Ieri sera sono stato a cena al Podere Operaio, che ha aperto le danze dell’edizione 2008 proprio all’imbrunire di venerdì 11 luglio (il programma comlpleto lo trovate su www.rifondazionelucca.it). Percorsa speditamente la via del Marginone a modesta velocità, mentre scivolando nel proprio tramonto il sole quasi mi acceca lasciandomi per non poco sbandare in caso di sor Pieraccini, innanzi mi si paventa il rosso sventolare di alte e solitarie bandiere che al vento si innalzano sulla foresta di uliveti che ammanta la fu Vivinaia. Su di un callare all’ombra delle secolari mura che custodiscono il sonno dei nostri morti ho ancorato la mia fedele “L” per incamminarmi poi pigramente all‘ingresso, rapito non poco dai colori che luglio dipinge dei campi che fanno cornice al riposo dei nostri avi ed in me ricordano ogni passo dell’infanzia e della giovinezza. E’ il momento di ringraziare Dio o qualsiasi altro demiurgo pssa esistere per avermi fatto nascere toscano e montecarlese, poi l’attraversar la strada ridesta e reclama la mia attenzione perché - come per altre strade nostre - non è raro lo sfrecciar incauto di molti che vanno o partono per le rispettive case.
Sotto il balenar delle rosse bandiere faccio l’ingresso al Podere Operaio, questo appellativo fortunato ed anche fascinoso se si vuole, dove dal frenetico muoversi dei presenti capisco che ancor si è ai nastri di partenza. Non manca molto alle nove, mi dice l’orologio, ma comprendo di esser giunto in discreto anticipo, anche se poi il menù rapisce subito i miei pensieri con il riscatto di un appetito vigoroso. In linea con lo spirito di questa festa i prezzi sono l’ultimo dei problemi e mi decido per una pietanza dal lontano eco latino americano, Pollo del Chapas, condito da un bicchier di vino rosso delle vicine vigne. Non ordino subito però, poiché prima si impone il desiderio di una rapida ricognizione, stimolata non poco dal ritmo militante, tanto caro anche a me, che pervade l’ambiente. Si ultima rapidamente la zona bar, battezzato Piero, mentre poco lontano già è operativo l’angolo libreria che apre dal suo fianco sulla vasta zona cucina e ristoro, dove lesti operano i compagni come le api di un nido. Il senso che mi trasmettono queste immagini è quella di un ordine allegro, di una precisione spensierata, dove ciascuno sa cosa gli compete e solo di esso si cura. Raramente rammento altrove e per altri colori tale organizzazione e quasi me ne invidierei, se non fossero i profumi ed i colori dei piatti che mi passano innanzi, guarnendo i tavoli già ornatii da coppie e famiglie a chiacchiera, a ricondurmi rapido alla cassa.
Il servizio è curato e gradevole l’accoglienza e discreto riconosco il vino mentre l’occhio destro è richiamato per riflesso ad occidente dalla sagoma del campanile nostro, annerito come si fosse spogliato della luce del sole ormai lontana e pronto a vestirsi delle luci che lo vegliano la notte. Solo l’arrivo del pollo del Chapas riconduce lo sguardo su questo piatto dove trionfa tra bocconi di pollo il vivo colore dei peperoni. La qualità della pietanza mi permette ancora alcune distrazioni, tutte tese ad ammirare il composto lavoro delle cucine, dove regna lo stesso ordine regolato visto ovunque. Il transito di alcune bistecche mi conferma nell’idea che presto tornerò a questa mensa, quando è l’arrivo del concittadino - sempre verde - Grossi che mi distoglie dal cuorisare solitario di questa prima ora al Podere. Il caffè e l’amaro passano graditi tra il conversare ascoltati dagli olivi che ovunque circondano il messo festeggiare dei presenti. Giunge l’ora dei saluti mentre sventolano ancora le bandiere che mi lascio alle spalle, col sorriso celato di chi ha trascorso bene un poco del proprio tempo. C’è il tempo di una preghiera accarezzando veloce le mura assorte di Vivinaia e scivolare via nel buio della Contea che mi ricondurrà a casa, non senza prima esser passato dal Bar di Fabio a salutar gli amici. Ed ai compagni del Podere Operaio, a servizio dei propri principi e valori, l’augurio sincero di buon lavoro per questa loro festa annuale, nella cornice di una Montecarlo che tutti accetta e tutti aiuta.
Vittorio Fantozzi di Taccone
5 commenti:
Contro un governo che fa solo gli interessi di quattro venditori di fucili.
Viva Pietro Nenni.
Tanta roba pollo Chapas, mica quello del pollaio di sansalvatore
RUMENES!!!!!!!!
I polli sono del marginone di sicuro
è una grande festa!!!! complimenti per l'articolo.
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