domenica 29 giugno 2008

Storie & Tradizioni_ La Festa di San Pietro e Paolo 2008



Oggi è la festa di San Pietro e Paolo e per secoli in questa giorno si è tenuta a San Piero la fiera.
Chi come me ha "una certa età" se la ricorda certamente.
Oggi questa località è cambiata completamente rispetto alla sua immagine agricola legata alla Pescia di Collodi ed alla millenaria Pieve.
Il "biglietto da visita" della San Piero attuale è quello della foto allegata . Ma una nuova stagione può ripartire a cominciare dalla prossima ultimazione dei lavori archeologici all'interno della Chiesa.
....E poi un nuovo ruolo per questà località e per le sue zone limitrofe.......parliamone.

InfoColle_ Auguri Auguri Auguri ad Anna Maria Canali. Tutti al Rassicurati martedì 1 luglio!

Al Teatro dei Rassicurati martedì 1 luglio alle 21 la cittadinanza tutta è invitata a festaggiare insieme i 90 anni, ottimamente portati, della nostra illustre concittadina Anna Maria Canali.
Cantante lirica di primissimo piano, con alle spalle 24 anni di carriera (1940 - 1964) su i principali palcoscenici del mondo con più di 123 ruoli interpretati nel grande repertorio della lirica.
Amica e collega di Maria Calla, la nostra Anna nativa di Lucca da padre montecarlese vive tra noi dal 1973 e si è esibita innanzi a personalità del calibro della Regina d'Inghilterra, i Reali di Spagna e di Portogallo. Tributiamo allora insieme auguri e onori tutti insieme ad una vita speciale trovandoci tutti assieme al Rassicurati il prossimo martedì.
Taccone

InfoColle_ Nel trentennale di Roberto Pasquinelli pittore montecarlese

Dal 22 giugno al 25 luglio prossimo il Nostro più grande artista della tela, leggasi Roberto Pasquinelli, terrà una propria “rasssegna” al Residence Porta al Prato in quel di Firenze (per i precisi l’indirizzo è via Ponte alle Mosse, civico 16). Si è lieti di questo annuncio non solo per l’amico e per l’artista, a prescindere, quanto per il significato simbolico di questo anno 2008 che sigla per il Nostro il trentennale di attività artistica. Non un traguardo ma una tappa in divenire dell’uomo che ha raffigurato con l’arte unica delle proprie mani e il dono divino di occhi attenti e sensibili, ad altri privi, l’immagine viva d’una Montecarlo che ognuno di noi porta nel cuore da generazione in generazione. I suoi colori vivi, la sua luce sotto un cielo d’uno azzurro che par fatto apposta tale per disegnare del nostro colle l’ottva meraviglia di un piccolo mondo che è solo nostro, e tale vuole essere per sempre fissato nelle tele dell’uomo della Fornace. Per chi volesse idealmente avventurarsi curioso nelle sale espositive in quel di Firenze, senza negarsi per questo un giro turistico e per lo shopping al Bottegone, allora il proprio sguardo potrà posarsi disteso e meditativo sulle scene bucoliche ivi esposte, tra uliveti, boschi, brine e stagioni fiorite sulle sponde di canali a noi ancestralmente noti e poi, ancora, campi di grano e papaveri così illuminati ed accesi che parrà di non essere tra silenti mura nel caos disperso della capitale dell’arte mondiale, quanto d’incanto trovarsi innanzi alle finestre d’una casa in Cercatoia, nel Poggio Baldino primo et secondo, a Luciani forse oltre gli archi della ferrovia.

A breve ritroveremo il Nostro presso la storica sala espositiva nel centro storico di Montecarlo in quel di via della Collegiata dove comincerà a prender forma il saluto ufficioso e dovuto a questi primi, e solo tali, trent’anni di attività. Trent’anni che non vanno letti – non vogliamo leggere, precisiamo – solo sotto il lato artistico – per cui ci sono gli occhi dei critici a quali lasciamo in tutta umiltà il compito – ma anche e soprattutto per noi l’intimo del lato umano. Ecco, allora sorgere il cammino non solo del pittore ma dell’uomo, ecco trasparire da ogni tela un tassello di vita, pregno di sentimenti ed emozioni incancellabili quanto il colore, intriso della vita d’un uomo che grazie alla sua opera, il Nostro Pasquinelli potrà far echeggiare nell’eternità.
Quando noi non saremo più ed altri montecarlesi verranno, fra decenni e decenni, figli nipoti e pronipoti verranno a vedere cosa eravamo e cosa abbiamo lasciato del nostro passaggio terreno. Allora vedranno l’occhio posarsi su questi istanti pasquinelliani e l’uomo e l’artista vivranno ancora, ed allora noi oggi onoriamoci di conoscerlo in cammino quest’uomo e potremo sperare, un domani lontanissimo, che i figli dei nostri figli possano dire a chissà quali genti venute dagli spazi infiniti “I miei avi vissero al tempo dei grandi, al tempo di Pasquinelli”.

Vittorio Fantozzi di Taccone

venerdì 27 giugno 2008

Storia & Tradizioni_ La Battaglia di Altopascio. II Parte



Se le avanguardie guelfe occuparono il colle di Cercatoia all’alba dell’11 settembre 1325 è logico supporre che la più mobile ed agguerrita cavalleria lucchese si sia lanciata all’attacco giù per il colle di Montecarlo per soverchiare il nemico prima dell’arrivo del grosso della fanteria fiorentina.
Sul principio i soldati di Firenze ebbero la meglio ma l’arrivo nella mischia dello stesso Castruccio, alla guida dei suoi veterani tedeschi, ribalto il seguito dello scontro, le truppe del Cardona furono sconfitte e disperse.
E’ facile supporre che, iniziata la battaglia , l’esercito fiorentino si sia messo in marcia compatto, forte dei suoi diecimila uomini, muovendo dalla Badia di Pozzeveri in direzione nord, attraverso la via Romana e le attuali località di Bilucio-Andrei-Micheloni nel tentativo di trasformare “ La battaglia del Cerruglio” nello scontro risolutivo di questa campagna militare.
In tal caso la scarsa conoscenza del territorio e la presenza di zone boscose (7) lo fece trovare di fronte ad un ostacolo insormontabile per una nutrita schiera che non si volesse esporre scoperta al tiro nemico, il tortuoso e scosceso rio S. Gallo, costringendolo a fare dietrofront e rimandando la battaglia finale ad altro momento.
La sconfitta patita, l’impossibilità di costringere il nemico ad uno scontro campale aperto, ma soprattutto l’arrivo di nuovi rinforzi per i lucchesi consigliarono ai condottieri fiorentini di ripiegare con tutto l’esercito verso una località più difendibile.
Mentre le forze guelfe erano in marcia di ripiegamento il giorno 23 settembre 1325, probabilmente in ordine sparso, Castruccio Castracani gli piombo addosso nei pressi di Altopascio con tutta la rapidità e la forza dei suoi cavalieri . Una schiera minore di numero ma più mobile, agguerrita e motivata ebbe ragione del disordine e dell’approssimazione dell’esercito del Cardona, trasformando lo scontro nella grande vittoria ghibellina.
Lo sbandamento e la disorganizzata ritirata dei fiorentini si trasformo in una fuga precipitosa per la salvezza personale verso i boschi delle Cerbaie.(8)
Al calare delle tenebre del 23 settembre 1325 migliaia di combattenti guelfi erano morti e feriti ed altrettanti caddero prigionieri della fanteria ghibellina scesa in forze dal colle di Montecarlo a rastrellare il campo di battaglia.(9)
In quale località si sarà effettivamente svolto l’impatto principale fra i due eserciti ? fra Porcari ed Altopascio o fra Altopascio ed i boschi delle Cerbaie ?
L’intenzione dei fiorentini di spostare l’accampamento verso Fucecchio, ma soprattutto la conformazione del terreno, pianeggiante e privo di fossi, mi fanno pensare che Castruccio scegliesse di attaccare in forze nel tratto di terreno fra il castello di Altopascio e prima del folto del bosco, all’incirca fra in camposanto e la località di Chimenti.Un’immagine più suggestiva sposterebbe lo scontro fra la Badia ed Altopascio presso il rio Carnaio, nei pressi dell’attuale grande quercia in località Gossi, ma è un’ipotesi fantasiosa il “Rivum Carnarium” è luogo rammentato negli atti di Vivinaia fin dal 1254 (10).
Le cronache medioevali si soffermano con particolari sulla grandezza della vittoria lucchese, sullo scoramento dello schieramento guelfo, e sul pericolo che in seguito....
NOTE 9) Il rio S. Gallo nasce diviso in due rami dal colle di Montecarlo, il rio del Passo a Lucca nasce presso la Crocetta nei pressi della località La Nina, mentre il rio Strigaio nasce in località Fontana di Ghenghere nel bosco dei Comunali, i due fossi confluiscono formando il S. Gallo presso l’attuale campo sportivo ed il rio scorre verso sud dividendo il colle di Cercatoia dall’antico piano di S. Gallo per trasformarsi in rio Rapecchio quando entra nel territorio di Altopascio per confluire, infine, nell’alveo del padule di Bientina. Mentre il piano di S. Gallo risulta essere zona già coltivata in atti di Vivinaia del 1255, la parte a nord ovest della Cercatoia è rimasta zona boscosa ed incolta fino alla metà del XVI secolo. Il rio prende il nome probabilmente da una edicola in onore del santo Gallo monaco irlandese vissuto nel VII secolo.
(8) Una immagine emozionale di quello che possono aver provato i soldati impegnati nella sanguinosa battaglia la ha resa un film amatoriale girato alcuni anni fa ad Altopascio, “Il Caldaio di Sibolla”.
9) E’ verosimile che per un esercito di migliaia di uomini in fuga, la scarsa conoscenza del territorio circostante ed il passo obbligato sul canale Usciana a Ponte a Cappiano si siano trasformati in una vera e propria trappola.
I molti prigionieri vennero portati in catene a Lucca per chiederne il riscatto alle rispettive famiglie, secondo il costume dell’epoca, con il cui denaro furono pagate le numerose bande di assoldati mercenari.
10) Ringrazio il dottor Sergio Nelli dell’Archivio di Stato di Lucca per le informazioni toponomastiche e archivistiche fornitemi. Per quelle riguardanti il rio Carnaio vedi la pubblicazione “Le Pergamene di Vivinaia, Montechiari, San Piero in Campo” a cura di Mario Seghieri. Il Rio Carnaio, (cannaio) nasce dalla zona del Teso, attraversa la via Romana a Gossi e prosegue in direzione del padule. Se evento guerresco gli ha dato nome esso si riferisce certamente a epoca precedente alla battaglia di Altopascio.

giovedì 26 giugno 2008

Pensieri Liberi_ Quanto ci mancano certi insegnamenti...


Vagando culinariamente per il nostro colle il gentile oste ospitantemi volle farmi dono d'una lettura a modo di antipasto che fu così gradita al palato d'intelletto, che ho ben pensato farne dono a tutti i tordi della rete. Una lettura per inquadrare, consiglio, la seconda per goderne il succo.
Taccone

Io t’ho osserv ato dalla finestra,. Questa sera, quando tornavi da casa del maestro: tu hai urtato una donna. Bada meglio a come cammini per la strada. Anche lì ci sono dei doveri. Se misuri i tuoi passi e i tuoi gesti in una casa privata, perché non dovresti far lo stesso nella strada, che è la casa di tutti? Ricordati, Enrico. Tutte le volte che incontri un vecchio cadente, un povero, una donna con un bimbo in braccio, uno storpio con le stampelle, un uomo curvo sotto un carico, una famiglia vestita a lutto, cedile il passo con rispetto: noi dobbiamo rispettare la vecchiaia, la miseria, l’amor materno, l’infermità, la fatica, la morte. Ogni volta che vedi una persona a cui arriva addosso una carrozza, tiralo via, se è un fanciullo, avvertilo, se è un uomo; domanda sempre che cos’ha al bambino solo che piange, raccogli il bastone al vecchio che l’ha lasciato cadere. Se due fanciulli rissano, dividili; se son due uomini, allontanati, non assistere allo spettacolo della violenza brutale, che offende e indurisce il cuore. E quando passa un uomo legato fra due guardie, non aggiungere la tua alla curiosità crudele della folla : egli può essere un innocente. Cessa di parlar col tuo compagno e di sorridere quando incontri una lettiga d’ospedale, che porta forse un moribondo, o un convoglio mortuario, che ne potrebbe uscir uno domani di casa tua. Guarda con riverenza tutti quei ragazzi degli istituti che passano a due a due: i ciechi, i muti, i rachitici, gli orfani, i fanciulliabbandonati: pensa che è la sventura e la carità umana che passa. Fingi sempre di non vedere chi ha una deformità ripugnante o ridicola. Spegni sempre ogni fiammifero acceso che tu trovi sui tuoi passi, che potrebbe costar la vita a qualcuno. Rispondi sempre con gentilezza al passeggero che ti domanda la via. Non guardar nessuno ridendo, non correre senza bisogno, non gridare. Rispetta la strada. L’educazione d’un popolo si giudica innanzi tutto dal conntegno ch’egli tiene per la strada. Dove troverai la villania per le strade, troverai la villania nelle case. ù
Edmondo De Amicis

mercoledì 25 giugno 2008

Storia & Tradizioni_ San Piero in Campo: Solo Pieve o anche Borgo Fortificato?


Il dibattito a riguardo della presenza sin dall’epoca medievale di un castello fortificato o di un borgo raccolto attorno alla pieve di San Piero in Campo rimane ancora aperto, a causa della carenza di documentazione scritta sino ai primi anni del Novecento. E’ certo però che la zona in cui sorge la pieve è costellata di toponimi romani (stramone, prata, campora, terme, castellare ecc.), a testimonianza del fatto che la zona fu abitata sin da epoche remote. Inoltre il ritrovamento di un’aula battesimale di epoca tardo-antica al di sotto della pavimentazione della pieve presume la presenza di una numerosa manodopera per la sua costruzione, forse alloggiata nell’originaria fattoria annessa alla pieve.
E’ anche vero però che le pievi (specialmente le più antiche) sorgevano solitamente in luoghi isolati, posti al crocevia tra i principali nuclei abitati, così da poter accogliere il maggior numero di battezzati. Quindi difficilmente si trovavano nelle immediate vicinanze di luoghi densamente popolati. Tuttavia, in una recente ricognizione ho notato che la posizione in cui sorge la pieve di San Piero non appare del tutto sfavorevole allo sviluppo di insediamenti abitativi visto che dal crinale della collina posta a meridione della pieve stessa (tra Montecarlo e la Pescia di Collodi) si domina una buona porzione di Valdinievole e si possono ancora oggi scorgere ad occhio nudo i suoi principali castelli. Inoltre, in recenti sondaggi effettuati sul terreno, sono stati ritrovate (nei pressi di via del poggetto) lamine di ferro e frammenti di terracotta (alcuni di questi ancora oggi ben conservati) che testimonierebbero la presenza di attività umane risalenti al periodo medioevale. Inoltre alcuni esperti mi riferirono tempo fa che alcune case, purtroppo oggi intonacate, avrebbero presentato alcuni mattoni di epoca medievale che qualche contadino avrebbe riciclato nel corso del tempo per la costruzione delle proprie abitazioni. E’ certo invece che in una strada parallela a via del Poggetto si trova la fornace di epoca rinascimentale appartenuta alla fattoria annessa alla pieve che, come sappiamo, venne acquisita dalla famiglia Capponi nel 1508. La presenza di questa fornace, che non esclude l’esistenza di una più antica nelle immediate vicinanze, è visibile da particolari avvallamenti del terreno ed è facilmente rintracciabile grazie alla toponomastica, visto che ancora oggi i più anziani contadini chiamano quel luogo (oggi purtroppo ridotto ad una sorta di discarica abusiva) “fornace”. Basterebbe quindi un piccolo scavo archeologico per far riaffiorare i resti di quest’antica struttura confacente alla produzione di laterizi. Tutte queste osservazioni dunque farebbero pensare che quest’area fu molto vitale sino ai giorni nostri, visto la presenza di queste numerose testimonianze materiali. Se a San Piero ci fu un vico od castello fortificato, però, nessuno oggi è i grado di dirlo. Sappiamo solo che questo, se vi fu, fu messo a ferro a fuoco nel 1314 dalle truppe di Uguccione della Faggiola durante una delle numerose battaglie che costellarono il medioevo toscano.

Colgo qui l’occasione per spendere due parole relative al toponimo “in Campo”, etimo che di solito viene attribuito ad un’area che si presenta pianeggiante. Tale toponimo deriva dal fatto che in un tempo lontanissimo la Valdinievole si chiamava proprio “campo della Pescia”, per questo si parla di San Piero "in Campo". Lo storico Giulio Palamidessi non ha difficoltà ad ammettere che questo fosse appunto lo storico Campo Piceno (Piscino), che Sallustio più volte rammenta nella sua congiura di Catilina. Se così è, trovandosi la Pieve di S. Piero vicinissima alle due Pescie (Pescia minore e Pescia maggiore), anzi trovandosi in origine, fra le due Pescie, si comprenderebbe subito perché si dica “in campo” ossia S. Piero in Campo della Pescia o in Campo Piscino, e poi per corruzione fonica “Piceno”. Per contro, lo storico della Valdinievole Placido Puccinelli afferma che la sua denominazione la prese nel 1314 quando quivi avvenne la famosa battaglia di Uguccione della Faggiola, capo dei pisani, contro i lucchesi che si erano fortificati in questo luogo con vari drappelli di soldati per tagliare la strada al nemico. Dopo l’aspra battaglia (veramente "campale"), vinta da Uguccione e che portò alla distruzione di questo borgo (?!) questo luogo, secondo il Puccinelli, prese nome di S. Piero in Campo. Ma che questa etimologia sia del tutto arbitraria si fa manifesto da non pochi documenti, molto più antichi del citato fatto d’armi, nei quali si fa menzione di S. Piero in Campo. Il più antico di tali documenti rinvenuto è del 913, il quale dice: “Ecclesia qui vocabulum est Sancti Petri et Sancti Joannis… sita in loco et finibus ubi dicitur Campora inter fluvio Piscia maiore et minore”. Un altro documento è del 1058 e costituisce un atto di donazione di beni fatta a questa chiesa da un certo Guinigio, che viene a conoscere che quel luogo in tempi più antichi si denominava “Marcoratico” ma che allora si chiamava già S. Piero in Campo: “Ad Sancto Petro in Campo, vocato marcoratico, propre Pisciam minorem”. Visto che si parla di San Piero in Campo sin dall’XI secolo appare dunque che abbia ragione il Palamidessi, il quale lo fa derivare da Campo Piceno di cui parla Sallustio.

InfoColle_ 29 Giugno. Gita alle Cave di Marmo di Carrara

Vi giro questa e-mail inviatami dall'ufficio cultura del comune di Capannori.


Domenica 29 giugno 2008, visite guidate alle cave di marmo Fantiscritti e Ravaccione e museo del marmo, sulle Alpi Apuane che sovrastano la città di Carrara. Potremo poi ammirare lo spettacolare scenario dei bacini marmiferi Ravaccione, Fantiscritti e Colonnata. Percorreremo gallerie e conosceremo l'antica ferrovia marmifera, con i suoi arditi e affascinanti ponti, meraviglie architettoniche del passato.Non mancherà una visita al caratteristico paesino di Colonnata, divenuto famoso nel mondo per il prelibato lardo, una volta cibo che forniva, insieme al pane ed al fiasco del vino, le necessarie calorie per i cavatori, che dovevano affrontare giornalmente enormi fatiche. Visiteremo le piccole, ma gustose larderie, portandoci a casa (chi lo desidera) quell’eccezionale lardo, che oggi non rappresenta più un sostentamento, ma una vera gioia per il palato.Ritrovo ore 8.30 a Guamo, presso Rud arredamenti (edificio verde brillante) alla confluenza fra la statale del Brennero per Pisa e la via di Sottomonte. Da qui, con mezzi propri, raggiungeremo le cave di marmo, dove le guide ci attendono, alle 10.30, per la visita guidata, della durata di circa 40 minuti. Biglietto di ingresso alla cava € 6.00. Ingresso al museo del marmo (di fronte alla cava) € 1.00.E’ utile munirsi di torcia elettrica, perché, forse, c’è la possibilità, per chi lo desidera, di percorrere una galleria, ampia e agevole, priva di qualsiasi difficoltà, ma priva anche di luce.La partecipazione è libera e gratuita (si paga solo il biglietto di ingresso sopra indicato) e non necessita di prenotazione, il rientro è previsto nel pomeriggio e comunque a discrezione dei partecipanti.Informazioni: Associazione Amici del Melograno tel. 0583-90632 320-2358349

Ps. Per coloro che intendono partecipare si consiglia portare pranzo al sacco, anche se in loco si trova un piccolo ristorante, del quale non sappiamo se richiede la prenotazione.

Storia & Tradizioni_ Puccini e Montecarlo. Una testimonianza d'affetto

Dichiarazione del Signor Avvocato Luigi Pardocchi

Su richiesta del Prof. Mario Tori che sta raccogliendo notizie e testimonianze circa i soggiorni montecarlesi del Maestro Giacomo Puccini e circa la storia del Teatro dell’Accademia di Montecarlo, attesto quanto segue:

“Nei primi anni della guerra 1915-1918, trovandomi a Viareggio, ospite della Pensione PINI, attigua alla Villa Puccini da poco costruita, ebbe occasione di esser presentato al Maestro dalla proprietaria della pensione, Signora Pini, donna di notevole levatura culturale che Puccini frequentava e trattava con cordiale familiarità.

Quando seppe che ero di Montecarlo e figliolo di Ferruccio Pardocchi, pressochè coetaneo del Maestro e a lui legato da comuni ricordi d’infanzia, Puccini mi fece molta festa. Mi chiamava “Ferruccino” e si trattenne a lungo e con evidente compiacimento a ricordare e rievocare i suoi festosi soggiorni a Montecarlo, le stagioni d’opera dell’Ottobre montecarlese ed il grazioso teatrino paesano in cui - raccontava allegramente il Maestro – fra una schioppettata e l’altra, s’era spassato un mondo, assistendo a quegli spettacoli ingenui, ma fervidi, quando soggiornava sulle pendici del colle di San Martino, nella villa dei Franceschini, se non erro, suoi parenti.

Ricordo, fra l’altro, che il Maestro con un tantino di cordiale malizia ebbe a dire: “quando c’era opera io mi mettevo ben in fondo al palchetto, perchè nonostante tutta la buona volontà degli allestitori e degli esecutori, ogni tanto c’era una voce che calava o un attacco non proprio preciso e allora era meglio che non sapessero che c’ero anch’io in teatro!”

“Una volta arrivammo tutti in paese sul “caro” (alla lucchese) tirato da un paio di vacche e fu davvero una sortita indimenticabile”

Queste notizie e questi episodi ho appreso nelle circostanze sopra specificate dalla viva voce dell’autore di Boheme”
.
(Avv. Luigi Pardocchi)

martedì 24 giugno 2008

InfoColle_ Silenzio, canta il "Coro della Collegiata di S. Andrea di Montecarlo"



Da fonti d'archivio e da testimonianze dirette e ricordi dei cittadini sappiamo che nei decenni scorsi nella Collegiata di S. Andrea operava una corale polifonica. Il repertorio era costituito principalmente da composizioni di Lorenzo Perosi. Con il passare degli anni poi l'interesse per il coro si è affievolito ed è rimasto solo l'accompagnamento alla liturgia domenicale, come sostegno al popolo.
Nell'estate 2007, su iniziativa di alcuni appassionati di musica e tradizione, in primo luogo Giorgio Pieraccini, si è formato un gruppo che sotto la guida del maestro Gabriele Micheli ha iniziato una formazione vocale con l'intento di eseguire la Missa Pontificalis di Lorenzo Perosi, patrimonio del vecchio coro, per la festa di settembre.
Divisi in gruppi, ognuno con un coordinatore nominato dal maestro, i cantori si sono ritrovati per tutta l'estate preparando le parti della messa. A settembre l'esordio che ha ottenuto successo di pubblico e soddisfazione per i partecipanti.
La decisione è stata unanime: continuiamo.
Si è quindi formalmente costituita un'associazione, con proprio statuto, organismo direttivo e registrazione all'albo del Comune e dal 31 ottobre 2007 è ufficialmente nato il "Coro della Collegiata di S. Andrea di Montecarlo".
E' bello vedere la partecipazione convinta di tante persone, diverse tra loro per sesso, età, condizione sociale, lavoro, ideologie. Il canto unisce tutta questa gente che fino alla scorsa estate magari si salutava a malapena attraversando la piazza ed oggi invece sono pacche sulle spalle e saluti festosi per ricordare l'appuntamento settimanale "allora ci si vede mercoledì?"
E' bello....non solo perchè è bello fare musica, ma perchè lo facciamo usando lo strumento più immediato, la voce, lo strumento a disposizione di tutti, anche di coloro che non hanno studiato musica e che cantano solo per passione.
E cantando si superano le diffidenze e le differenze e si scoprono tanti lati sconosciuti di persone che mai avremmo pensato fossero così.
Naturalmente l'anima del coro è Gabriele, con la sua competenza e professionalità e con la sua simpatia, che conserva intatta la vitalità e la freschezza dei vent'anni anche se ne ha più di 50 e che riesce, non so per quale dono innato, con poche parole e pochi esempi, a tirar fuori la musicalità e l'espressione da tutta questa gente, curando anche la tecnica vocale. Ho imparato più da lui in questi mesi che in due anni al Conservatorio al corso di esercitazioni corali.
Nel corso dell'anno sono state organizzate varie manifestazioni, dal concerto di Capodanno con musiche tradizionali e natalizie e l'accompagnamento dei giovani strumentisti della Filarmonica Puccini, alla liturgia pasquale con la Messa in Do di Charles Gounod, oltre a qualche matrimonio.
Lo scoglio più grosso è stato lo studio dell'oratorio Giovanni Battista-La nascita per Soli, Coro ed Orchestra.
Il maestro Dino Menichetti iniziò a scriverlo nel 1959, prevedendo tre parti: La Nascita, La predicazione di Giovanni, La morte di Giovanni e pianto dei discepoli. Di queste, dal 1959 al 1992 ne ha completata solo una, la prima che, come da lui riportato, "può stare come lavoro musicale a sè". E' un lavoro molto bello e molto difficile, con cambiamenti di tempo, note alterate che non portano a modulazione ma producono intervalli volutamente dissonanti, tantissimi gruppi irregolari (per seguire le parole ) che tendono a confondere a livello ritmico.
La prima esecuzione in Duomo a Pistoia è andata benino, anche se non perfetta. Prevista la replica in Cattedrale a Pescia la sera del 24 giugno.
I prossimi impegni vedono il coro al lavoro su un repertorio profano cinquecentesco. Balletti, villanelle, frottole, di vari autori, da Gastoldi a Banchieri, per dimostrare una vocalità diversa ed una capacità di eseguire programmi di varie epoche.
Ma di questo racconterò la prossima volta.....

InfoColle_ Il Coro della Collegiata in Cattedrale a Pistoia!


Grande il debutto del nostro risorto "Coro della Collegiata di S. Andrea Apostolo di Montecarlo" nella Cattedrale di S. Zeno a Pistoia. All'interno della XV edizione del Concerto di San Giovanni, voluto e dedicato alla figura del maestro Don Dino Menichetti che compie quest'anno novantanni ben portati. Diretto da un formidabile Gabriele Micheli, conterraneo concittadino stimatissimo anche il rinnovato - meglio dire dilatato - impegno musicale su suolo montecarlese, il nostro Coro si è unito per l'occasione alla Corale Valle dei Fiori già Pacini, già nota tra noi per i suoi concerti nel periodo natalizio (presenti anche la "Corale Lorenzo Perosi" di Montecatini Terme e la "Madonna di Coro di San Gennaro"). Il repertorio della serata, in una Pistoia calda e magnifica nella solennità della Piazza del Duomo, ha contemplato varie versioni di "Ave Maria", "Eram quasi agnus innocens", "Intermezzo fugato", "Aria per orchestra d'archi". La prima "extra comunale" del nostro Coro quindi si compie e ancor più si salda in questi nostri concittadini una vocazione al divino amata dal pubblico e dai devoti. Adesso che il largo è spero si deve solo procedere innanzi, quindi stasera alle ore 21,15 tutti a Pescia nella Cattedrale di S. Maria Assunta.

Don Ildos

lunedì 23 giugno 2008

Storia & Tradizioni_ 1325. La Battaglia di Altopascio... e Montecarlo


Domani è San Giovanni Battista. Questo santo, protettore di Firenze e quindi venerato anche a Montecarlo per i quattro secoli in cui abbiamo fatto parte dello stato Granducale, non ha quadri, altari o feste nella nostra Chiesa ma per San Giovanni la comunità inviava nella capitale, in segno di fedeltà, numerosi "fiaschi di trebbiano".
Inizio la pubblicazione di parte di un articolo scritto qualche anno fà in ricordo della battaglia di Altopascio che, in parte, si sarebbe svolta anche sull'attuale territorio di Montecarlo.
Questo pezzo è datato ma inedito, nel senso che non è mai stato pubblicato.

NOTIZIE SULLA BATTAGLIA DI ALTOPASCIO E SUL SUO TEMPO
(TOSCANA 1325) di Frediano Pellegrini.

Tutti noi siamo convinti di vivere tempi perigliosi ed insicuri, il terrorismo, le guerre, la criminalità o l’insicurezza sociale minano la nostra sicurezza e la tranquillità della nostra vita. Tutto questo non ci fa pensare a quanto, nel passato, i nostri antenati hanno effettivamente vissuto in momenti in cui sottrarsi al pericolo, alle devastazioni ed anche alla morte fosse più difficile di oggi.
Penso all’inizio del XIV secolo, (milletrecento), quando i luoghi di confine costituiti dagli attuali comuni di Altopascio, Montecarlo e Porcari furono sconvolti e devastati nel corso della guerra che vedeva opposti gli schieramenti dei Guelfi e dei Ghibellini nella lotta per la supremazia territoriale fra le rivali città di Lucca, Pisa e Firenze .
Tali eventi portarono alla battaglia di Altopascio che, con i susseguenti episodi, costituì uno degli eventi più cruenti avvenuti in Toscana nel medioevo.
Una battaglia che, con la vittoria dei ghibellini imperiali guidati dal Duca di Lucca Castruccio Castracani degli Antelminelli, a danno della colazione guelfa fiorentina capitanata dal condottiero spagnolo Raimondo Cardona, poteva cambiare la storia della nostra regione e di conseguenza quella di tutto il centroitalia.
Solo la prematura morte del Castracani (1) portò allo sfaldamento del suo schieramento, alla dispersione del forte esercito ed al conseguente disfacimento del vasto possedimento conquistato, permettendo a Firenze di riorganizzare le proprie forze e di intraprendere quella continua azione di conquista del contado e delle città vicine che nel corso dei susseguenti secoli porterà alla formazione del Granducato di Toscana.
La battaglia di Altopascio fu combattuta il 23 settembre 1325, ma fu preceduta e seguita da altri scontri armati il cui svolgimento viene narrato con modalità diverse nei libri di storia locale (2) che a sua volta si rifanno alle cronache coeve che narrano di tali eventi guerreschi. (3)
Tornando alla cronaca del nostro scontro, di cui quest’anno ricorre il seicentottantesimo anniversario, le cronache ci narrano che il forte esercito fiorentino provenendo da Fucecchio lungo la via Francigena, dopo aver occupato nell’agosto il castello fortificato di Altopascio, pose il campo presso la Badia di Pozzeveri (4) nel tentativo di costringere a battaglia le forze ghibelline disposte sul colle del Cerruglio, (Montecarlo).
Non è difficile immaginare la dislocazione dell’agguerrito esercito dei lucchesi, e dei loro alleati, stanziato nei centri abitati della giogaia di Montecarlo, (5) l’andirivieni degli esploratori e delle vedette e lo stesso Castruccio che dall’alto del torrione del Cerruglio controlla personalmente l’avanzata del nemico.
Sul proseguio delle operazioni militari i testi di storia locale divergono, il Mori parla di un primo scontro nei pressi di Porcari, il Berti di una battaglia in Cercatoia sotto al Cerruglio. E’ probabile che il Cardona nel tentativo di stanare i ghibellini dalla favorevole posizione rialzata abbia deciso di tagliare loro la via dei rifornimenti da Lucca bloccando la via Vinaria che da Vivinaia andava a Porcari attraverso il colle di Cercatoia e che proprio qui abbia deciso di porre il proprio campo avanzato.(6)

1)Castruccio Castracani degli Antelminelli condottiero e signore di Lucca, Vicario Imperiale, mori a soli 47 anni d’età a seguito di una breve malattia il 3 settembre 1328. la sua tomba si trova nella chiesa di S. Francesco a Lucca.
2)Consultasi al proposito “Storia di Montecarlo” di Ugo Mori edito dalla Nuova Grafica Lucchese nel 1971 o il più recente e completo “La Battaglia di Altopascio” di Roberto Berti edito dalla Stampa Tipografia Francesconi di Lucca.
3)Della battaglia di Altopascio parlano più approfonditamente la “Cronica” di Giovanni Villani e l’autore ignoto delle “Istorie Pistoiesi”, ma anche altri autori più recenti che approfondiscono quegli eventi o la vita di Castruccio Castracani.
4) Presso l’attuale vecchia chiesa e cimitero di Badia Pozzeveri sorgeva nel medioevo un prospero monastero Camaldolese di regola benedettina fondato dopo l’anno mille per volere della famiglia dei Porcaresi.
Intitolato a S. Pietro il cenobio pozzeverino si trovava in una posizione strategica fra la via Francigena Romea ed i pagliareti del lago di Sesto e controllava l’ampio terreno situato fra il rio Tazzera e il fosso Tassinaia in perenne dissidio territoriale, prima con i nobili di Uzzano e Montechiari poi con il Comune di Vivinaia.
Ancora oggi visitando il luogo non è difficile immaginare la distese di tende dell’esercito guelfo accampato sui prati incolti che circondano la chiesa sui primi rialzi del terreno proprio sulla sponda del lago di Bientina.
5) La rocca del Cerruglio esisteva certamente dalla fine del XIII secolo costruita dai lucchesi come posto di avvistamento e di difesa della vicina Vivinaia. (Nelle pergamene pubbliche il Cerruglio viene ricordato già nel 1311). Formato dall’attuale maschio di forma semicircolare ma anche da altri edifici fortificati in modo da dare rifugio ad una guarnigione militare. Ma i soldati lucchesi dovevano essere accampati anche al castello di Porcari, a quello di Montechiari, sul terreno pianeggiante dove ora di trova il paese di Montecarlo, ma soprattutto all’interno delle mura del borgo di Vivinaia.
(6) La Cercatoia è una ampia località situata fra la via Romana a Sud, il rio Tazzera a ovest, ed il rio del Passo a Lucca-S. Gallo a nord-est . E’ ricordata con questo nome fin dal 1291ed ha la sua parte più alta a quota 87 nei pressi delle attuali fattorie Buonamico e Il Pozzo sull’antica via Vinaria di fronte al Cerruglio.

domenica 22 giugno 2008

Il Colle dello Sport_ Onore al Memorial Livio Tintori





E’ appena iniziato il torneo di calcio a 6 più atteso dell’estate montecarlese, il memorial “Livio Tintori”. Quest’anno calcheranno il celebre sussidiario in terra rossa dello stadio comunale ben 12 squadre suddivise in 2 gironi composti da 6 squadre. I team, formati da un massimo di dodici giocatori, si daranno battaglia per entrare a far parte delle 4 squadre che disputeranno le semifinali. La finale, una gara secca, si disputerà invece alla metà di luglio. Il torneo è aperto ai residenti nel comune di Montecarlo oppure a coloro che nell’ultimo anno hanno donato sangue nelle associazioni di donatori di sangue montecarlesi (la Fratres Montecarlo e la Fratres San Salvatore). Unica novità rispetto agli anni passati è stata invece l’apertura delle iscrizioni a squadre di donatori di sangue provenienti da tutta la provincia di Lucca, fattore di novità che avrà sicuramente conseguenze positive sulla spettacolarità di questa edizione. Tutte le squadre montecarlesi, come di consueto, avranno nomi che rimandano a specificità del nostro territorio. Da ricordare che il ricavato delle iscrizioni e delle singole partite sarà interamente devoluto alle associazioni di donatori di sangue presenti sul nostro territorio.

Il calendario delle partite, l'albo d'oro, tutti gli aggiornamenti e le interviste ai protagonisti del torneo… presto e solo sul tordo-web.

Marino Bartoletti Jr.

venerdì 20 giugno 2008

Storia & Tradizioni_ San Piero in Campo IV




Ancora foto su San piero in Campo oggi:

giovedì 19 giugno 2008

mercoledì 18 giugno 2008

Storia & Tradizioni_ San Piero in Campo III



Vista attuale del campanile di San Piero e vista "dal" campanile di San Piero in direzione Montalbano.

lunedì 16 giugno 2008

Storia & Tradizioni_ E San Piero sia...II



Ancora foto prese in prestito dall'Archivio dell'Amico Giorgio.

sabato 14 giugno 2008

Storia & Tradizioni_ E San Piero sia



L'amico "Divino" con il suo post su San Piero ci ha ricordato che il prossimo 29 giugno è la festa di San Pietro e Paolo. Questa ricorrenza, oggi sconosciuta a Montecarlo, ricorda a molti la festa e fiera che in quel giorno si svolgeva intorno alla Pieve di San Piero in Campo, (San Piero e non San Pietro: la storia la fanno i popoli e non gli esperti).
Ma questi ricordi fanno affiorare nella mente anche tante altre cose: dalla millenaria Pieve oggi riscoperta, alla Villa Capponi con molteplici fatti storici sconosciuti ai più, ma sopratutto la Fattoria con i suoi depositi ed i suoi poderi, la vita contadina, il circolo Enal.
E le leggende: dalla gallina delle uova d'oro al "piazzale dei duelli" sul confine con Veneri, dalla Golpaia al Ponte alle Lapidi.

Largo quindi ai ricordi scritti ed alle foto. (Mi permetto di inserirne qui alcune prese in prestito dall'archivio dell'amico Giorgio Pieraccini).

Ma poi largo al futuro. San Piero è un'altro luogo di Montecarlo che ha bisogno di essere ripensato, ristrutturato, riutilizzato, rivitalizzato.
Monsignor Vescovo a Lucca, (alla presentazione del volume sui reperti archeologici recentemente studiati), disse che auspicava un celere ritorno di San Piero in Campo alla disponibilità del culto per la Parrocchia di Montecarlo , ma che San Piero poteva svolgere anche un ulteriore ruolo per le nostre comunità.
Prego perchè gli si voglia risparmiare "un'altra inaugurazione per la prossima primavera" ma auspico che per quella data si concretizzi un progetto di utilizzazione: condiviso, fattibile, utile.
(Magari ci ritroviamo il 29 giugno 2009 a fare una bella corsa con i sacchi . . . . come una volta.)

venerdì 13 giugno 2008

Storia & Tradizioni_ Ottava di Simone Seghetti




La millenaria chiesa ebbe pur scampo
dalla grama perfidia d’Uguccione,
e dall’incendio di S. Piero in Campo
servia tutt’oggi la popolazione.
Bruta una mano di cattivo stampo
ha sigillato l’antico portone,
mandando il pastore co’ credenti
a dire Messa fuori ai quattro venti

Simone Seghetti, 1968, poeta estemporaneo montecarlese

Storia & Tradizioni La Pieve di San Piero in Campo



La pieve di San Piero in Campo sorge alla sinistra del torrente Pescia Minor (attuale Pescia di Collodi) in una zona pianeggiante posta alle estreme propaggini occidentali della Valdinievole ed a pochi chilometri a meridione della Cassia Minor, una delle più importanti strade della Toscana antica e medievale, alla sua uscita dalla valle in direzione di Lucca. Recenti scavi fanno risalire l’originario edificio di culto addirittura ai tempi dell’Impero romano. La pieve giace, infatti, in una zona che per toponomastica afferma la sua più schietta romanità. Esisteva infatti in quei pressi il castrum Veneris (Veneri) ed il delubro Fanum Martis nella regione Marsualla (Marzalla).
Essendo fuor di dubbio che la chiesa di S. Piero sia una delle più antiche (se non la più antica) della Valdinievole, è presumibile che sia sorta alla fine del IV secolo, quando l’imperatore Arcadio ordinò la demolizione di tutti i templi pagani che ancora di si trovavano nelle campagne; volendo in questo modo metter fine alle rinascenti superstizioni contadine. Fu forse in questa occasione che si distrussero i templi di Veneri e del Castellare. Se queste due località, in mezzo alle quali trovasi la chiesa di San Piero, nell’epoca romana erano due centri di culto di divinità pagane, è evidente che le località stesse erano molto abitate oppure molto frequentate per essere attraversate dalla via Cassia; ragion per cui si doveva sentire il bisogno di edificare in quel luogo un tempio per il culto cristiano.
E’ noto che solo a partire dal IV secolo si cominciò ad assegnare un vero e proprio titolo alle chiese, prima definite semplicemente “case del Signore”. Così, solo a partire dal IV secolo si iniziarono ad intitolare le chiese a Salvatore (quindi, ancora al Signore) oppure a Pietro, principe degli apostoli del Cristo. E, solamente dopo il concilio di Efeso del 431 che riconobbe la Madonna come madre di Dio e quindi consacrò ufficialmente il culto della vergine, si iniziarono a dedicare chiese anche a Maria. L’intitolazione di questa pieve a San Pietro, quindi, non farebbe altro che confermare la straordinaria antichità di questo luogo di culto.

La chiesa, che per secoli ha versato in stato di grave abbandono, grazie ad un intenso lavoro di restauro è stata interamente recuperata e presto verrà riutilizzata per lo svolgimento delle funzioni religiose. Si tratta di uno tra i più dei splendidi edifici ecclesiastici in stile romanico di tutta la Toscana anche se l’edificio originale risale all’epoca tardo-antica. Secondo la tradizione fu una delle 28 Pievi Battesimali consacrate da S. Frediano Vescovo nel VI secolo ma i primi documenti certi che comprovano l’esistenza della chiesa risalgono all’846 ed al 913. Una bolla papale di Innocenzo IV del 1252 rivela la singolare considerazione che avevano di essa i Sommi Pontefici. Nel documento vengono elencate le chiese ad esse soggette: la chiesa di S. Marco del Cerruglio, la chiesa di San Salvatore, la chiesa di Santa Maria della Stradicciola (oggi Marginone) e quella di San Michele alle Spianate. Nel 1314 il borgo di San Piero in Campo venne distrutto dalle truppe di Uguccione della Faggiola, di conseguenza la pieve venne perdendo sempre più molta della sua antica importanza. Nel 1383, infatti, il vicario del vescovo di Lucca constatò che la chiesa sorgeva in un luogo abbandonato e totalmente distrutto. Con una bolla pontificia di Gregorio XII datata 29 luglio 1408 si trasferì e si riunì la pieve di San Piero in Campo, con tutti i suoi diritti e privilegi, nella chiesa di S. Andrea in Montecarlo. Privata del suo antico splendore, la chiesa di San Piero in Campo venne affidata per un lungo periodo a cappellani dipendenti dal pievano di Montecarlo ma non doveva esser bene conservata se un documento del 1486 attesta che la chiesa ospitò la bottega di un artigiano lombardo. Nel 1508 la Pieve con i suoi beni fu concessa a livello perpetuo alla nobile famiglia fiorentina dei Capponi, la quale restaurò l’edificio di culto nel 1509. Nel 1720 la villa annessa alla chiesa, divenuta residenza di campagna dei Capponi, ospitò Maria Violante di Baviera, vedova del Granduca Ferdinando di Toscana. Per tutto il XIX secolo non si hanno più notizie della chiesa anche se sappiamo che nel 1907 crollò il tetto, ma i restauri del 1908 non furono eseguiti con il rigore e l’accuratezza richiesti per un monumento di tanto pregio, così la chiesa subì danni irreparabili, anche se la copertura data dal tetto fu assicurata. Nel 1925 la chiesa venne addirittura adibita a granaio e solo nel 1947 furono effettuati i primi importanti lavori di restauro. Negli anni ’70 venne acquisita dalla Diocesi di Pescia e nel 1982 la Soprintendenza di Pisa eseguì un completo rilevamento dell’edificio. Gli attuali lavori di restauro porteranno presto al recupero dell’edificio sacro.

Per quanto riguarda le nozioni artistiche c’è da dire che l’edificio romanico è stato eretto nel XII secolo e presenta un’armoniosa facciata in pietra serena ed un portale in marmo bianco. L’aula è a tre navate, divise da nove colonne ed un pilastro che sostengono le campate di archi della facciata dell’abside mentre la torre campanaria sembra risalire ad un’epoca precedente il XII secolo. Per quanto riguarda l’architettura e le decorazioni è tra le più integre della Valdinievole, così da offrirsi come modello di edificio romanico originale in tutte le sue parti.

I recenti scavi archeologici condotti dall’archeologo Ciampoltrini hanno portato alla scoperta dell’impianto originario di una chiesa databile tra il IV ed il V secolo d.C. e di una seconda risalente al IX secolo (vedi foto). In particolare i lavori archeologici hanno riportato alla luce un’aula molto vasta con una grande abside affiancata da una cappella battesimale anch’essa absidata, all’interno della quale è stato ritrovato un fonte battesimale di epoca tardo-antica. Il complesso che è stato rinvenuto si presenta dunque come il primo grande insediamento cristiano sorto sulla direttrice della Cassia Minor e fa della Valdinievole una delle prime regioni cristianizzate di tutta la Toscana.


FONTI:
M. G. ARCAMONE, La toponomastica tra e intorno alle due péscie, in A. SPICCIANI (a cura di) Guadi della Cassia, terre di confine tra Lucca e il Granducato di Toscana, Pisa, Ets, 1997.
I. MORETTI, Il romanico della Valdinievole tra Lucca e Pistoia, in Atti del convegno sulle parrocchie e sulle pievi della Valdinievole, (Buggiano Castello, giugno 2005), Buggiano 2006.
U. MORI, Storia di Montecarlo, edizione rivista a cura di M. SEGHIERI e G. TORI, Lucca, Nuova Grafica Lucchese, 1971.
R. PESCAGLINI MONTI, Il sistema delle pievi della Valdinievole “lucchese” fino al XIII secolo, in Atti del convegno sulle pievi e sulle parrocchie della Valdinievole fino alle Rationes decimarum Italie (Buggiano Castello, giugno 2005), Buggiano 2006.
N. RAUTY, Dedicazione delle pievi e delle parrocchie della Valdinievole al tempo delle decime della sede apostolica (seconda metà del secolo XIII) in Atti del convegno sulle pievi e sulle parrocchie della Valdinievole fino alle Rationes decimarum Italie, (Buggiano Castello, 2005), Buggiano 2006.
E. REPETTI, Dizionario storico-geografico della Toscana, Vol. I-II-III-IV-V-VI, Firenze, Federazione casse di risparmio della Toscana, 1972, (18431).
E. SALVINI, La viabilità della Valdinievole nel periodo antico ed in epoca moderna, in Atti del convegno sulla viabilità in Valdinievole dall’antichità ad oggi, (Buggiano Castello, giugno 1981), Buggiano 1982.
R. STOPANI, La Via Cassia nel Medioevo: una alternativa alla via Francigena, in A. SPICCIANI (a cura di) Guadi della Cassia, terre di confine tra Lucca e il Granducato di Toscana, Pisa, Ets, 1997.
T. SZABO’, Comuni e politica stradale in Italia e in Toscana nel Medioevo, Bologna, Clueb, 1992.
J. PLESNER, Una rivoluzione stradale del Dugento, Firenze, La Seppia, 1980, (19381)
G. CIAMPOLTRINI, La città e la pieve. Paesaggi urbani e rurali di Lucca fra tarda antichità ed alto medioevo in G. CIAMPOLTRINI (a cura di) San Pietro in campo a Montecarlo. Archeologia di una “Plebs Baptismalis” del territorio di Lucca, Fondazione cassa di risparmio di Lucca, 2007
S. NELLI, opera omnia

Dario Donatini

Pensieri Liberi_ Bentornata!


Bentornata Foto Federica Del Bino. Dal 1 giugno, dopo circa otto mesi di "forzato" riposo, è tornata a far parte della compagine dei Vigili Urbani del Comune di Montecarlo la Signora Federica Del Bino.
Federica, che ha già prestato servizio a Montecarlo, pre tre anni è adesso definitivamente Agente della Polizia Municipale.
Da parte dei colleghi e degli amici paesani un bentornata, per gli automobilisti indisciplinati un "attenti" perchè dietro quell'aria di tranquilla simpatia troverete una persona decisa e professionalmente preparata.

giovedì 12 giugno 2008

Arte & Rime Libere_ Quando si resta soli...



QUANDO SI RESTA SOLI

Ho passato tanti anni nella vita
Con una speranza che tenevo al cuore:
di avere una famiglia riunita
piena di volontà, piena d’amore.
Oggi invece ci tengo una ferita
Che di continuo me lo dà un dolore
E che nessuno me lo può colmare,
fino alla tomba lo dovrò portare.

Si, ho cercato di dimenticare
Ma una visione ho sempre davanti:
era una donna che ‘un posso scordare,
fin da bambini si divenne amanti.
Sempre mi sembra sentirla parlare
E di vedermi quell’occhi brillanti
Che l’aveva per dono di natura
Quella grandiosa donna casta e pura.

Tu sapessi la vita come è dura
Qualndo la compagnia più non c’hai
E che sei giunto a un’età matura
Credi scordarla non lo potrò mai.
Tutte le cose mi facea con cura
In tutti gli anni che insieme passai.
Quelli erano anni, quella era la vita
Ma troppo presto credimi è finita.

Ora non trovo più cosa gradita
Per ridare la pace a questo cuore
E poterla guarì quella ferita;
ma tanto tanto pregherò il Signore
che mi faccia passare all’altra vita,
così calmare si potrà il dolore
quando trovata riavrò la bella
perché da questo cuore ‘un si cancella.
Taccone, 1979

mercoledì 11 giugno 2008

Pensieri Liberi_ Corso di Ballo per tutti i giovini montecarlesi

Offriamo ai giovani e giovani ancora dentro di Montecarlo un pratico filmato di arte ritmica da poter apprendere con poche sedute direttamente a casa. Vedrete che nel e per l'estate 2008 questa tecnica servirà per l'acchiappo ed il baccaglio di qualsiasi femmena in circuito libero innanzi a voi. Raccomandiamo in particolare l'uso durante la consueta ed desueta sagra del cencio che si svolge a Marginone in quel di agosto. Se qualcuno volesse filmandosi dimostrare altre ignote tecniche di movimento e danza eccoci pronti a recepervi e proiettarvi nella galassia del web.

Don Ildos

martedì 10 giugno 2008

103 compleanni "Chi si ricorda questo giorno ? "


TRE ANNI FA' GRANDE FESTA PER IL CENTENARIO DEL NOSTRO CAMPANILE.
ALCUNI RICORDI.
IL CAMPANILE PARLA
Or son cent'anni, fo da sentinella
in questo borgo antico, medioevale
alla Collegiata, mia sorella
da dove la preghiera al Cielo sale.
Ormai ne ho viste di tutti i colori:
guerre, battaglie, liti tra vicini
profondo odio, meravigliosi amori
il declinar di gloriosi destini.
Oggi continuo ancor le tradizioni
del mio illustre predecessore:
la mia voce annuncia le funzioni
religiose, alle canoniche ore.
Segnano ancora i ritmi della vita
le mie campane, come un vecchio saggio:
dal Battesimo, al suon della Smarrita
dal matrimonio, all'ultimo Viaggio!
CERRUGLIO

InfoColle_ La Tosca al Rassicurati conquista il pubblico e l'immaginario d'una Montecarlo...

Grande il successo della Tosca al Rassicurati. Non lo diciamo certo noi, uomini fieri e rozzi della campagna dell'ultimo varco delle sei miglia, tanto meno lo scrivente, figlio della generazione della tv totale, il quale potrebbe misurare il successo con l'inganno del numero dei presenti in sala o chissà da quale effetto scenico. No. E' stato il tipo di pubblico a sancire il successo di una rappresentazione ritenuta "eccezionale", a dispetto dei limiti di spazio in cui si è deciso ed ardito allestirla. Presente il pubblico affezionato di Montecarlo, d'ogni sua contrada, ma in moltissimi presenti cittadini di Lucca e di altri borghi per non parlare di turisti stranieri, in specie del ceppo anglosassone. Un'apoteosi di culture piegate sotto la volta settecentesca del Rassicurati e rapiti da una conduzione maestosa ed inattesa del capolavoro pucciniano. Un passo innanzi nell'eccellenza che la nostra terra può non più solo ambire ma stringere forte in pugno per farne elemento di richiamo culturale e turistico, quindi di sviluppo per interi settori del nostro comparto produttivo, dal ricettivo al vinicolo all'enogastronomico. Il dado è tratto, perchè già alcune delle nostre strutture - delle quali a breve parleremo per cantarne la medio alta qualità che solo la forza e la fantasia dei proprietari ha potuto - hanno cominciato ad offrire pacchetti di permanenza a Montecarlo in occasione della lirica a Teatro. Segno allora che è giunto il momento di innalzare a sistema e rete quanto, nel poco ancora, possiamo tributare alla nostra eccellenza. Dunque, che il signore ci conservi il Maestro Handt, da trentanni anima della lirica montecarlese, e viva l'uomo Puccini che più d'un secolo fa il destino condusse, come il padre, sul colle sempre verde della nostra Montecarlo.

Vittorio Fantozzi di Taccone

domenica 8 giugno 2008

"IL PASCIUTO NON CREDE AL DIGIUNO"


A Roma si è conclusa nei giorni scorsi la conferenza mondiale della FAO sulla "Sicurezza Alimentare". Alla fine delle estenuanti trattative i 183 paesi membri hanno approvato, per acclamazione, una dichiarazione finale che, se mette sul piatto un consistente aumento delle somme destinate ad affrontare l'emergenza alimentare, di fatto, non ha trovato un piano comune d'azione sul lungo periodo.
Le critiche e le riserve non vengono solo dai paesi sudamericani e dalle ONG indipendenti, ma perfino dal Vaticano. Infatti l'Osservatore Romano, organo della Santa Sede, scrive "Tante parole, nessuna soluzione".
Queste riflessioni mi vengono dall'aver ricevuto nei giorni scorsi la lettera proveniente dal Burkina (in foto), tali ringraziamenti inviati, fra gli altri, a me, in realtà io intendo girarli a quanti a San Salvatore e Montecarlo hanno contribuito più di me al finanziamento delle iniziative in Africa, io ho solo accompagnato il Sindaco in visita a Montecarlo.
Circa 26.000 euro trasferiti da Montecarlo a Tougouri in tre anni sono un risultato soddisfacente, (un lavoratore in Burkina guadagna circa 25/30 euro al mese), ma le notizie che sentiamo tutti i giorni sul petrolio a 140 dollari e sul raddoppio dei prezzi dei generi alimentari di prima necessità, (riso, grano, miglio), non consentono distrazioni.
Che cosa succederà nei prossimi anni ? qui non è più questione di iniziative folcloristiche o di carità cristiana ma è il momento delle "decisioni politiche" .
La sicurezza alimentari ed i livelli minimi di vita si vincono con microcredito, progetti di svuluppo locali, ottimizzazione delle coltivazioni alimentari, pace, giustizia..............
Illusori sono i progetti per la modifica del Codice Penale, se questa massa di disperati li aspettiamo sulle nostre spiagge invece che recarci prima nei loro villaggi.

sabato 7 giugno 2008

Pensieri Liberi_ 007 all'Ipercoop

Grande opera dedicata al Nasara. Per un week end all'insegna dello shopping. Con affetto la comunità della Cercatoia bassa.

Storie & Tradizioni_ Montecarlo e Pescia. Anno Domini 1885

Pescia, Piazza Mazzini, fine 1800


Una questione interessante sta per far capolino all’orizzonte delle discussioni municipali, ed ecco di che si tratta. Le relazioni che legaano, per così dire, il comune di Montecarlo a quello di Pescia, riflettono principalmente il mandamento, la diogesi, lo spedale, e secondariamente i rapporti commerciali.
Rifacciamoci di fondo, tanto per far le cose alla rovescia: è un fatto incontrastabile che le migliorate condizioni di viabilità, la ferrovia e lo sviluppo commerciale della città di Lucca, hanno a poco a poco sviato i negozianti dai mercati di Pescia. Ciò è dipeso da un comlplesso di fatti a cui però non è affatto estranea l’imprevidenza dei signori pesciatini; poiché, se è veroched il mercato di Pescia non offre al commerciante tutti quei vantaggi che poteva accordargli una volta, è anche vero che per rispetto al Comune di Montecarlo, Pescia ha ormai pronunziarto il suo superbo ME N’IMPIPPO col ricusarsi a indispensabili miglioramenti nei mezzi di comunicazione stradale, con suo danno ecvidente, prossimo e remoto.

Montecarlo, fine '800

Ecco intanto cosa succede: poiché (si ragiona) per ragioni di un più vantaggioso commercio siamo attratti alla città di Lucca, non sarebbe meglio dipendere addirittura dal mandamento di Capannori e dalla diogesi di Lucca?
Per non incappare in qualche questione di regionalismo e campanilismo, sorvoliamo volentieri su certi altri argomenti, che non sono affatto spregiabili, tra’ quali figura anche quello dell’inutilità per noi d’avere uno spedaluccio in Pescia, mentre preferiamo, e non di rado siamo costretti a valerci dell’ospizio di Lucca che ci offre più accessibilità e maggiori vantaggi. Onde non è una stranezza se questa popolazione chiederà al Governo il distacco delle rendite assegnate già allo spedale di Pescia a danno di vari enti soppressi a Montecarlo, per essere unite al patrimonio dell’ospizio di Lucca, e se domanderà di pure di dipendere dal mandamento di Capannori e dalla diogesi di Lucca.
Fra non molto siffatte questioni saranno discusse dalle competenti autorità: frattanto si vanno coprendo di firme le relative domande; e noi torneremo a parlarne, allorchè ci sarà dato di poterne trattare con più cognizione di causa.

C. Viaggi
Non condividiamo tutte le idee dell’autore. N.d.R.

Il Tordo, 20 dicembre 1885

giovedì 5 giugno 2008

InfoColle_ 6 ed 8 Giugno "La Tosca" di Puccini al Teatro Rassicurati

La pianista estone Aleksandra Rostovtseva al Rassicurati

Venerdì 6 e domenica 8 giugno al Rassicurati andrà in scena "La Tosca" dio Giacomo Puccini, diretta dal mitico maestro Herbert Handt, da più di tre decenni indiscutibile direttore della stagione lirica del Teatro dei Rassicurati. Venerdì 6 e domenica 8 alle 21 al Rassicurati, l’opera in tre atti di Puccini su libretto di Giacosa e Illica, con la storia delle celebre cantante e del pittore Cavaradossi, per la regia di Beppe Menegatti (tra l'altro marito di Carla Fracci), interpretati dal soprano Ombretta Macchi e dal tenore Fulvio Oberto. Altri interpreti il baritono Gabriele Spina nei panni del barone Scarpia, il basso Francesco Facini, il tenore Claudio Sassetti nei panni del poliziotto Spoletta, Nicola Mugnaini nel “Sagrestano” e Giovanni Caramanna. Presente anche il coro di voci bianche di Viareggio diretto da Susanna Altemura e l’ottetto vocale ed orchestra dell’Accademia Italiana Canto. Sabato 7 giugno alle 21, per colmare la pausa in attesa della replica di Domenica, concerto per violino e pianoforte con musiche da Manon Lescaut, La Bohème, Madama Butterfly.





I Biglietti per la Tosca costano 25 euro, ridotto 15, mentre per il concerto 15 euro, ridotti 10. Per informazioni c'è l'ufficio cultura del Comune di Montecarlo 0583-229725

mercoledì 4 giugno 2008

Mangiar&Bere_ Due ricette per l'estate montecarlese



CILIEGIE AL ROSSO
Ingredienti per 4 persone
600 g. di ciliegie, 2 bottiglie di vino rosso Montecarlo, una stecca di cannella, 1 bicchiere di maraschino, 6 cucchiai da cucina di zucchero, due scorze di limone.
Esecuzione
Lavare le ciliegie, togliere il gambo e mettere a bollire con tutti gli ingredienti, togliere dal fuco quando le ciliegie saranno cotte ma non tanto da sfarsi, mettere in frigorifero e servire fresche, si possono gustare anche con il gelato.

MACEDONIA DI FRUTTA FRESCA
Ingredienti per 6-8 persone
2 mele, 2 banane, 2 pere, una pigna d’uva bianca, una pigna d’uva nera, aggiungere poi a volontà altra frutta di stagione, 1 bottiglia di bianco di Montecarlo, 4 bicchieri di gin, 1 bicchere di Vomouth bianco, 1 bicchierino di brandy, il succo di un limone, 6 grossi cucchiai di zucchero.
Esecuzione
Sbucciare la frutta, tagliarli a piccoli dadetti ponendola in un recipiente di vetro, aggiungere lo zucchero, il vino e man mano tutti gli altri ingredienti, rumare perché lo zucchero si sciolga e mettere in frigorifero per circa un’ora e ½.

Tratto da: CONSANI UMBERTO, Cucinare col vino, Lucca, M. P. Fazzi, 1988
Il moscerino nel tino.

domenica 1 giugno 2008

Pensieri Liberi_ Viva La Repubblica Italiana!



Lunedi 2 giugno 2008 festa della repubblica italiana.
Festa istituita nel 1948 per festeggiare la proclamazione della Repubblica Italiana, dopo il referendum costituzionale del 2 giugno 1946, in cui gli italiani scelsero con libere votazioni la forma costituzionale della repubblica rispetto alle secolari forme monarchiche ed alla regnante Casa Savoia, fautrice dell'Unità Italiana ma ormai troppo compromessa con il ventennio fascista.
Questa festa sembra ormai passata in disuso vittima del particolarismo regionalista che sembra andare alla grande in Italia in questo momento e della generale sfiducia verso ogni forma di Istituzione che ci fà fidare unicamente nella nostra superiore "ragione" personale .
Troppi dimenticano i pregi dell'Unità nazionale Italiana, gli sforzi per la Repubblica e per la liberazione da forme dittatoriali. E troppi dimenticano il benessere arrecato al nostro paese da oltre sessantanni di pace, democrazia, e libertà.
Pertanto viva Montecarlo, viva la Toscana, viva l'Europa Unita...ma sopratutto viva la Repubblica Italiana.