domenica 25 maggio 2008

IN LIBRERIA_MASSIMO FINI, NERONE-DUEMILA ANNI DI CALUNNIE, MONDADORI, 1993


Un libro dedicato ai giovani perché, attraverso le menzogne sulla storia di ieri, sappiano riconoscere quelle, per loro certo più importanti, sulla storia di oggi.

L’imperatore Nerone (54-68) fu uno dei più grandi uomini di stato che Roma abbia mai avuto. Poeta, amante dell’arte e della musica, citaredo ed idolo della plebe svolse nella città eterna una politica antiaristrocratica ed antilatifondista, tollerante nei confronti delle minoranze religiose e favorevole agli umili e ed ai ceti diseredati. Ma allora chissà perchè Lucio Domizio Enobarbo, in arte Nerone, è passato alla storia come un autentico mostro. A tale quesito sembra risponderci Massimo Fini con questa innovativa biografia dello sfortunato imperatore che cercò di modernizzare Roma conducendo una coraggiosa politica filo-ellenistica ed anti-oligarchica. E, a quanto pare, furono proprio questi orientamenti ad alimentare la cattiva stampa nei suoi confronti in quanto tutti gli storici del tempo appartenevano alle classi conservatrici e senatorie romane che Nerone cercò di combattere. Inoltre, nei secoli successivi, fu messo in cattiva luce da gran parte della storiografia cristiana in quanto ritenuto responsabile dell’eccidio cristiano del 64 d.C.. In realtà, come molti studiosi paiono confermarci, la persecuzione nei confronti dei cristiani assumerà caratteri sistematici solo a seguito dell’ascesa al potere di Diocleziano che, come noto, gode di miglior fama di Nerone. Quest’ultimo infatti si alienò le simpatie dei proseliti del Cristo uccidendone più di duecento a seguito dell’incendio che distrusse Roma e di cui, forse non a torto, riteneva responsabili, ma non operò mai vere e proprie persecuzioni nei confronti dei cristiani in quanto tali. Dunque risulta fallace anche l’infamante figura del Nerone incendiario e cacciatore di giudei che ci viene descritta dalla maggior parte della storiografia cristiana.

Non tutto ciò che è passato alla storia è però confutabile: Nerone fu anche un matricida, uccisore del suo precettore, un pervertito ed un megalomane. Inoltre fece uccidere molti avversari politici ma mai in numero maggiore rispetto ai colleghi che lo precedettero o che gli fecero seguito. Per di più sotto i quattordici anni del suo regno, conclusosi con il suicidio per “scampare” ad un’ignobile fine che altrimenti gli sarebbe spettata a seguito di una congiura oligarchica, l’impero conobbe un periodo di pace e di prosperità che mai ebbe prima. Fini pare così sfatare anche il mito del “quinquennium neronis” che attribuisce l’iniziale fortuna dell’imperatore all’opera del suo precettore Seneca perché il suo periodo d’oro Roma lo conobbe proprio sotto l’intero arco del suo principato. Fini conclude così che Nerone fu un monarca assoluto che usò il proprio potere in senso democratico, governando per il popolo contro le oligarchie che lo opprimevano e lo sfruttavano e non fu quel mostro mangiatore di uomini apparentemente ben descritto da autori filo-oligarchici come Tacito e Svetonio . Fatto sta che morì a soli trent’anni e gli bastarono per impegnare la prima pagina del libro “nero” della storia.

Dario Donatini

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