sabato 12 aprile 2008

Il mio viaggio in Burkina Faso - quinta puntata


E’ del tutto casuale, ma anche il nuovo racconto parte da un giorno non proprio dei migliori … e questa volta a causa della salute …

MARTEDI’ 22 GENNAIO 2008
Oggi c’è poco da dire, sono stato male. Quando, alle tre di notte, mi sono alzato per andare in bagno ho avvertito subito la spiacevole sensazione di avere la febbre. E ne ho avuta piena conferma quando me la sono misurata prima di fare colazione: la temperatura era salita a quasi trentotto gradi (per la precisione 37,8)
Immediate le prescrizioni mediche di Barbara: due tachipirine (ma io ne ho presa solo una!) e un giorno di riposo in casa.
Durante la mattinata arriva il preventivo dell’Entreprise de Construction Sawadogo Désiré per la costruzione dello chateau: rimango stupito del costo, perché si prevedeva una spesa tra settemila e novemila euro ed invece sono sufficienti 3.280.100 CFA, corrispondenti a cinquemila euro in cifra tonda.
Cominciamo ad interrogarci su come spendere, in modo costruttivo ed efficace, i restanti ottomila euro che mi hanno affidato i tanti amici di Montecarlo e dintorni.
Con l’antipiretico la febbre non tarda ad andarsene e così nel pomeriggio decidiamo, con il permesso del “medico”, di non perderci la partita della Coppa d’Africa. Da oggi peraltro è in funzione un nuovo punto di visione presso l’atelier, grazie ai ragazzi del centro che hanno istallato una parabola.
Colgo l’occasione dell’intervallo per rispondere alle numerose mail che trovo sul computer, ce ne sono ben sette: due dal Comune e poi Filippo, Frediano (che non ha ancora memorizzato il mio indirizzo esatto), Franco Carmignani, Marco del Gruppo Scout di Orientano e perfino una risposta ad un mio sollecito da parte della Società Acque (per la verità quello che mi scrivono non è affatto convincente ed io, malgrado i postumi della febbre, ritrovo l’humor per rispondere in modo ironico e canzonatorio).
Intanto la squadra del Camerun perde per tre a zero con l’Egitto e quindi mi riavvio stancamente verso casa.
Salto la cena, saluto tutti e mi distendo sul letto (stasera a luce ancora accesa!) con la speranza di risolvere del tutto i problemi di salute durante la nottata.

MERCOLEDI’ 23 GENNAIO 2008
Mi alzo abbastanza in forma con la febbre appena a 37,2. Barbara mi consiglia di andare al dispensario per fare l’analisi della malaria (si chiama “goccia spessa”), ma il Dottor Rigobert, che capita casualmente in casa, afferma con aria professionale che a causa del freddo non ci sono moustiques e quindi nel villaggio non sono segnalati casi di paludisme, e poi la mia faccia dimostra che non si tratta di malaria ma di banali disturbi da ambientamento. Mi anticipa una imminente diarrea e, siccome quaggiù la sanità funziona, il disturbo arriva puntuale!
Tra una “seduta” e l’altra, con Barbara andiamo a trovare Don Johanny che ci dà la sua approvazione per realizzare il deposito accanto al pozzo esistente presso l’atelier ed il centro dell’elettricità. A suo dire l’area in questione è destinata ad impianti sportivi e quindi è pubblica.
Per quanto riguarda invece la somma ancora a disposizione, ci consiglia di realizzare un nuovo pozzo nel vicino villaggio di Yalgoo dove ci sono solo due forage, oltre a vari pozzi tradizionali non affidabili per scopi alimentari, che servono una numerosa popolazione e quindi alla sera si verificano “bagarre” (che vuol dire assembramento) di utenti, specialmente donne.
Io mi dichiaro d’accordo per questo investimento e chiedo di avere dei preventivi e di conoscere i tempi di realizzazione.
Ritorniamo al centro e con Mauro (due geometri a Tougouri!) decidiamo di prendere le misure dei fabbricati per posizionarli sulla cartografia del piano regolatore. Secondo i nostri rilevi, sembra che non tutti gli edifici ricadano dentro l’area di pertinenza ma, con l’aiuto di Oliviero che ci fa vedere sul posto i picchetti interrati in cemento che delimitano la parcelle, arriviamo alla conclusione che la carta che ci hanno dato non è molto precisa.
A cena siamo invitati dai preti, che hanno organizzato una festicciola per salutare gli ospiti pisani che domani tornano a casa.
Io sono sempre alle prese con i disturbi intestinali e quindi mi limito ad assaggiare qualcosa. Di fatto oggi a livello pasti è andata quasi in bianco, considerato che a pranzo ero da solo e mi sono preparato pasta all’olio e parmigiano.
Anche stasera quindi vado a letto leggero, sono poco più delle nove ma mi addormento subito.

GIOVEDI’ 24 GENNAIO 2008
Sveglia alle sette in splendida forma (dieci ore filate di sonno non sono poche!). Si fa colazione con i pisani che partono, per cui si sprecano saluti ed abbracci.
Siccome sono presenti anche i cinque ragazzi del centro dell’elettricità colgo l’occasione per regalare loro le maglie con il logo del vino di Montecarlo, un cadeau dell’amico Vittorio Fantozzi. Io indosso la maglia con il campanile e la scritta “I love Montecarlo” e ci facciamo una foto insieme sotto il loggiato di casa. La foto in se non è un granchè (Barbara è bravissima, ma come fotografa ha da imparare) ma è una bella testimonianza del gemellaggio che ormai unisce i “miei” due paesi.
Insieme a Barbara, Serena e Mauro andiamo a Kaya per fare acquisti e rifornirci di gasolio per il generatore ausiliario della centrale elettrica.
Pranziamo al ristorante “Le Gracies”: ragout per quattro, con pochi e piccoli pezzi di carne di montone in una montagna di niam-niam, bietole con la consistenza ed il sapore delle patate. Per non resuscitare problemi intestinali scanso l’acqua della brocca e chiedo una Fanta. Tanto è il gas contenuto nella bibita che la precauzione si dimostra pressoché inutile.
In compenso la spesa è piuttosto contenuta: compreso pane e servizio il pranzo ci costa 550 CFA a testa, poco più di ottanta centesimi di euro.
Al rientro a Tougouri, vado a trovare Oliviero che mi mostra orgoglioso le sue nuove costruzioni. Sta realizzando tre casette circolari in muratura con il tetto in legno e devo dire che, a paragone degli standard locali, sono veramente di una categoria superiore.
Insieme facciamo un giro del mercato e, con un tale cicerone, ho modo di conoscere un sacco di gente nuova.
Per tutti ha una battuta, in un esilarante ed improbabile melange italo-franco-morè. Tra le tante ne ricordo una fulminante riferita alla affermazione di un signore seduto al bar: “E’ Dio che pensa a nutrirci” la risposta immediata di Oliviero è “Con voi mi sembra che ci abbia pensato poco!”
Forte di tali esperienze, a sera mi viene da considerare che con oggi sono passati undici giorni dal mio arrivo a Tougouri e che … mi ci trovo proprio bene!

Alla prossima settimana con una nuova puntata, Nasara

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