martedì 19 febbraio 2008

Storia e Tradizioni_ Per una storia di San Salvatore



Breve premessa.
Il testo di seguito riportato, che non presenta (né intende averlo) alcun carattere scientifico, è frutto di una mia riflessione fatta durante intensi studi sulla storia della viabilità Valdinievolina. Ho deciso di postare questo articolo, che presenta spunti molto fantasiosi, al fine di scaturire un dibattito tra i cultori di storia locale che visiteranno questo blog.


San Salvatore è una borgata che conta poco più di 900 abitanti posta alle pendici meridionali delle colline montecarlesi. Il paese deve il nome all’omonima chiesa intitolata a Cristo Salvatore (Sancti Salvactori), menzionata a partire dal XII secolo. L’attuale edificio, conosciuto popolarmente come Chiesa Vecchia, si trova in fase di restauro e sarà presto destinato a Centro Civico Sociale. Poco distante dal nucleo abitato, nei pressi dell’attuale confine con la provincia di Pistoia, sorge invece la Pieve di San Piero in Campo, le cui origini si fanno risalire al IV-V secolo d.C. L’esistenza di questa importante istituzione sta a dimostrare la vivacità che ebbe questo territorio sin dagli inizi dell’epoca cristiana. Le pievi, infatti, venivano edificate non al centro di nuclei abitati ma in punti strategici nei quali dovevano confluire il maggior numero di battezzati. La struttura venne così posta al crocevia di aree molto abitate, viste le proporzioni avute dall’edificio originario e dall’attuale chiesa romanica. La Pieve infatti avrebbe attirato a sé i credenti di Vivinaia, di Pescia e dei tutta la zona pedecollinare posta ai margini del Padule di Fucecchio. Proprio a ridosso di quest’area sorge oggi il piccolo nucleo abitato di San Salvatore, attraversato dal torrente Pescia Minor (o Pescia di Collodi), che nasce sui monti del Battifolle e si immette nel Padule nei pressi di Ponte Buggianese.

Dalla geomorfologia del territorio della Valdinievole (anticamente chiamata Vallis Nebulae, cioè valle della Nievole) possiamo senza dubbio affermare che scarsamente abitata sino all’epoca delle bonifiche lorenesi in quanto insalubre e soggetta a continui allagamenti. Da questo se ne deduce che sino al XIX secolo, per forza di cose, le popolazioni valdinievoline si poterono stanziare primariamente nella zona montana o pedemontana della valle, ai margini dell’insalubre tavolato. Tali considerazioni potrebbero donare valore all’ipotesi che la zona del sansalvatorino fosse abitata sin dall’epoca medievale. E la presenza di un edificio sacro, ricordato in documenti risalenti al 1155, non farebbe che confermare queste supposizioni.

A mio avviso, però, non è lecito parlare della presenza di un vero e proprio borgo medievale erede dell’attuale nucleo abitato, ma bensì dell’esistenza di una rete di case coloniche o di piccole fattorie che poterono, questo sì, formare agglomerati di modestissime dimensioni. Infatti, le frequenti guerre ivi combattute durante tutto il Medioevo e la presenza di un vicino castello ben munito di mura, impedì la nascita di un nucleo accentrato nella zona sino alla fine del feudalesimo.
Il centro abitato si consolidò, a mio avviso, solamente nella prima metà del XIX secolo. Il borgo si sviluppò infatti lungo la via Mammianese, infrastruttura costruita dai granduchi lorenesi attorno al 1840. Questa importante via di comunicazione servì a collegare il porto di Altopascio a Mammiano e quindi queste località alla via Regia Modenese ed a Bologna. Il primo tratto di questa strada, quello che collegava Pescia ad Altopascio, fu sin da subito molto trafficato per i commerci tra le due città e ben presto diede vita a nuovi insediamenti abitativi. Proprio lungo questo asse stradale (che in seguito prenderà il nome di Via Traversa Pesciatina), sorse il piccolo nucleo urbano erede di quello attuale. Ed è precisamente all’altezza di un attraversamento sul torrente Pescia Minor che presumibilmente si formò il nerbo dell’attuale San Salvatore. Tale borgo, doveva essere divenuto già discretamente esteso se, nel 1848, i costruttori della linea ferroviaria Maria Antonia decisero di collocarvi una stazione. La fermata ferroviaria, che a dire il vero più che per i sansalvatorini fu costruita per la popolazione Montecarlese, non poteva essere certamente costruita in un luogo privo di abitazioni o di infrastrutture stradali degne di riguardo. L’avvento del sibilar del treno, così, favorì la crescita numerica della popolazione sansalvatorina, la mise in contatto con i principali centri economici della lucchesia e della valdinievole ed apportò un sicuro beneficio economico a tutto il territorio montecarlese. Nella seconda metà del XX secolo, dopo aver subito considerevoli danneggiamenti durante la seconda guerra mondiale, il borgo si dotò di un apparato industriale degno di rilievo che si affiancò alle tradizionali attività agricole ed alla floricoltura. Ebbe così inizio il decollo economico per il paese. La popolazione locale si accrebbe numericamente ed il centro ospitò una vera e propria maglia di attività commerciali. Il processo di sviluppo economico è ancora in atto, come attestano la continua espansione edilizia dell’abitato e l’incessante evoluzione della rete distributiva paesana.
Lo Storico di Mammianese Sud




L'uomo del Forrone

2 commenti:

Frediano ha detto...

Questo post mi era sfuggito e devo dire che solleva tutta una serie di questioni che non hanno risposte certe ma tutta una serie di ulteriori considerazioni:
SAN PIERO IN CAMPO: Se accettiamo per veritiero il ritrovamento di parte di un fonte battesimale all'interno di un ipotetico battistero antico che risalirebbe ai tempi dell'evangelizzazione "della Tuscia da parte di Sant'Ambrogio, qui siamo nell'epoca romana imperiale . E certamente le campagne locali dovevano essere abbastanza abitate come non lo furono più da queste parti fino alla fine del 1400.
E la Pieve di San Pietro (nome del primo papa mica un santo di marca spingimi), serviva certamente tutta la zona del "campo pesciatino" o forse "Pisceno?" alle pendici collinari alle cerbaie.
Pescia non esisteva, Vivinaia neanche, Altopascio un se ne parla.
Infatti se ben ricordiamo i primi toponimi della zona erano "Terme" e "Marcoratico" e ci sarà una ragione. Poi San Piero era fra le "due Pescie" e quindi quando pioveva Villa Basilica e Santa Maria (Pescia) erano di là dai fiumi.
E poi è sicuro che la Cassia passava il fiume al ponte di Squarciaboccono dove è avvenuta anche una famova battaglia ai tempi romani. Domanda: ma possibile che il ponte l'abbiano fatto a Veneri e la Pieve 500 metri più giù ?
"Pieve certa est ponte incertus"
Ed "Ad Martis ?" stazione intermedia romana fra Lucca e Pistoia ? Prendete un righello e mettetelo fra lucca e pistoia: è piu nel mezzo San Piero o Pescia o Buggiano ? O poi San Pietro non era lo bocco commerciale di ben due valli montane ?
Poi arrivano i barbari la zona si impaluda e si spopola.
Le prime notizie riappaiono con Teuto da Vivinaria 1002, pi 1100 ma è nel 1200 che dovevano esistere nuclei abitati fuori delle mura di Vivinaia nella zona San Pietro, a Sala (toponimo Longobardo), vicino alla Sibolla Santa Maria Maddalena.
E San Salvatore ? Nasce ma come incrocio stadale. Alla coincidenza fra la strada che scende dalla porta a serra di Vivinaia (via Carraletti) e và verso il piano Vinnarese (Canneto Pozzale)e la strada che viene dall'Ospitale del Tau di Altopascio (ora è nato) e và verso i possedimenti Cadolingi di Bareglia (Pescia) e la Valle Ariana.
Nel milletrecento la zona si rispopola e le popolazioni si accentrano a Montecarlo.
Si mi dispiace ma da allora parlare di un paese di San Salvatore è pura fantasia. San Salvatore è solo il versante est del borgo di Montecarlo.
Certo dalla metà del 1500 nascono numerosi nuclei abitati se disegneranno per sempre la zona .
Carrari, Bianucci, Bulleri, per fare degli esempi.
Se poi sia stata la ferrovia ha dare il la alla formazione dell'attuale agglomerato di San Salvatore forse. Ma certamente lo è stato la vicinanza con la città di Pescia con cui oggi San Salvatore ha molte più affinità culturali e sociali.
L'industrializzazione ottocentesca assorbiva certamente manodopera locale, gli orti davano un reddito maggiore del solo grano seminato negli argillosi terreni del versante lucchese.
Ma quello che cambia tutto sono i fiori anzi i garofani. Se san Salvatore non si spopola se le familgie restano le stesse di prima e raggiungono un discreto risultato economico che poi sviluppa un commercio locale lo dobbiamo certamente ai garofani.
E qui mi fermo perchè dalla storia si passerebbe alla politica e........
Frediano.

Frediano ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.