Come avevo promesso, eccomi! E’ passato quasi un mese dal mio rientro e malgrado tutte le buone intenzioni non sono riuscito ancora a smaltire le emozioni del viaggio, anche perché ogni giorno capita l’occasione per raccontare la cosa a qualcuno e quindi … il magone ritorna!
E allora ho deciso di cominciare lo stesso il racconto, partendo peraltro dalla cosa più difficile: esprimere a parole le sensazioni, le passioni, le emozioni che si provano in quel mondo … dove il calore che si sente di più non è quello dato dal sole ma quello che ti trasmettono tutte le persone che incontri … dove l’aridità del paesaggio sparisce dal tuo punto di vista, sovrastata dalla dignità di chi ci vive!
Ma ….. come si fa a rendere l’idea del disagio provocato da quella polvere rossa che ti fa compagnia per l’intera giornata, sospinta dappertutto dall’implacabile harmattan (vento secco e polveroso che soffia da nordest, dal Sahara al Golfo di Guinea, tra novembre e marzo).
La senti già al risveglio quando hai la sensazione che ti abbia riempito il naso e la gola, la trovi sul tavolo dove fai colazione, la vedi sui fogli e gli strumenti del tuo lavoro, la senti nei vestiti che indossi e che, se sono puliti, cambiano colore non appena esci di casa … e la ritrovi alla sera quando ti butti nel letto, convinto di essertela levata di torno con la doccia (col ramaiolo) fatta un minuto prima!
Come è possibile spiegare il caldo che ti prosciuga … e la sete che, senza preavviso, di colpo ti fa bruciare tutto il corpo come se tu avessi la febbre … e magari ti prende quando sei in un posto dove ti dovresti accontentare dell’acqua torbida dei pozzi tradizionali o della bevanda lattiginosa di miglio che ti offrono, sapendo che se è “fresca” disseta ma se è del giorno prima ha fermentato e allora …. vai di corsa!
Come si fa a descrivere i posti “improbabili” in cui ti trovi a mangiare … dove la cosa più pulita è la ragnatela che contorna il piatto con il cibo (per chi volesse conferme ho le prove fotografiche!).
Ma, soprattutto, come si può spiegare con le sole parole a chi non lo ha provato, che tutte le sensazioni di disagio dovute alla polvere, al caldo, alla sete ed al resto, svaniscono nel giro di pochissimo tempo …. perché …..
…. perché appena uscito di casa ti trovi circondato da un nugolo di bimbetti del vicino asilo, contenti solo di sfiorarti, di chiamarti nasara e di cantilenare il tuo bye bye ….
…. perché ogni persona che incontri, uomo o donna, giovane o anziano, ti si avvicina, ti sorride, ti stringe la mano e, facendo un inchino, recita tutta la formula di saluto che non si limita al solo “buon giorno” (nye beogoo) ma ti chiede conto della tua salute, della tua famiglia, del tuo lavoro e si conclude con l’augurio che il tuo dio (Wend) ti mantenga bene (lafi) per tutta la giornata …..
…. perché tutti ti dimostrano una divertita riconoscenza se solo cerchi di contraccambiare i loro saluti arrangiandoti con il moreè, la loro lingua ….
….. perché ogni mamma che incontri è felicissima di metterti in braccio il bimbo che ha attaccato alla schiena, appena le dici un semplice uaka (vieni con me?) ….
….. perché da ogni parte del villaggio sbucano bimbi che ti rincorrono, ti guardano con occhi scurissimi che ti bucano, e ridono ….
…. perché quando incontri qualcuno per la seconda volta, lui o lei ti chiama già per nome e ti abbraccia considerandoti un amico …
…. perché c’è la bellezza delle donne (da ammirare con sereno distacco, vero Baldo?) che dà all'Africa un valore aggiunto: "Provate a sedervi, senza fretta, vicino ad un pozzo o ad una fontana alla quale le donne, al mattino, vanno a fare rifornimento di acqua per la famiglia. Le vedrete arrivare con i loro bambini legati sulla schiena. Si raduneranno festose intorno alla fontana e poi, una volta riempiti i loro recipienti, se li collocheranno in equilibrio sulla testa. Le vedrete allontanarsi con quei corpi flessuosi e quel portamento elegante che la fatica non riesce a scalfire. Ognuna di loro potrebbe finire su una passerella e farebbe impallidire le già pallide modelle occidentali in perenne dieta dimagrante."
NOTA: questa cosa l’ho copiata da una mail che mi ha mandato Barbara, ma mi è molto piaciuta, rende benissimo l’idea, e soprattutto io non avrei saputo trovare le parole per esprimere così bene il concetto …
… perché laggiù trovi la compagnia di Barbara, Baldo, Serena e di Mauro (mio occasionale compagno di camera), gli straordinari, grandissimi, stupendi amici volontari che fanno di tutto, ognuno per quanto può e con le proprie particolarità, per aiutarti, insegnarti, guidarti, e soprattutto per farti sentire subito a casa tua …
…. e perché spero di avergli lasciato qualcosina anch’io ………………………
…. e poi, come spiegare le sensazioni che si provano nelle sere buie, a parlare con la famiglia al cellulare, sotto un tetto di stelle luminose che arrivano fino alla linea dell’orizzonte e ti costringono ad chinare la testa, tanto ti sembrano basse …
…. come descrivere il panorama che si vede nelle notti di luna piena, quando una luce fortissima “colora” tutto d’argento ….. e sei spinto a sdraiarti sulla polvere della strada principale del paese, circondato da un silenzio assoluto, per goderti uno spettacolo così grandioso… (l’unico pericolo che si può correre è quello di essere pestato da qualcuno che va a piedi!) ….
Come si può far capire, a chi non ti conosce così bene come tua moglie, che al momento in cui tutto questo sta per finire, ti trovi a considerare che la mancanza della famiglia, di casa, degli amici e dei colleghi di lavoro non riesce a superare il “peso” di quello che lasci!
A presto,
Nasara
E allora ho deciso di cominciare lo stesso il racconto, partendo peraltro dalla cosa più difficile: esprimere a parole le sensazioni, le passioni, le emozioni che si provano in quel mondo … dove il calore che si sente di più non è quello dato dal sole ma quello che ti trasmettono tutte le persone che incontri … dove l’aridità del paesaggio sparisce dal tuo punto di vista, sovrastata dalla dignità di chi ci vive!
Ma ….. come si fa a rendere l’idea del disagio provocato da quella polvere rossa che ti fa compagnia per l’intera giornata, sospinta dappertutto dall’implacabile harmattan (vento secco e polveroso che soffia da nordest, dal Sahara al Golfo di Guinea, tra novembre e marzo).
La senti già al risveglio quando hai la sensazione che ti abbia riempito il naso e la gola, la trovi sul tavolo dove fai colazione, la vedi sui fogli e gli strumenti del tuo lavoro, la senti nei vestiti che indossi e che, se sono puliti, cambiano colore non appena esci di casa … e la ritrovi alla sera quando ti butti nel letto, convinto di essertela levata di torno con la doccia (col ramaiolo) fatta un minuto prima!
Come è possibile spiegare il caldo che ti prosciuga … e la sete che, senza preavviso, di colpo ti fa bruciare tutto il corpo come se tu avessi la febbre … e magari ti prende quando sei in un posto dove ti dovresti accontentare dell’acqua torbida dei pozzi tradizionali o della bevanda lattiginosa di miglio che ti offrono, sapendo che se è “fresca” disseta ma se è del giorno prima ha fermentato e allora …. vai di corsa!
Come si fa a descrivere i posti “improbabili” in cui ti trovi a mangiare … dove la cosa più pulita è la ragnatela che contorna il piatto con il cibo (per chi volesse conferme ho le prove fotografiche!).
Ma, soprattutto, come si può spiegare con le sole parole a chi non lo ha provato, che tutte le sensazioni di disagio dovute alla polvere, al caldo, alla sete ed al resto, svaniscono nel giro di pochissimo tempo …. perché …..
…. perché appena uscito di casa ti trovi circondato da un nugolo di bimbetti del vicino asilo, contenti solo di sfiorarti, di chiamarti nasara e di cantilenare il tuo bye bye ….
…. perché ogni persona che incontri, uomo o donna, giovane o anziano, ti si avvicina, ti sorride, ti stringe la mano e, facendo un inchino, recita tutta la formula di saluto che non si limita al solo “buon giorno” (nye beogoo) ma ti chiede conto della tua salute, della tua famiglia, del tuo lavoro e si conclude con l’augurio che il tuo dio (Wend) ti mantenga bene (lafi) per tutta la giornata …..
…. perché tutti ti dimostrano una divertita riconoscenza se solo cerchi di contraccambiare i loro saluti arrangiandoti con il moreè, la loro lingua ….
….. perché ogni mamma che incontri è felicissima di metterti in braccio il bimbo che ha attaccato alla schiena, appena le dici un semplice uaka (vieni con me?) ….
….. perché da ogni parte del villaggio sbucano bimbi che ti rincorrono, ti guardano con occhi scurissimi che ti bucano, e ridono ….
…. perché quando incontri qualcuno per la seconda volta, lui o lei ti chiama già per nome e ti abbraccia considerandoti un amico …
…. perché c’è la bellezza delle donne (da ammirare con sereno distacco, vero Baldo?) che dà all'Africa un valore aggiunto: "Provate a sedervi, senza fretta, vicino ad un pozzo o ad una fontana alla quale le donne, al mattino, vanno a fare rifornimento di acqua per la famiglia. Le vedrete arrivare con i loro bambini legati sulla schiena. Si raduneranno festose intorno alla fontana e poi, una volta riempiti i loro recipienti, se li collocheranno in equilibrio sulla testa. Le vedrete allontanarsi con quei corpi flessuosi e quel portamento elegante che la fatica non riesce a scalfire. Ognuna di loro potrebbe finire su una passerella e farebbe impallidire le già pallide modelle occidentali in perenne dieta dimagrante."
NOTA: questa cosa l’ho copiata da una mail che mi ha mandato Barbara, ma mi è molto piaciuta, rende benissimo l’idea, e soprattutto io non avrei saputo trovare le parole per esprimere così bene il concetto …
… perché laggiù trovi la compagnia di Barbara, Baldo, Serena e di Mauro (mio occasionale compagno di camera), gli straordinari, grandissimi, stupendi amici volontari che fanno di tutto, ognuno per quanto può e con le proprie particolarità, per aiutarti, insegnarti, guidarti, e soprattutto per farti sentire subito a casa tua …
…. e perché spero di avergli lasciato qualcosina anch’io ………………………
…. e poi, come spiegare le sensazioni che si provano nelle sere buie, a parlare con la famiglia al cellulare, sotto un tetto di stelle luminose che arrivano fino alla linea dell’orizzonte e ti costringono ad chinare la testa, tanto ti sembrano basse …
…. come descrivere il panorama che si vede nelle notti di luna piena, quando una luce fortissima “colora” tutto d’argento ….. e sei spinto a sdraiarti sulla polvere della strada principale del paese, circondato da un silenzio assoluto, per goderti uno spettacolo così grandioso… (l’unico pericolo che si può correre è quello di essere pestato da qualcuno che va a piedi!) ….
Come si può far capire, a chi non ti conosce così bene come tua moglie, che al momento in cui tutto questo sta per finire, ti trovi a considerare che la mancanza della famiglia, di casa, degli amici e dei colleghi di lavoro non riesce a superare il “peso” di quello che lasci!
A presto,
Nasara
2 commenti:
......bene, vai avanti. Con calma, sia perchè i "pensieri lunghi" vanno ponderati, sia per lasciare il commneto passato sul blog per un giorno o due.
Frediano.
Ho letto. Ho riletto. Ho letto ancora una volta. E ad ogni lettura la stessa identica sensazione di bellezza e di invidia per queste parole che sgorgano dal cuore, passate dal vivo testimonio degli occhi e della pelle di un uomo.
E' proprio vero, è quando ci viene accarezzata o violentata l'anima che possiamo dire di aver vissuto e di vivere pienamente la nostra vita, la nostra esistenza.
Voglio sapere, adesso, conoscere, vedere sentire e capire di questo mondo che è lo stesso in cui abito io, dove respiriamo la stessa aria e dove osserviamo le stesse stelle. Continua a parlarci alla Paolo, offrici orizzonti di parole e panorami istantanei di quelle foto che sicuramento hanno catturato parte delle tue emozioni. E grazie.
Vittorio
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