sabato 17 maggio 2008

Il mio viaggio in Burkina Faso - settima puntata



Dopo un lungo periodo di … riflessione, riprendo il racconto del mio viaggio a Tougouri … cominciando con l’aggiornare il calendario che, nella scorsa sesta puntata, riportava due volte il 25 gennaio (e questo non può essere imputato, purtroppo, dalle emozioni africane)!

LUNEDI’ 28 GENNAIO 2008
Con oggi comincia la mia terza settimana burkinabè, ma nel complesso la giornata non si dimostrerà tra le più significative.
Faccio appena in tempo a spedire a Marco il computo metrico aggiornato del CREN, come mi aveva chiesto sabato scorso, che mi chiama anche Giuliano per fare il punto della situazione.
Il contatto avviene con skype (è la prima volta che provo) ma la lunghissima conversazione si interrompe continuamente perché stamani il collegamento internet è piuttosto incerto … malgrado l’impegno di Mauro.
Faccio una scappata all’atelier di Mathieu che deve prendermi le misure per cucire il bobou tradizionale, confezionato con la stoffa dai colori tipici comprata al mercato per 4.500 CFA.
Dopo questo impegno “personale” vado a parlare con Don Johanny dei lavori dello chateau e del forage che vorremmo realizzare con la somma residua. Il parroco si impegna a farmi avere in breve tempo i preventivi con le varie ipotesi di lavoro.
Con Barbara decidiamo di procedere in ogni caso, a prescindere dal costo, considerato che abbiamo una disponibilità di ottomila euro e che la realizzazione di un nuovo pozzo è di fondamentale importanza.
Passo tutto il pomeriggio tra casa ed il centro dell’elettricità, provando invano a connettermi ad internet e spedire qualche messaggio a casa ed agli amici che continuano a scrivermi.
Tutti mi dicono che a Montecarlo il tempo è brutto e che ci sono i problemi di sempre … e questo comincia a insinuare in me la sensazione che, tutto sommato, quaggiù non si stia così male …
Per ingannare il tempo e rendere più avvincente la solita partita di Coppa d’Africa, con Baldo facciamo una scommessa sul vincitore: io tengo il Marocco e lui il Ghana.
Naturalmente perdo anche questa volta (per inciso, credo di aver battuto una specie di record: dalla partita inaugurale alla finale non ne ho azzeccata neanche una!).
Di comune accordo decidiamo di devolvere la Brakina messa in palio a favore del guardiano del centro, che naturalmente apprezza il gesto e aggiunge senza sforzo anche questa bevuta alle numerose precedenti. E’ l’occasione per chiederci con quale lucidità possa adempiere al suo alto compito, ma poi ci tranquillizza il fatto che in questi posti i malintenzionati non li hanno ancora inventati!

MARTEDI’ 29 GENNAIO 2008
Al risveglio non posso ancora immaginarlo … ma mi aspetta uno di quei giorni che non sarà facile dimenticare!
Con Barbara, Laurentine, sua figlia Olive di sei mesi e la tata (una ragazza giovanissima) partiamo con il Toyota fuoristrada per una visita ad alcuni villaggi spersi nella brousse.
Dopo Ninnougou lasciamo lo sterrato della Route Nationale n. 3 e, percorrendo piste indecifrabili e sconnesse, incontriamo piccoli villaggi dai nomi esotici: Baklouté, Yaguen, Tamassaogo, Tidimtoa. Ad ogni sosta veniamo accolti calorosamente dalla popolazione locale con saluti, strette di mano e sorrisi. Immancabilmente lo chef di ogni villaggio, dopo il ricevimento con la tradizionale offerta dell’acqua di miglio, tiene a dimostrare la sua riconoscenza per la nostra visita facendoci dono di polli, arachidi, bevande.
Per chi, come me, è alla prima esperienza, tutto questo trasmette delle sensazioni che è assolutamente difficile tradurre in parole …
Barbara e Laurentine visitano periodicamente questi sperduti villaggi per fornire alle donne, che si dimostrano tutte molto interessate e partecipi, insegnamenti sulla salute dei bambini, sulle abitudini alimentari e sulla sessualità.
Le lezioni si tengono in vere e proprie … aule scolastiche che, come le nostre, sono regolarmente dotate di banchi, panche, cattedra e lavagna. L’unica differenza è che i muri sono sostituiti da semplici stuoie di canna di miglio e per “tetto” … ci sono le verdissime fronde del maestoso albero sotto il quale si trova la scuola.
Cerco anch’io di contribuire alla “animazione” trastullando i bimbetti che, quando non piangono alla vista di un nasara, dimostrano piacevole interesse alle mie interpretazioni del “Valzer del moscerino” e del “Torero Camomillo”.
Arriviamo infine al villaggio di Namtenga, meta finale del nostro viaggio. E’ molto più grande di quelli visti fin qui: c’è un dispensario, la scuola, la chiesa e vari locali di ritrovo.
Non ci sono invece le donne perché sono tutte al funerale della moglie dello chef locale ed in proposito Laurentine tiene a precisare che “ … tanto a lui ne restano molte altre …”.
Considerato che la lezione prevista dovrà essere rimandata ad altra occasione, accompagnati dal catechista locale e dalla sua famiglia, facciamo un giro al mercato e poi decidiamo di rifocillarci alla bouvette “Gino”.
Il locale è molto tipico e ruspante: alla raccomandazione di Laurentine di avere un particolare riguardo per degli ospiti nasara, il cameriere per prima cosa si ingegna a levare la polvere dal tavolo versandoci poche gocce d’acqua, con il risultato di formare un impasto motoso ben disteso sulla tovaglia di plastica, e poi sostituisce il rituale cartoccio su cui sono stati cotti gli spiedini, forse ritenuto troppo ordinario, con una più decorosa scodella smaltata alla quale sono attaccate ragnatele di notevoli dimensioni … e vecchiaia.
Noi ci sentiamo coccolati da tante attenzioni e decidiamo di offrire bevande a tutti, ma gli avventori del bar, a loro volta onorati di averci ospiti, ci riempiono il tavolo di frittelle di fagioli, polpette di cipolle, spiedini di montone e … compare addirittura un cartone di vino rosso portoghese!
Faccio subito amicizia con un tipo loquace che mi siede accanto e che per tutto il tempo, tra una bevuta e … quella immediatamente successiva, tiene a dimostrare la sua perfetta conoscenza del francese continuando ad augurarci santé e chiamandoci … Monsieur Barbara e Madame Paolo …
Quando, rilassati e sazi, decidiamo di riprendere la strada del ritorno ottengo di poter guidare il fuoristrada, e mi faccio promettere da Laurentine di non darmi indicazioni, ma di correggermi solo nel caso avessi sbagliato strada.
Abbastanza velocemente e senza problemi di sorta (ma per la verità mi sono di grande aiuto i segni dei pneumatici lasciati all’andata) percorro la ventina di chilometri di pista che ci riportano alla strada principale RN 3.
Barbara mi fa i complimenti per la mia guida accorta e per le capacità di orientamento nella brousse e Laurentine, di rimando, si lascia andare ad un commento che mi lascia di stucco: “Paulò … il a beaucoup de qualités …”
Ci si mette anche la luce del sole quasi al tramonto che esalta la pace e la tranquillità del paesaggio circostante … ma non trovo di meglio che mettermi a fischiettare per non far capire il mio stato d’animo in quel momento …
Alla dieci, come sempre, va via la luce ma il racconto delle emozioni della giornata ci impegna fino ben oltre la mezzanotte.

MERCOLEDI’ 30 GENNAIO 2008
Durante la mattinata facciamo un sopralluogo con l’impresario Sawadogo Desiré per localizzare definitivamente il nuovo chateau.
Decidiamo di piazzarlo nel centro del paese, in posizione equidistante tra la moschea e la scuola cattolica, vicino ad un pozzo realizzato recentemente ma inutilizzato perché mancante della pompa. Il custode del forage ci assicura che l’acqua si trova ad appena quindici metri ed ha una profondità di oltre trentacinque, insomma uno dei pozzi più ricchi d’acqua!
Nel primo pomeriggio con Barbara partiamo per la capitale con il nuovo Toyota della missione e, dopo l’esperienza di ieri, non mi lascio sfuggire la nuova occasione per guidare per i centottanta chilometri di magnifica strada asfaltata. Qualche piccolo problema lo incontro solo nel traffico cittadino per la presenza di “nugoli” di biciclette e motorini.
Tornare a Ouagadougou dopo quindici giorni di Tougouri e di brousse fa un effetto stranissimo e indescrivibile. Invece di ritrovare la città “africana” in cui si impatta scendendo dall’aereo, sembra di essere piombati a … New York … tanta è l’animazione e tante sono le “modernità” che ci riappaiono: il traffico, la luce nelle strade, i locali pubblici …
Incontriamo il Sig. Samuel Kaborè, titolare dell’Impresa Etablissement S Le Grand, prescelta per la costruzione del nuovo padiglione del CREN, una persona gioviale, molto professionale e competente, che ci assicura il preventivo di spesa per l’indomani mattina.
Ceniamo e pernottiamo al centro religioso “Les Lauriers” dove la pensione completa ci costa 9.800 CFA, che sono circa 15 euro (5.000 CFA per la camera singola, 800 CFA la colazione e 2.000 CFA sia per il pranzo che per la cena).
Il pasto della sera, consumato insieme a molti francesi in attesa di prendere l’aereo in tarda serata per Parigi, è veramente buono anche se piuttosto frugale: passata di verdura, chiocciole alla bolognese, mezzo mango e yogurt dolce.
Dopo cena viene a trovarci Emanuel, un ragazzo di Tougouri che frequenta la facoltà di economia all’università della capitale, per ritirare il motorino che gli ha regalato una Associazione di San Miniato.
Alle nove sono già in camera: il tempo di aggiornare il diario e poi a letto.

A presto … davvero!
Nasara

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