mercoledì 25 giugno 2008

Storia & Tradizioni_ San Piero in Campo: Solo Pieve o anche Borgo Fortificato?


Il dibattito a riguardo della presenza sin dall’epoca medievale di un castello fortificato o di un borgo raccolto attorno alla pieve di San Piero in Campo rimane ancora aperto, a causa della carenza di documentazione scritta sino ai primi anni del Novecento. E’ certo però che la zona in cui sorge la pieve è costellata di toponimi romani (stramone, prata, campora, terme, castellare ecc.), a testimonianza del fatto che la zona fu abitata sin da epoche remote. Inoltre il ritrovamento di un’aula battesimale di epoca tardo-antica al di sotto della pavimentazione della pieve presume la presenza di una numerosa manodopera per la sua costruzione, forse alloggiata nell’originaria fattoria annessa alla pieve.
E’ anche vero però che le pievi (specialmente le più antiche) sorgevano solitamente in luoghi isolati, posti al crocevia tra i principali nuclei abitati, così da poter accogliere il maggior numero di battezzati. Quindi difficilmente si trovavano nelle immediate vicinanze di luoghi densamente popolati. Tuttavia, in una recente ricognizione ho notato che la posizione in cui sorge la pieve di San Piero non appare del tutto sfavorevole allo sviluppo di insediamenti abitativi visto che dal crinale della collina posta a meridione della pieve stessa (tra Montecarlo e la Pescia di Collodi) si domina una buona porzione di Valdinievole e si possono ancora oggi scorgere ad occhio nudo i suoi principali castelli. Inoltre, in recenti sondaggi effettuati sul terreno, sono stati ritrovate (nei pressi di via del poggetto) lamine di ferro e frammenti di terracotta (alcuni di questi ancora oggi ben conservati) che testimonierebbero la presenza di attività umane risalenti al periodo medioevale. Inoltre alcuni esperti mi riferirono tempo fa che alcune case, purtroppo oggi intonacate, avrebbero presentato alcuni mattoni di epoca medievale che qualche contadino avrebbe riciclato nel corso del tempo per la costruzione delle proprie abitazioni. E’ certo invece che in una strada parallela a via del Poggetto si trova la fornace di epoca rinascimentale appartenuta alla fattoria annessa alla pieve che, come sappiamo, venne acquisita dalla famiglia Capponi nel 1508. La presenza di questa fornace, che non esclude l’esistenza di una più antica nelle immediate vicinanze, è visibile da particolari avvallamenti del terreno ed è facilmente rintracciabile grazie alla toponomastica, visto che ancora oggi i più anziani contadini chiamano quel luogo (oggi purtroppo ridotto ad una sorta di discarica abusiva) “fornace”. Basterebbe quindi un piccolo scavo archeologico per far riaffiorare i resti di quest’antica struttura confacente alla produzione di laterizi. Tutte queste osservazioni dunque farebbero pensare che quest’area fu molto vitale sino ai giorni nostri, visto la presenza di queste numerose testimonianze materiali. Se a San Piero ci fu un vico od castello fortificato, però, nessuno oggi è i grado di dirlo. Sappiamo solo che questo, se vi fu, fu messo a ferro a fuoco nel 1314 dalle truppe di Uguccione della Faggiola durante una delle numerose battaglie che costellarono il medioevo toscano.

Colgo qui l’occasione per spendere due parole relative al toponimo “in Campo”, etimo che di solito viene attribuito ad un’area che si presenta pianeggiante. Tale toponimo deriva dal fatto che in un tempo lontanissimo la Valdinievole si chiamava proprio “campo della Pescia”, per questo si parla di San Piero "in Campo". Lo storico Giulio Palamidessi non ha difficoltà ad ammettere che questo fosse appunto lo storico Campo Piceno (Piscino), che Sallustio più volte rammenta nella sua congiura di Catilina. Se così è, trovandosi la Pieve di S. Piero vicinissima alle due Pescie (Pescia minore e Pescia maggiore), anzi trovandosi in origine, fra le due Pescie, si comprenderebbe subito perché si dica “in campo” ossia S. Piero in Campo della Pescia o in Campo Piscino, e poi per corruzione fonica “Piceno”. Per contro, lo storico della Valdinievole Placido Puccinelli afferma che la sua denominazione la prese nel 1314 quando quivi avvenne la famosa battaglia di Uguccione della Faggiola, capo dei pisani, contro i lucchesi che si erano fortificati in questo luogo con vari drappelli di soldati per tagliare la strada al nemico. Dopo l’aspra battaglia (veramente "campale"), vinta da Uguccione e che portò alla distruzione di questo borgo (?!) questo luogo, secondo il Puccinelli, prese nome di S. Piero in Campo. Ma che questa etimologia sia del tutto arbitraria si fa manifesto da non pochi documenti, molto più antichi del citato fatto d’armi, nei quali si fa menzione di S. Piero in Campo. Il più antico di tali documenti rinvenuto è del 913, il quale dice: “Ecclesia qui vocabulum est Sancti Petri et Sancti Joannis… sita in loco et finibus ubi dicitur Campora inter fluvio Piscia maiore et minore”. Un altro documento è del 1058 e costituisce un atto di donazione di beni fatta a questa chiesa da un certo Guinigio, che viene a conoscere che quel luogo in tempi più antichi si denominava “Marcoratico” ma che allora si chiamava già S. Piero in Campo: “Ad Sancto Petro in Campo, vocato marcoratico, propre Pisciam minorem”. Visto che si parla di San Piero in Campo sin dall’XI secolo appare dunque che abbia ragione il Palamidessi, il quale lo fa derivare da Campo Piceno di cui parla Sallustio.

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