Il centro storico del borgo nostro di Montecarlo si è arricchito di un nuovo locale. Nella fattispecie, di ritrovo e ristorazione. Nuovo non è pero il termine giusto, trattandosi infatti del recupero di uno degli storici locali della Montecarlo del novecento. L’odierno bar trattoria “Montecarlo”, che ha aperto le proprie porte al pubblico montecarlese e non solo domenica 18 maggio, sorge su quello che ancora due anni fa era il bar pizzeria “Il Cacciatore” e che, indietro nei decenni, avrà avuto – ma lo scrivente è qui lacunoso – altri appellativi. Lo abbiamo visitato, ci siamo ivi ristorati e ve lo narriamo per come ci è parso.
L’arredo interno, incluso le porte in legno di accesso ed il mobilio esterno, sono di prima categoria ed offrono al visitatore una visione d’insieme di grande stile. Giova far notare come le porte di accesso siano state riportate nella forma, specie quella ad arco dell’entrata, in cui si presentavano alla metà del secolo scorso (ne sono testimonianza le belle foto d’epoca appese sopra al balcone all’ingresso). Alle pareti troviamo tracce incorniciate della mano inconfondibile di Roberto Pasquinelli con i suoi ritratti della nostra Montecarlo e del suo territorio nei diversi periodi dell’anno. Grande cura e raffinatezza rinveniamo nel corredo della cucina, a partire dalle posate e dalla forma dei piatti: è chiaro che i proprietari – di Villa Campanile ed addetti del settore – sanno quello che vogliono. Il menù ci presenta una varietà di pietanze tutte piacevoli e la scelta si fa ardua, anche se alla fine è lo stomaco a scegliere e porre fine all’agonia. Montecarlesi d’ogni frazione si affacciano e si alternano all’ingresso, quando per dare un’occhiata frettolosa, quando chiedendo un caffè per meglio curiosare. La scena è dolce ed un poco malinconica, si sentono nostri compaesani sussurrarsi “ti ricordi? Qui c’era il bancone…”, “si, e tu ti ricordi che fumacìa la sera a giocare a carte?...”. Scorre un brivido nella memoria di chi ha cara la propria casa, intesa come gli inglesi a mo’ di patria comune. Ed ecco l’antipasto montecarlo, ricco non poco e delizioso, che ci introduce ad un risotto di salsiccia condito che mi rapisce e mi conduce in estasi di sapori sconosciuti mentre chi mi è innanzi s’addenta da buon toscana in un’orgia di carni di maiale, vitello e coniglio che invitano al primo sguardo. E’ chiaro che i gestori sanno quello che fanno. Intorno la gente si guarda e sorride, alla bocca accostano un bicchiere del nostro nettare divino, mentre sceso il sole si accendano luci che di nuova vita ancora irradiano Montecarlo e via Roma. Poi il conto, in assoluto rapporto con la qualità di quanto consumato.Il caffè al banco, sempre, ed ecco alzarsi un grazie per chi a proprio conto ha dato nuova vita a questo locale da tanti vissuto ed amato, una stretta di mano a questi gestori che hanno scelto la terra nostra per il loro quotidiano operare. Grazie ragazzi e buon lavoro. Stasera sono felice, e ringrazio una volta ancora e più il Divino ed il Profano, per avermi fatto montecarlese.
Vittorio di Taccone
L’arredo interno, incluso le porte in legno di accesso ed il mobilio esterno, sono di prima categoria ed offrono al visitatore una visione d’insieme di grande stile. Giova far notare come le porte di accesso siano state riportate nella forma, specie quella ad arco dell’entrata, in cui si presentavano alla metà del secolo scorso (ne sono testimonianza le belle foto d’epoca appese sopra al balcone all’ingresso). Alle pareti troviamo tracce incorniciate della mano inconfondibile di Roberto Pasquinelli con i suoi ritratti della nostra Montecarlo e del suo territorio nei diversi periodi dell’anno. Grande cura e raffinatezza rinveniamo nel corredo della cucina, a partire dalle posate e dalla forma dei piatti: è chiaro che i proprietari – di Villa Campanile ed addetti del settore – sanno quello che vogliono. Il menù ci presenta una varietà di pietanze tutte piacevoli e la scelta si fa ardua, anche se alla fine è lo stomaco a scegliere e porre fine all’agonia. Montecarlesi d’ogni frazione si affacciano e si alternano all’ingresso, quando per dare un’occhiata frettolosa, quando chiedendo un caffè per meglio curiosare. La scena è dolce ed un poco malinconica, si sentono nostri compaesani sussurrarsi “ti ricordi? Qui c’era il bancone…”, “si, e tu ti ricordi che fumacìa la sera a giocare a carte?...”. Scorre un brivido nella memoria di chi ha cara la propria casa, intesa come gli inglesi a mo’ di patria comune. Ed ecco l’antipasto montecarlo, ricco non poco e delizioso, che ci introduce ad un risotto di salsiccia condito che mi rapisce e mi conduce in estasi di sapori sconosciuti mentre chi mi è innanzi s’addenta da buon toscana in un’orgia di carni di maiale, vitello e coniglio che invitano al primo sguardo. E’ chiaro che i gestori sanno quello che fanno. Intorno la gente si guarda e sorride, alla bocca accostano un bicchiere del nostro nettare divino, mentre sceso il sole si accendano luci che di nuova vita ancora irradiano Montecarlo e via Roma. Poi il conto, in assoluto rapporto con la qualità di quanto consumato.Il caffè al banco, sempre, ed ecco alzarsi un grazie per chi a proprio conto ha dato nuova vita a questo locale da tanti vissuto ed amato, una stretta di mano a questi gestori che hanno scelto la terra nostra per il loro quotidiano operare. Grazie ragazzi e buon lavoro. Stasera sono felice, e ringrazio una volta ancora e più il Divino ed il Profano, per avermi fatto montecarlese.
Vittorio di Taccone
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