sabato 22 marzo 2008

Storia e Tradizione_ Indagine su di una devozione

SAN GIOVANNI NEPOMUCENO “INDAGINI” SU DI UNA DEVOZIONE.

Da anni murata sotto il portico del cortile dell'ex-convento delle suore Stimmatine di Montecarlo osservavo una mattonella in cotto raffigurante un ieratico personaggio in abito sacerdotale.
Le poche volte in cui mi sia chiesto chi potesse essere mi rispondevo che logicamente sarà stato un personaggio religioso cosi importante per quella comunita monastica da ritenere il caso di esporne l'effige nel luogo di massima vista. Il preposto di Pescia Cecchi mi dicevo ? O qualche altro Vescovo benefattore.
Un colloquio con l'amico Sergio Nelli mi informava come, anni fa, una delegazione di turisti Cecoslovacchi avesse riconosciuto con sorpres in esso il volto di San Giovanni Nepomuk.
La mia curiosità aumentava e l'esistenza di Intenet è oggi un'enciclopedia universale in grado di fornire notizie praticamente su tutto .
Digitato il nome sono apparse tutte le notizie religiose sul santo e diverse iconografie della raffigurazione classica che si fa di questo santo.
I simboli distintivi nelle raffigurazioni sono: un aureola con cinque stelle, il crocifisso ed il giglio. Una rapida osservazione del nostro manufatto rende evidente a tutti la somiglianza perfetta. E' lui senza ombra di dubbio.
Questo santo ( Jan Nepomuk), era un eminente prelato boemo nato a Pomuk e storicamente fatto uccidere, mediante affogamento nel fiume Moldava a Praga, dal re Venceslao IV il 20 marzo 1393 per motivi che gli storici dibattono ancora.
Fatto è che, eventi miracolosi attribuiti al ritrovamento del suo corpo e l'indignazione per la sua morte, fecero gradualemnte nascere un notevole culto di questo santo che portò alla costruzione di una sepolcro argenteo all'interno della cattedrale praghese di San Vito, ed in seguito alla sistemazione di sua statua sull'arcata del ponte Carlo sulla Moldava nel luogo ove sarebbe stato assassinato .
Accanto a questa statua, sulla spalletta del ponte, si trova oggi una mattonella che la leggenda popolare consiglia ai visitatori di toccare con la mano sinistra assicurando dieci anni di buona fortuna ed un felice ritorno nella città di Praga.
Questo santo è adesso ritenuto il protettore dei ponti, il preservatore dalle alluvioni e della buona reputazione delle persone ingiustamente accusate di un delitto.
Queste prerogative hanno diffuso il suo culto in Europa fino a farlo divenire “di fatto” uno dei santi protettori dell'unità Europea , (come San Benedetto, Santa Caterina, Topmmaso Moro o San Francesco) .
In Italia sue statue si trovano oggi su diversi ponti: In Lombardia: Morbegno, Bedizzole e Milano, a Colorno vicino Parma, e poi a Bassano del Grappa o a Finalborgo in Liguria.
Ma la mia domanda era: Come mai un santo boemo, vissuto nel lontano XIV secolo, aveva trovato accoglienza a Montecarlo fino ad essere esposto all'interno del monastero delle suore ?
La vetustà del manufatto e la mancanza di ricordi scartava l'ipotesi che fosse arrivato nel 1966 insieme al Cardinale Beran quando Montecarlo ha allacciato i rapporti con la Repubblica Cecoslovacca che hanno portato alle attuali relazioni di gemellaggio e scambi culturali con la cittadina di Karlstejn. Ed allora ?
La mia ipotesi è che la diffusione di questo santo anche in Italia sia avvenuta in quanto a lui si attribuiva il ruolo di difensore della sacralità della confessione messa in discussione dalla riforma di Jan Hus. Il moto controriformatore diffuse il suo culto per sottolineare l'importanza del sacramento della penitenza e l'assoluta obbligatorietà del segreto della confessione, in polemica con i protestanti che avevano abolito tale sacramento.
Non è da escludere che la visita in Toscana, nell'anno 1739, dell'Imperatore Carlo VI d'Asburgo e della figlia Maria Teresa d'Austria andata sposa del neoGranduca Francesco I di Lorena favorisse questo culto diffuso portando qui vari manufatti ed opere scultoree.
Infatti fu durante la visita nella citta di Livorno delle loro altezze reali che gli ufficiali imperiali fecero collacare la statua di San Giovanni Nepomuceno che ancora oggi si ammira sulla spalletta del ponte vicino agli scali delle pietre, presso l'attuale via della Madonna.
Una di queste effige deve essere rimasto a Montecarlo, magari in una sosta del viaggio della reale carovana che da Firenze si recava verso Livorno.
Ipotesi, ma sembrerebbe tutto risolto senonchè un altro dubbio. Come mai la mattonella in cotto presenta due “cuciture” necessarie alla sua ricomposizione nella collocazione sul muro.
Fù rotta nel trasporto? Non credo, dubito che L'Imperatore volesse favorirne il culto cnsegnandoci un santo malandato e “ricucito”.
Ed allora ? Altra ipotesi storica. Dovuta all'arrivo delle truppe Napoleoniche francesi, che tanti stravolgimenti arrecarono alla mite Toscana, ( fatti storici locali narrati in passato da Mario Seghieri e recentemente, - per quello che riguarda il convento delle monache- dal Dottor Sergio Nelli nel volume “Memorie del Chiostro” edito dall'Istituto Storico Lucchese).
E' probabile che la dismissione della funzione monastica, a seguito dell'inventario del 6 ottobre 1810, e la susseguente vendita dell'immobile a privati, con cambio di “destinazione d'uso” dell'area portasse anche alla rimozione dei simboli religiosi , sopratutto di quelli “austriaci”, e quindi forse alla rottura della nostra lastra in un suo frettoloso “pensionamento”.
Altri erano i simboli ed i “santi” di quei tribolati tempi. Ma la bizzarria ed i ricorsi della storia portarono in seguito al Congresso di Vienna ed alla restaurazione asburgica e lorenese nella nostra Toscana.
Le suore rimaste ritornarono a Montecarlo il 30 giugno 1817, non tuto era come prima nel loro convento, ma servivano dei messaggi che tutto era tornato come prima e che il “sovvertitore straniero” era stato sonoramente sconfitto magari grazie all'intercessione di qualche provvidenziale santo.
Ed il nostro San Giovanni, riposto in un angolo delle capienti cantine del monastero, restaurato e risistemato nel posto d'onore del chiostro in bella vista di tutti i visitatori in gloria di Dio ed a monito chi quanti credono che si possano stravolgere le tradizioni.
Passano i secoli, ma niente è per sempre, ed anche il nostro San Giovanni Nepomuk patisce le usure del tempo nell'estetica, ma anche il messaggio religioso si modifica e necessita di nuove forme, simboli ed espressioni.
Resta comunque la storia e la rappresentazione artistica e culturale di un popolo, quelle non vanno cancellate mai.
Per questa ragione noi lo segnaliamo ai preposti alla direzione dei lavori dell'Istituto Pellegrini-Carmignani. Se ne abbia cura nei prossimi lavori di restauro dellll'edificio. Lo si preservi e ricollochi laddove è stato “da sempre” nei nostri ricordi.
Caso mai fosse vero che porti fortuna toccarne con la mano sinistra il rosso mattone, anche qui a Montecarlo, senza doversi recare sul ponte Carlo a Praga.
Montecarlo marzo 2008.
Frediano Pellegrini.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Fin qui è tutto chiaro. I lavori di restauro dovrebbero assolutamente preservare e recuperare questo piccolo grande pezzo che narra di una storia che supera i secoli. Lo stesso accade nella chiesa vecchia di San Salvatore dove un affresco è tornata alla luce con i lavori di ripristino e restauro svoltisi nell'ultimo tempo.
Una strana coincidenza fa riemergere l'attenzione per questo san Giovanni con la figura del nuovo parroco di Momntecarlo anch'esso Giovanni. Una divinazione?

Il vero figlio del Barsi.