempio 1500 per indicare tutto il secolo, quando invece tutti gli studiosi di discipline storiche hanno codificato la piccola regola che ho spiegato sopra.
F. Carmignani
Tutto molto bello e interessante... però non vedo il legame con Montecarlo
a me sembra con non sia l'unico post che non abbia legami con montecarlo
però l'ha scritto un montecarlese per parlarci di qualcosa tra le tante... no?
Lo statuto del Tordo dice questo:
L’idea ed il desiderio di ritrovarsi e raccontarsi più di quanto la vita di oggi conceda agli uomini ed alle famiglie. Quello che ieri faceva la piazza o il sagrato della Chiesa, poi il bar ed il mercato settimanale, il passeggio estivo e le veglie in qualche corte ed in qualche aia, oggi farlo “anche” nel vasto ed immenso mare di internet che collega il mondo.
Incontrarsi, ritrovarsi, parlarsi.
Parlare di noi, di come siamo e siamo cambiati nel corso degli anni e dei decenni. Sapere che succede d’importante come montecarlesi, certo, più di quanto le pagine dei quotidiani locali possano dirci nella brevità della cronaca quotidiana. Conoscere di noi quanto ancora non sappiamo, più non ricordiamo, soprattutto su tutto e tra tutti, poter dire la nostra. Non più “farsele raccontare”, ma dire la nostra ai quattro venti senza il timore, anzi con il piacere e l’attesa (la proverete) d’esser ascoltati e commentati, approvati e disapprovati, plauditi e criticati. Senza far male a nessuno, torto a nessuno. La ragione non vuole abitare su questi lidi.
La cronaca spicciola da Montecarlo alle Ande, il tempo libero oggi: dove e come lo passiamo, la vita delle nuove generazioni montecarlesi: cosa fanno e cosa pensano direttamente raccontato dai protagonisti, il tempo dedicato alle “arti”: dalla poesia alla pittura fino alla cucina ed alla cantina, dalla sella di una bici o di una moto alle ricerche in archivi o per le strade d’ogni borgo del mondo fino alla sabbie non più deserte del Burkina Faso. E poi i pensieri in libertà su ciò che inonda l’esistenza dell’uomo in questo malo principio di ventunesimo secolo, parole sperse nell’oceano della rete racchiuse in questa bottiglia che ha la forma del “blog”.
W Il Tordo!
Posta un commento