martedì 6 maggio 2008

STORIA E TRADIZIONI_LA FORTEZZA DEL CERRUGLIO

La fortezza di Montecarlo, a chi la guarda dalla sottostante pianura, appare come una corazzata ancora in pieno mare; senzazione che deriva dall’alto campanile, che le fa da albero maestro, dalle sue torri mozze e dai bastioni disposti sopra un terreno a spola che si stende da settentrione a mezzogiorno sulla cima della verdeggiante collina, completamente libera dall’ostacolo di monti vicini. (U. MORI, Storia di Montecarlo)





Lungo tutto il crinale del sistema collinare che divide la Lucchesia dalla Valdinievole, che va da Montecarlo fino a Porcari, esistevano nel Medioevo parecchi fortilizi, a volte vere e proprie rocche, come sul colle del Cerruglio, a Montechiari, al Serravallino. Il più importante tra questi era il torrione del Cerruglio, massiccia costruzione dalle fondazioni in regolare pietra arenaria a filaretto proseguite da una muratura meno regolare in ciottoli di fiume, che oggi si presenta ancora imponente benché fortemente interrata dalla bastonatura cinquecentesca. Uno stemma della famiglia lucchese di Poggio emerge ancora al livello del terreno, indizio di un’antica maggiore elevazione dell’edificio rispetto al piano di calpestio attuale. L’interno appare scandito da cinque ambienti coperti da volte in mattoni, probabilmente dovuta alla ricostruzione dell’interno dopo il fulmine che lo colpì nel 1502, che sventrò le strutture interne della torre. Vista dalla parte interna della fortezza, la torre reca i segni di numerosi interventi edilizi, collegati con strutture lignee oggi non più esistenti, come la scala che portava all’ingresso principale ben sopraelevato. La sommità della muratura è frutto di recenti restauri che hanno ripristinato l’attuale parapetto, non merlato.
Al torrione principale, il vero e proprio “mastio” della fortezza, furono aggiunte, probabilmente nella prima metà del secolo XIV, due ali di muro, che facevano capo a due torri quadrate: è probabilmente su questo spazio triangolare fortificato che si rafforzò la difesa castrucciana delle colline al momento della battaglia di Altopascio (1325). Le due ampie torri, che occupano due vertici del triangolo, vennero restaurate ed ammodernate nel 1399, al momento in cui stava per prendere il potere in Lucca la fazione guinigiana. Anch’esse ripetono il modello del torrione, con una base in pietra serena regolarmente allineata, che sostiene un alzato in ciottoli, meno regolare ma altrettanto robusto. Una delle torri reca ancora le mensole originali, sulle quali insistevano in aggetto delle strutture in legno o mattoni. Occorre immaginare anche un sistema di fossati, palizzate e steccati a difesa del fortilizio nelle sue immediate adiacenze.

Nella torre, oggi detta di S. Barbara, sul lato NE, fu costruito l’arco dell’ingresso al triangolo fortificato: ancora oggi è possibile vedere lo spazio di scorrimento di un’antica saracinesca a protezione del massiccio legno chiodato del battente, tuttora in situ. Su questa porta venne collocata nel ‘900 un’immagine di S. Pietro con le chiavi, scolpita in pietra di Guamo. La figura del Santo, al quale è dedicata anche una porta delle mura cittadine di Lucca ed il materiale lapideo, proveniente da cave lucchesi, fa pensare che essa facesse parte di un antico apparato decorativo della fortezza, di cui questa è l’ultima traccia. In uno dei lati dello spazio fortificato si apre ancora oggi una piccola porta, detta “porta del soccorso”, a sua volta difesa da un piccolo procinto munito di feritoie, che doveva servire per rapidi scambi di persone e materiali senza dover ricorrere all’ingresso principale, sempre a rischio per la complessità delle manovre legate alla saracinesca e, molto probabilmente, anche da un ponte levatoio. Su questa porta è visibile uno stemma, che reca un leone rampante, di discussa interpretazione.

Non si sa nulla di eventuali costruzioni nell’area fortificata, se non entro la cortina che lega le torri secentesche di S. Barbara e dell’Apparizione. Il principale ambiente interno è qualificato da un soffitto ligneo a piccoli cassettoni, risalente alla fine del XIV secolo od agli inizi del secolo seguente. Il blocco fortificato si trovava, alla fine del 1300, ancora topograficamente lontano dalle mura del paese, costruite da vari decenni sullo stesso colle: gli “stipendiari” che abitavano ognuna delle tre torri (dette ciascuna “procintus”) avevano un accesso assai limitato al paese stesso, separato dalla zona militare da una sorta di “terra di nessuno”, solcata da fossati e palancati. E’ soltanto col XV secolo che le strutture della fortezza, fatte avanzare verso il paese, vennero a contatto con esso e ne inglobarono il tratto di mura che chiudeva l’abitato verso Nord. La particolare struttura sormontata dal ballatoio ad archetti aggettanti su mensole di pietra, che guarda verso il paese, venne riconosciuta come tipica dell’architettura militare fiorentina del 1400, epoca nella quale Montecarlo passò, per conquista, a far parte del territorio di Firenze. Alla sommità di due nuove e lunghe ali di muro, che delimitano un’area di forma irregolarmente trapezoidale, dotata di una grossa torre nell’angolo sud, correva un camminamento, ampliato e sorretto da mensoloni lapidei sporgenti verso l’interno, abbastanza più largo dello spazio utilizzabile attualmente per passare da una parte all’altra delle fortificazioni.

Una parte della zona fortificata dai fiorentini nel 1400, corrispondente all’ingresso che essi costruirono, sormontato dal giglio araldico della città scolpito nella caratteristica “pietra forte”, venne interrata completamente per tutta l’altezza del muro nel XVI secolo, probabilmente dopo la guerra con Siena. Esistono documenti che ricordano la presenza di Cosimo I in Fortezza nel 1564, epoca alla quale con ogni probabilità va fatta risalire l’ampia serie di lavori di fortificazione intorno alla rocca (e forse anche intorno alle mura paesane), la traccia più evidente della quale è il grande laterizio che incombe sull’odierna Piazza d’Armi. Protetta e sorretta da questo interramento, sorse l’ultima delle torri della Fortezza che sovrasta la “Piazzetta” (Piazza Garibaldi). La particolarità di questa torre è data dal fatto che essa non è rivolta contro l’esterno del paese, ma contro l’abitato stesso, sull’esempio della fortezza di S. Giovanni Battista a Firenze, che sembra più minacciare la città che i nemici al di fuori. In effetti, la conquista francese di Montecarlo nell’estate del 1554 aveva mostrato come il paese, in antico costruito sotto la protezione della fortezza, poteva anche divenire una minaccia per la fortezza stessa se i nemici si fossero insediati in strutture edilizie civili troppo vicine a quelle militari. Questa torre fu utilizzata per molti anni, in epoca recente, come deposito d’acqua per le esigenze della popolazione. L’impegno e la dedizione dei proprietari dell’immobile, di pertinenza privata fino al 1775, quando Pietro Leopoldo di Toscana alienò la struttura ormai decaduta delle antiche funzioni, hanno permesso la sua conservazione e la sua agibilità interna. Attualmente la fortezza è utilizzata come sfondo per numerose manifestazioni artistiche e culturali.

Il gatto con gli stivali.

Fonti:
S. NELLI, Opera Omnia.
U. MORI, Storia di Montecarlo.

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