sabato 8 novembre 2008

Pensieri Liberi_ Processo alla Televisione


E senza dubbio il nostro tempo… preferisce l’immagine alla cosa, la copia all’originale, la rappresentazione alla realtà, l’apparenza all’essere.
Feuerbach, Prefazione alla seconda edizione de L’essenza del cristianesimo.

Il televisore, che tra poco compierà settanta anni di storia, è l’elettrodomestico più diffuso nel mondo ed è quello che più di tutti ha cambiato lo stile di vita dell’uomo moderno; tanto che oggi pare impossibile farne a meno. Abituati come siamo alla sua presenza, se entriamo in una casa nella quale ne manca uno, questa ci parrà sicuramente fredda, poco accogliente o quantomeno incompleta. Questo perché la TV è posizionata al posto d’onore nella sala principale della casa, in un punto in cui sia visibile da tutti e possa irradiare chiunque con i suoi avvolgenti fasci luminosi. Pertanto la disposizione di altri mobili ed elettrodomestici all’interno della stanza varia in funzione di essa. Messa sul trono, essa pare guardarci da una posizione di superiorità, mentre come sudditi ipnotizzati ne rimaniamo incantati per lunghe ore. Possiamo così dire che la sua presenza ha rotto il cerchio conviviale, il quadro nel quale si collocavano un tempo le relazioni umane. Mi spiego meglio. Se prima si poteva parlare con i propri parenti ed amici attorno al focolare oppure al tavolo, adesso è la tv a catturare l’attenzione perlomeno di una parte dei membri della famiglia e così viene a mancare il dialogo, elemento alla base dell’educazione di un figlio e del rapporto moglie/marito. A tal proposito c’è da dire anche che la televisione è l’unico mezzo che riesce a catturare l’attenzione del bambino, creatura solitamente vivace ed attiva, che così annichilisce. Invece di uscire, di parlare, di andare a teatro od al cinema (che purtroppo si sta conformando sempre più alle esigenze della tv) oggigiorno si guarda la televisione. Essa favorisce dunque lo sfaldarsi del legame comunitario e crea un forte isolamento, comportando un sacco di problematiche sociali, che possono portare alla droga, all’alcolismo od ad altre forme di alienazione.

Guardare la televisione costituisce oggi per gli occidentali una delle attività principali della giornata, si stima che la gente ne guardi in media due-tre ore al giorno. Ed, assieme ad internet, costituisce il principale mezzo informativo per milioni di persone, questo la dice lunga sul grado di preparazione degli occidentali sui temi di attualità. Infatti, la televisione fa passare per vero quello che in realtà è il frutto di una selezione, di un montaggio. Fa passare solo ciò che vuole e ciò che non viene raccontato è quindi come se non esistesse. Può far paura ma è così. Il messaggio della televisione, poi, vuole raggiungere tutti, e per far ciò viene abbassato notevolmente il livello culturale. Ecco perché ci dobbiamo sorbire veline, reality e spazzatura varia. Infatti l’unica cosa a contare per i produttori è l’auditel. Ma una cosa guardata da più persone vale più di una guardata solo da una nicchia? La quantità non è forse una cosa diversa dalla qualità? Dieci sedie rotte valgono più di una sedia buona? La critica poi non è ammessa in televisione. Ovviamente chi ne contesta il sistema ne è escluso a priori, spoil-system o meno. Il principio della concorrenza infine obbliga ad uniformare l’offerta, così ci troviamo davanti a programmi analoghi su qualsiasi rete e ciò comporta un’estrema monotonia; risulta così difficile uscire dal labirinto della banalità.
Purtroppo, viviamo in quella che Guy Debord, agli albori del ’68, definì la società dello spettacolo. In questa società i programmi televisivi sono al servizio del mezzo di produzione capitalistico, divenendo non altro che spazi tra due pubblicità. Lo spettatore incarna dunque la figura del consumatore, che gode dello spettacolo ma non si rende conto dell’alienazione che esso comporta. Perché lo spettacolo non è altro che merce, la pubblicità stimola vecchi e bambini all’acquisto di beni materiali e quindi alimenta il consumismo, e quello che esso provoca credo sia sotto gli occhi di tutti. I mezzi di comunicazione di massa posso infatti imporre quali prodotti acquistare, screditare idoli, elevare determinati valori a scapito di altri. Insomma, la televisione manipola le menti e condiziona le persone che la guardano, conformando ed appiattendo i comportamenti della gente. Vi invito dunque, cari amici, a rendervi conto di quello che la sua presenza, e soprattutto la sua accensione, comporta.

Dario Donatini.

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