"Le fiamme ci hanno investito, sembrava un'onda anomala del mare, ma anziche' acqua era fuoco", aveva detto Antonio Michele Boccuzzi. "C'e' stato un piccolo incendio, dell'olio che bruciava. Pensavamo di riuscire a spegnerlo e abbiamo preso gli estintori. Le fiamme si sono velocemente allargate e alzate, poi ci sono state delle esplosioni". Quindi il tentativo di aiuto dei compagni investiti dalle fiamme: "erano torce di fuoco; ho cercato di aiutarli,strappavo loro i capelli bruciati, pezzi di vestiti".Il racconto di un altro superstite, Fabio Simonetta, allora getto' una luce particolare anche sulle difficolta' nei soccorsi: "gli idranti erano rotti, tre estintori su cinque erano vuoti. Il liquido mi arrivava in faccia anziche' andare sulle fiamme". E Giovanni Pignalosa descrisse cosi' il tentativo di salvare un altro operaio: "ho visto l'inferno, una scena tremenda. Antonio era avvolto nelle fiamme e gridava 'aiutatemi, muoio'. Ma era impossibile avvicinarsi,tirarlo fuori.; abbiamo aiutato alcuni operai, ustionati ma in grado di camminare, ad uscire dallo stabilimento. Se chiudo gli occhi vedo quegli operai in mezzo al fuoco, tre in piedi e due a terra. Erano quasi completamente carbonizzati, irriconoscibili. Nelle orecchie ho ancora le loro urla". E’ passato un anno da quella tragedia: la magistratura ha dimostrato che volendo si puo’ fare una inchiesta cosi’ difficile in poco tempo, ha dimostrato che se vuole,la giustizia, funziona e bene, al punto da mettere una pietra miliare che fa giurisprudenza, che resta nella storia con il rinvio a giudizio per omicidio volontario dei dirigenti aziendali. La mia mente torna indietro a quella strage, alla morte di Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe De Masi, che morì dopo un agonia di 24 giorni. Tutta l'Italia s'indignò, ma poi alla fine dei conti niente è cambiato; tutti i giorni arrivano notizie ( rigorosamente sottaciute dai vergognosi organi di stampa italiani) di morti sul lavoro che vengono definite morti bianche anche se il colore dei corpi caduti nel vuoto o stritolati da un macchinario è ricoperto del rosso del loro sangue. Rendo OMAGGIO a tutti i caduti sul lavoro, come lavoratore e tecnico della sicurezza. Perchè la strage quotidiana abbia fine e garantire il diritto di andare a lavorare e tornare serenamente a casa la sera.
venerdì 5 dicembre 2008
6 DICEMBRE 2007, 7 VITTIME DELLA THYSSENKRUPP, PER NON DIMENTICARE
"Le fiamme ci hanno investito, sembrava un'onda anomala del mare, ma anziche' acqua era fuoco", aveva detto Antonio Michele Boccuzzi. "C'e' stato un piccolo incendio, dell'olio che bruciava. Pensavamo di riuscire a spegnerlo e abbiamo preso gli estintori. Le fiamme si sono velocemente allargate e alzate, poi ci sono state delle esplosioni". Quindi il tentativo di aiuto dei compagni investiti dalle fiamme: "erano torce di fuoco; ho cercato di aiutarli,strappavo loro i capelli bruciati, pezzi di vestiti".Il racconto di un altro superstite, Fabio Simonetta, allora getto' una luce particolare anche sulle difficolta' nei soccorsi: "gli idranti erano rotti, tre estintori su cinque erano vuoti. Il liquido mi arrivava in faccia anziche' andare sulle fiamme". E Giovanni Pignalosa descrisse cosi' il tentativo di salvare un altro operaio: "ho visto l'inferno, una scena tremenda. Antonio era avvolto nelle fiamme e gridava 'aiutatemi, muoio'. Ma era impossibile avvicinarsi,tirarlo fuori.; abbiamo aiutato alcuni operai, ustionati ma in grado di camminare, ad uscire dallo stabilimento. Se chiudo gli occhi vedo quegli operai in mezzo al fuoco, tre in piedi e due a terra. Erano quasi completamente carbonizzati, irriconoscibili. Nelle orecchie ho ancora le loro urla". E’ passato un anno da quella tragedia: la magistratura ha dimostrato che volendo si puo’ fare una inchiesta cosi’ difficile in poco tempo, ha dimostrato che se vuole,la giustizia, funziona e bene, al punto da mettere una pietra miliare che fa giurisprudenza, che resta nella storia con il rinvio a giudizio per omicidio volontario dei dirigenti aziendali. La mia mente torna indietro a quella strage, alla morte di Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe De Masi, che morì dopo un agonia di 24 giorni. Tutta l'Italia s'indignò, ma poi alla fine dei conti niente è cambiato; tutti i giorni arrivano notizie ( rigorosamente sottaciute dai vergognosi organi di stampa italiani) di morti sul lavoro che vengono definite morti bianche anche se il colore dei corpi caduti nel vuoto o stritolati da un macchinario è ricoperto del rosso del loro sangue. Rendo OMAGGIO a tutti i caduti sul lavoro, come lavoratore e tecnico della sicurezza. Perchè la strage quotidiana abbia fine e garantire il diritto di andare a lavorare e tornare serenamente a casa la sera.
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