sabato 16 febbraio 2008

Info Colle_ Montecarlo verso indigenza e subsidenza? Il progetto per (altri) due nuovi pozzi voluti dall'Ato 2. Premesse e conseguenze da evitare...


(La malconcia centrale di Luciani)

La costruzione di due nuovi pozzi nella frazione di Luciani, dove già ne esistono altri due di cui solo uno in funzione, è all’ordine del giorno della Comunità e dell’Amministrazione montecarlese per le ripercussioni che il territorio pagherebbe non solo in termini di futura “subsidenza”, dovuta all’accresciuto emungimento previsto dalle falde acquifere, quanto per le ripercussioni di carattere sociale ed economico per quelle aziende e famiglie attraversate dalla zona prevista dall’intervento. Quale intervento? Ecco i fatti.
L’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) numero 2 del Basso Valdarno – uno dei 6 in cui è divisa la Toscana e dii cui Montecarlo è parte integrante con altri comuni – ha in progetto la ristrutturazione della centrale di Luciani – oggi in stato pressoché fatiscente – e la realizzazione di due nuovi pozzi, denominati “paduletta” 3 e 4, con profondità pari a 180-200 metri (rispetto a quella di 120 metri del pozzo tuttora in funzione) e capaci di un prelievo di circa 100 litri al secondo rispetto agli attuali 30 l/s. Un salto di “qualità” sulle cui conseguenze a medio o lungo termine è facile fare previsioni, specie se richiamiamo alle nostre memorie sempre occupate, ed un poco distratte, le tristi cronache sulla subsidenza di Paganico, nel comune di Capannori. Ma altre conseguenze, altrettanto gravi ed a breve termine, non mancano certo.
L’intera zona oggetto dell’intervento previsto dall’Ato 2 a Luciani tocca direttamente 18 aziende del mondo agricolo – vitivinicolo e florovivaistico – montecarlese, il che significa un numero di nuclei familiari ancora superiore, per i quali la vita quotidiana cambierà radicalmente. La realizzazione di questi due nuovi pozzi, infatti, porterà con se l’istituzione di una fascia di rispetto, ampia fino a 200 metri attorno alla zona degli stessi pozzi, che nel complesso dell’intervento interesserà un’area pari a 70 ettari, dove sarà preclusa qualsiasi tipo di coltivazione nonché l’impiego di concimi e diserbanti. Le ricadute economiche sono facilmente comprensibili al lettore come lo sono per coloro che su quelle terrene basano parte, gran parte o la totalità del loro reddito. Le stesse organizzazioni sindacali di categoria (Unione agricoltori, Cia e Coldiretti), unitesi in coro per scongiurare l’intervento, stimano il danno economico nel breve periodo a più di 400 mila euro con molte aziende a rischio di sopravvivenza ed altre avviate alla chiusura definitiva. Tutto ciò quando sull’area di Luciani, lo dobbiamo ricordare, vige già un vincolo di rispetto idrogeologico in riferimento ai pozzi già esistenti, che sottrae alla produzione agricola circa 40 ettari di terreno. Area destinata nel suo complesso, dal vigente regolamento urbanistico, ad uso agricolo e parte integrante con il resto del territorio comunale del sistema produttivo di Montecarlo, che all’Ato forse sfugge essere di “eccellenza” nei campi della produzione vitivinicola, dell’olio, dei fiori.
Il lettore si chiederà da un pezzo il perché l’Ato voglia procedere a questo intervento su Montecarlo, che cosa lo renda necessario. Bene, l’Ato lo motiva con la necessità di integrare il sistema idrico di sua competenza, in specie sulla Piana di Lucca, che ha il proprio asse portante nella centrale del Pollino (nel comune di Porcari), così da garantire una maggiore autonomia a tutto il territorio. Parlando della “necessità di integrare il sistema idrico” si rimanda agli appelli ed alle premesse sempre presenti in riferimento a questa tipologia di interventi, tesi a sottolineare l’universalità di accesso e di consumo della risorsa idrica e che sono alla radice delle normative che concedono ad enti come l’Ato poteri quasi assoluti.
Non fa eccezione il progetto previsto per Luciani, avviato formalmente con le procedure previste dalle normative vigenti in materia, non ispirate alla concertazione con gli enti istituzionali e le comunità, con le loro peculiarità ambientali e produttive, coinvolte dagli stessi progetti. I proprietari dei terreni su cui è previsto l’intervento, ad esempio, si sono visti recapitare semplicemente l’avviso di esproprio tramite raccomandata, espropri per i quali non è previsto alcun tipo di indennizzo specifico. Nessun interessamento, chiaramente, da parte di Ato al valore “intrinseco” dei terreni non essendo una sua prerogativa e facendosi scudo di una sensibilità ben superiore, quella appunto di dover portare l’acqua a chi non ce l’ha. Ed il Comune, l’ente chiave suffragato democraticamente dal popolo? Il Comune è stato invitato a partecipare, per mezzo dei suoi funzionari tecnici e non politici, alla “conferenza dei servizi” (strumento madre per la presentazione ed approvazione dei progetti) di Ato 2 del 14 dicembre 2007, assieme ad altri variegati enti ed istituzioni. In questa formidabile assise, dove regolamento vuole che gli assenti si traducano direttamente in consenzienti ai deliberati proposti, il nostro Comune si è trovato a valere “uno” come tutti gli altri convenuti, parificando il proprio voto a quello, preparatevi, delle Ferrovie dello Stato e della Telecom. Allora il progetto è stato presentato, mentre per il 20 febbraio prossimo è fissata una ulteriore conferenza dei servizi per procedere innanzi.
Come intervenire, dato il fosco quadro tracciato?
All’indomani della conferenza dei servizi del dicembre scorso l’Amministrazione Comunale, i proprietari dei fondi e delle aziende interessate e tutte le sigle sindacali di categoria del mondo agricolo si sono riuniti più volte per studiare il da farsi. Mercoledì 13 febbraio in convocazione straordinaria il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno – frutto delle sinergie dei protagonisti sopra richiamati - che sarà inviato a tutti gli enti interessati, dove si chiede all’Ato 2 di rinunciare al progetto presentato, fatto salvo il ripristino della centrale di Luciani in stato di decadimento. L’ordine del giorno, inoltre, precisa come l’opera idraulica presente nella piana lucchese, nota come “tubone”, con il prelievo superficiale delle acque dal fiume Serchio sarà in grado di coprire le necessità degli acquedotti presenti, rendendo quindi inutile un intervento come quello previsto a Luciani, di cui tra l’altro si lamenta l’inadeguatezza delle stime e dei dati tecnici prodotti a supporto.
Che cosa fare in attesa?
Fare quadrato tutti insieme, destandoci nella nostra qualità di cittadini attivi e non passivi, la stessa che ci porta a fare la fila agli uffici postali per pagare le bollette di Acque (si, la società di gestione cui dal 2001 l’Ato 2 ha affidato la gestione della risorsa idrica), per rivendicare un diritto inalienabile in una democrazia come la nostra, quello di poter contare, di poter dire la nostra, a qualunque prezzo e costo. Non fare un passo indietro innanzi al blando calare di questo caso di “mala democrazia” che, pur colpendo la piccola Luciani con molti nostri concittadini, colpisce invece tutti noi montecarlesi. Una cronaca questa, cari lettori de Il Tordo, che fino a ieri conoscevate per i tristi servizi televisivi sulle discariche in Campania o sulla Tav in Piemonte e che oggi rischia di farci incontrare Cucuzza.
Informatevi con i link più sotto sul mondo complicato e dorato dell’acqua, riflettiamo, poi chiediamoci:
cara Ato 2 ma nell’ambito del grande bacino di tua competenza l’acqua c’è solo a Montecarlo, oppure la nostra acqua ha per voi un qualche vantaggio speciale? Dopotutto l’acqua non la date gratis e, per di più siete una Spa con tanto di soci privati. Mica vorrete che il cittadino abbia a pensar male proprio quando di mezzo c’è un bene essenziale e primario come la risorsa idrica, per la quale ogni anno ci raccomandate di non fare la doccia o annaffiare il giardino?

Taccone

Per un Tuo maggiore appronfondimento:

- il sito della nostra Ato2: http://www.ato2acqua.toscana.it/
- il fenomeno subsidenza: it.wikipedia.org/wiki/Subsidenza

Nessun commento: