In occasione dei Gemellaggi Europei a Montecarlo la Filarmonica "G. Puccini" ha preparato un programma per il tradizionale concerto iniziale di Montecarlo in Festa dedicato ai paesi ospiti.
Un brano di un autore famoso per ognuno dei tre paesi gemellati con Montecarlo.
Si inizia con Antonin Dvorak (1841-1904), compositore ceco. Avviato agli studi musicali dal padre, locandiere dilettante di musica, studiò violino, pianoforte ed organo. Grazie a sovvenzioni e borse di studio potè dedicarsi alla composizione, anche per interessamento di Johannes Brahms, acquistando presto notorietà europea, dapprima con le Danze Slave poi con lo Stabat Mater.
Nel 1892 si trasferì negli Stati Uniti, dove diresse il Conservatorio di New York. Una serie di viaggi gli diede modo di conoscere la musica dei negri e degli indiani, che influì notevolmente sulla produzione di quel periodo, come testimonia la celeberrima sinfonia Dal Nuovo Mondo eseguita con clamoroso successo a New York nel 1893. Tornato in patria assunse la direzione del Conservatorio di Praga, dove morì nel 1904.
Sensibile ed attento alle suggestioni della tradizione spontanea locale Dvorak assunse a propri modelli espressivi i maestri della tradizione colta tedesca, principalmente Brahms. Il ruolo svolto da Dvorak nell'ambito delle scuole nazionali è quindi quello di coinvolgere l'elemento popolare, nei suoi aspetti più esteriori e brillanti, con il grande modello occidentale della forma-sonata.
Resta comunque l'integrità poetica dell'immaginazione popolare che acquisisce all'interno della composizione colta un fascino nostalgico, richiamando un mondo originario e genuino.
Di Antonin Dvorak, in omaggio alla cittadina di Karlstejn, la Filarmonica propone una breve selezione di temi dalla Sinfonia dal Nuovo Mondo.
Proseguendo abbiamo Georges Bizet (1838-1875). Nato a Parigi da una famiglia di musicisti cominciò a studiare all'età di quattro anni. Allievo al conservatorio della sua città con Zimmermann e Gounod, i cui influssi si avvertono nelle parti melodiche delle sue composizioni, dal 1857 al 1860 fu in Italia. Questo soggiorno esercitò su di lui una profonda influenza e contribuì alla maturazione del suo stile. Ma in quegli anni cominciarono profonde crisi depressive, accompagnate da dubbi sul proprio valore artistico che ritardarono l'evoluzione della sua personalità creativa, facendogli abbandonare progetti già in parte realizzati e distruggere lavori già compiuti.
Al ritorno a Parigi trovò una critica ostile che lo tacciava di "verdismo" o più spesso di "wagnerismo", decretando insuccessi per i suoi lavori.
Nel 1872 compose le musiche di scena per L'Arlesienne, dramma di Daudet, da cui in seguito trasse una suite comprendente quattro dei venticinque brani. Per la musica, fortemente evocatrice del paesaggio provenzale, Bizet utilizzò varie melodie popolari, come la Marcia e la Farandola.
Cominciò poi a lavorare a Carmen, andata in scena nel 1875 all'Opera-Comique ed accolta con tale freddezza che Bizet, sconvolto, cadde in una nuova crisi depressiva che lo portò al ritiro dalle scene. Morì poco dopo, forse suicida. Sei mesi dopo, a Vienna, giunse il successo, clamoroso e tardivo, del suo capolavoro, ancora oggi rappresentato in tutto il mondo.
In omaggio alla cittadina di Althen des Paluds la Filarmonica esegue l'indiavolata Farandola dalla suite L'Arlesienne.
Fra gli autori tedeschi troviamo Richard Wagner (1813-1883). Nato a Lipsia visse però a lungo a Dresda. Cominciò a comporre nel 1833 ed ebbe una vita piuttosto irrequieta e travagliata. Riconosciuto come uno dei più importanti musicisti di ogni epoca, Wagner è principalmente noto per la riforma del teatro musicale. Diversamente dalla maggioranza degli altri compositori, Wagner scrisse sempre da sé il libretto e la sceneggiatura per i suoi lavori.
Le composizioni di Wagner, in particolare quelle del suo ultimo periodo, sono rilevanti per la loro tessitura contrappuntistica, il ricco cromatismo, le armonie, l'orchestrazione e per l'uso della tecnica del leitmotiv: temi musicali associati a persone, luoghi o sentimenti. Wagner inoltre fu il principale precursore del linguaggio musicale moderno. Le opere di Wagner non sono opere liriche o "spettacoli" nel senso tradizionale del termine, bensì grandiose architetture in cui musica, canto, poesia, recitazione e psicologia si fondono allo scopo di interpretare la vita. Il "dramma" pretende un'attenzione quasi religiosa, a cui lo spettatore deve assistere come se la vicenda si svolgesse dentro di lui, ossia è dentro di lui prima di essere nella musica. Tipico esempio di questa concezione è il teatro di Bayreuth, dove per la prima volta nella storia le luci venivano spente e l'orchestra era totalmente nascosta sotto il palcoscenico, come se la musica sorgesse magicamente dall'immaginazione dello spettatore. Si tratta di una musica composta da un mosaico di temi conduttori (leit motiv) che incarnano uomini e cose, personaggi e stati d'animo, così che il loro continuo riapparire genera una sorta di psicologica premonizione. Nessun pezzo a forma chiusa, nessuna "aria" ostacola il libero fluire della narrazione, che scorre senza soluzione di continuità dall'inizio alla fine di ogni atto, sottoponendo il canto al commento di un'orchestra smisurata per numero di strumenti e ampiezza sonora. Tale concezione musicale si contrappose totalmente a quella del contemporaneo Giuseppe Verdi, dando forma ad una rivalità musicale che venne espressa nelle definizioni della critica "verdismo" e "wagnerismo".
Composto fra il 1843 ed il 1845 il Tannhauser è forse, fra le opere giovanili di Richard Wagner, la più matura e la più ricca di spunti musicali in fermento. Appare il tema della “redenzione” che si pone al centro della concezione wagneriana, unito all’elemento fantastico che fonde la leggenda di Sant’Elisabetta contenuta in un poema altotedesco con Tannhauser, storica figura di Minnesanger divenuto protagonista di molte leggende medievali nordiche. Dall’opera Tannhauser la Filarmonica, in omaggio alla cittadina di Mylau, propone la composizione nota come Marcia.
Per quanto riguarda il resto del concerto del 30 agosto la Filarmonica affronta anche, nel 150° anniversario dalla nascita, musiche del grande maestro di cui porta il nome.
Esiste un rapporto di Giacomo Puccini con il nostro paese. Il grande maestro venne a Montecarlo per la prima volta da ragazzo negli anni fra il 1880 ed il 1885 con la sorella Ramelde, istitutrice in casa Macarini Carmignani. La tradizione popolare, con un po’ di fantasia, vuole che abbia sognato la gloria e presagito il proprio futuro assistendo ad alcune opere in questo Teatro. Documentato è anche il ritorno a Montecarlo nel 1894, dopo il trionfo di Manon Lescaut, in occasione della rappresentazione della Sonnambula di Bellini. Quasi certamente in questo periodo, prima della fine del secolo, la Società Filarmonica paesana volle fregiarsi del suo nome ed il maestro gradì l’omaggio visto che in occasione di una fiera di beneficenza a favore della Filarmonica Puccini stesso inviò due vasi artistici informandosi poi con una lettera a Ramelde se erano arrivati sani e salvi. Nel 150° anniversario dalla nascita del grande maestro non poteva mancare la programmazione di una delle sue maggiori composizioni. Il XX secolo inizia con questa opera ricca di effetti scenici a forti tinte, di passioni espresse da motivi energici e melodie impetuose dove i personaggi principali vengono fortemente delineati, classificando la composizione fra le più rappresentative del repertorio verista. Rappresentata a Roma al Teatro Costanzi il 14 gennaio 1900 è forse l’opera in cui Puccini delinea maggiormente i personaggi. Infatti i due protagonisti, Floria Tosca e Mario Cavaradossi sono espressione di vitalità in arie e duetti divenuti famosi, mentre l’antagonista barone Scarpia è la prima grande parte scritta da Puccini per una voce baritonale. Da Tosca di Giacomo Puccini, la filarmonica propone una fantasia di brani scelti.
Completa il programma prettamente classico una delle opere della maturità artistica di Giuseppe Verdi. Scritta nel 1862 per il Teatro di Pietroburgo venne accolta con grande entusiasmo dal pubblico e dalla critica. Tuttavia Verdi non ne era interamente soddisfatto, rifece il libretto, tolse alcuni pezzi, rifece il finale ed aggiunse la splendida sinfonia, presentando il tutto alla Scala di Milano nel 1869.
In questa opera Verdi ricerca una più elaborata e complessa struttura drammatica, con arie meno rigide e recitativi più melodici, avvicinandosi al tipo di opera che verrà poi sviluppato dai musicisti successivi. Dall’opera La forza del destino ascolteremo la sinfonia di apertura, una delle pagine più virtuosistiche per l’organico bandistico.
In programma anche brani moderni e di carattere jazzistico. Tributo ad Harry James e I pirati dei Caraibi. Alla fine del mondo mostrano come l'organico bandistico sia flessibile e pronto ad affrontare generi diversi.
Vi aspettiamo quindi a Montecarlo, sabato 30 agosto ore 21.30, per il concerto della Filarmonica "G. Puccini" diretto dal maestro Pietro Moschini.