Le parole non sempre bastano, lo insegna la poesia ed anche la migliore letteratura, ad offrire il senso di certo emozioni ed il significato più sincero di certi momenti. Con questa nota mi sento di introdurvi, più che tentare il narrarvi, alla serata che Montecarlo e la sua gente ha voluto e saputo tributare alla signora Anna Maria Canali. Della biografia artistica ognuno ha il proprio quadro di dati e riferimenti, di quella umana ognuno può narrare la dolcezza e l’amore del vivere di Anna Maria in cento ed anche mille episodi del quotidiano di questi lunghi e ben portati, ce lo consentirà la Nostra, novanta anni. A noi qui piace sottolineare l’aspetto più immaginifico di questa vita fatta opera d’arte, questo fenomeno figlio e fratello del nostro sangue e della nostra terra, che con Anna Maria e grazie ad Anna Maria non è più stata solo il fertile terreno della Cercatoia immortalo dal Pasquinelli, ma è stato l’incanto di una voce che dalla piccola nostra urbe di Montecarlo si è persa e dilatata nell’orbe, oltre ogni monte ed oltre ogni mare. Con Lei e per Lei Montecarlo, dentro Anna Maria, ha calcato i palcoscenici più importanti della terra per incantare e deliziare re e regine, primi ministri e alti dignitari, come la protagonista di una favola, o d’un romanzo di quelli che non si scrivono più. Una vita da romanzo, capace di fare sognare se gli uomini solo non avessero più paura di avere coraggio, il coraggio di credere ai sogni, quelli dell’infanzia o magari, perché no, di tutta una vita.
Una serata di festa, di allegria, di inno alla vita ed alla gioia come ha cantato gioiosamente il Coro della Collegiata, pronto anch’esso tra un augurio e l’altro a scendere e salire il palco del Rassicurati per essere spettacolo ma anche spettatore. Ed ecco gli spettatori, tutti, quelli in platea e chi su i palchetti, come coloro dietro le quinte a sudare e soffrire, tra gli acciacchi frequenti della tecnologia mai avanzata, per poter solo gioire pochi istanti più tardi insieme a tutti gli altri e con Anna Maria. Eccoli lì, tutti, i Donatini, i Quiriconi, i Bianucci, i Menchini, gli Ulivieri, i Carmignani, i Micheli ed altri cento dei secolari cognomi del colle di Vivinaia e Carlo IV ritrovarsi assieme ed offrirsi, ognuno per quello che può dare, a questa celebrazione della vita e dell’arte.
Non un rito freddo e didascalico, impossibile non solo per il clima non poco tropicale, non un cerimoniale da corone di alloro, ma uno spontaneo e sincero susseguirsi di grazie e di auguri, di ricordi e sorrisi. Non la beatificazione di una immagine votiva ma il paese che diventa comunità e si stringe attorno a ciò che lo rende immortale, nel ricordo di chi è stato e di chi sarà.
Grazie allora Anna Maria anche per questo regalo che tu hai fatto a tutti noi montecarlesi, grazie per averci ricordato questo sentire particolare che il Vate, forse fra i tanti, riuscì ad esprimere con tali parole:
“Io sono quel che ho donato, perché nella vita ho sempre amato”
Auguri ancora Anna Maria, auguri per ogni anno offerto a chi ti ha conosciuto ed ha condiviso con te il proprio cammino terreno. Grazie per l’opera d’arte che hai fatto della tua vita, innanzi a cui ancora oggi il mondo non può permettersi di negare l’orecchio.
Vittorio Fantozzi di Taccone
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