venerdì 30 maggio 2008
InfoColle_ Viva Michele Bartoli. Al via la 3° Gran Fondo a Montecarlo
Eh.. si amici di Montecarlo, San Salvatore e dintorni siamo arrivati al "GRAN GIORNO DELLA GRAN FONDO" .
Da domani pomeriggio il centro storico di Montecarlo sarà occupato dalla variopinta carovana che annuncia l'arrico degli oltri mille partecipanti alla terza edizione dela Gran Fondo Michele Bartoli 2008 di domenica 1 giugno.
Oltre mille partecipanti agonistici, altri accompagnatori, gli organizzatori .....la Gran Fondo è ormai una delle più grandi, importanti ed economicamente valide manifestazioni che si tengono a Montecarlo.
Ed il nostro colle è certamente l'ambiente morfologicamente più adatto per quanti sono : amici della bici, della bike, del ciclocross ed ogni altra escursione non agonistica su due ruote. E per quelli che a questa attività vogliono unire interessi culturali e passione gastronomica.
Certo bisogna prendere atto che tutte queste manifestazioni "frastornano" il normale scorrere della vita paesana e creano non poche complicazione ai residenti che amano più le "quattro che le due ruote".
Bisogna effettuare delle scelte: largo alle grandi manifestazioni ed ai ciclisti turisti che salgono verso Montecarlo, e parsimonia verso l'inflazione di piccole gare autoreferenziali che poco portano e molto chiedono.
Quindi Viva Michele Bartoli, viva la Granfondo e Grazie a tutti quelli che in questo fine settimana ci verranno a trovare.
giovedì 29 maggio 2008
Cronache del Tordo_ Montecarlo 1325. Uguccione e Castruccio in Battaglia
Uguccione Della Faggiola
Castruccio Castracani
Ugo da Montechiaro, Il Tordo 1885
mercoledì 28 maggio 2008
Pensieri Liberi_ Comprare un giubbotto senza scontrino?
Dedicato a Nasara, un filmato istruttivo per farsi una risata, cosa della quale nelle miserie umane di ogni giorno abbiamo sempre bisogno.
Memorie & Tradizioni_ Viva Garibaldi! anche a Montecarlo...
Nel luglio del passato anno 2007 sono ricorsi i duecento anni dalla nascita del generale Giuseppe Garibaldi. L'eroe dei due mondi, fra le icone della storia patria del risorgimento italiano, è stato un mito inossidabile per diverse generazioni dei giovani di molti paesi.
Nel corso di tutto l'anno si sono susseguite varie manifestazioni, convegni, mostre, rievocazioni e celebrazioni che continuano anche adesso in quanto ogni Comune o paese della nostra Republica vuole dare il proprio contributo se non altro da parte di quella popolazione che si sente orgogliosa di essere italiana e che considera Garibaldi fra i maggiori attori dell'avvenutà Unità Italiana di cui ricorrerano i 150 anni nel 2011.
Non esiste statista italiano che abbia cosi tante strade o piazze intitolate ed quasi ogni paese ha almeno una targa di un passaggio, discorso, celebrazione.
Anche Montecarlo ha la sua piazza Garibaldi in quanto l'antica Piazza d'armi di fronte alla Fortezza, comunemente detta “piazzetta”, fù intitolata al Duce dei Mille dal Consiglio Comunale il 21 agosto 1889.
Nella vicina Pescia nei mesi scorsi si è tenuta una mostra sul periodo garibaldino e nell'aprile è stato edito, a cura dell'Associazione storico-culturale Gente di Valdinievole, un volume scritto dal ricercatore di storia locale Cesare Bocci intitolato “IL MITO DI GARIBALDI IN VALDINIEVOLE 1848-1915” Presenza, influenza, e memoria.
L'elegante opera in color “camicia rossa” ci parla della nascita del mito di Garibaldi in Valdinievole, dei tanti garibaldini che parteciparono a vario titolo alle sue imprese vittoriose ed alle dolorose sconfitte e del loro ruolo nella società post-unitaria ancora contadina ma con forti ifluenze artigiane e liberali.
Cesare Bocci, qui, parla poco di Montecarlo, ma ci mostra tutte le lapidi che nei vari centri urbani rimandano la memoria del generale, ma sopratutto narrà nei dettagli e con la “viva voce” di un diario di un giovine che assistette all'evento, la leggendaria visita dell'eroe indomito alla citta di Pescia ed a Collodi nel dì dell'otto luglio 1867.
Garibaldi vide Montecarlo solo da lontano ma garibaldini furono diversi nostri concittadini, sia montecarlesi-doc che altopascesi.
Nelle memorie paesane rimangono le figure, e le foto, degli ultimi due eroi in camicia rossa di cui si abbia ricordo: Seghieri Ruggero abitante in “pescheria” e Frediani Eugenio San Salvatorino d'adozione.
Ma recenti ricerche del Dott. Sergio Nelli hanno trovato notizie di altri precedenti combattenti fra le file degli eroi del riorgimento a cominciare da un giovane Pardocchi quattordicenne, fuggito da casa e creduto morto, il quale invece aveva inseguito l'avventura e la “storia”.
Ho chiesto a Bocci di fissare in uno scritto specifico quanto si conosce sui garibaldini di Montecarlo per poterlo pubblicare sul Tordo, nel frattempo chi volesse dare uno sguardo a “Il mito di Garibaldi in Valdinievole 1848-1915” lo può fare acquistandolo presso l'edicola Barsi in via Roma.
I più scettici sulla diffusione del mito a Montecarlo possono poi recarsi in fondo a via Cairoli dove, sul lato dell'abitazione ex-Maionchi, si trova una pietra con scritto “VIVA GARIBALDI” i più entusiasti possono invece constatare che effettivamente l'intitolazione di una piazza è un po' poco per chi ha contribuito “a fare l'Italia disposto a morire per questo ” e che forse per un mito ed un esempio cosi ancora attuale si potrebbe fare ancora qualcosa.............
InfoColle_ E' un colore il buio? Interpreti i giovani montecarlesi
Interpreti sono i seguenti ragazzi montecarlesi e amici di Montecarlo: Federica Pieroni, Sara Gemignani, Letizia Dogana, Maida Del Sarto, Chiara Emiliozzi, Tania Del Sarto, Francesco Menchini, Elena Chelini, Paolo Sechi, Giulia Pollastrini, Francesco Capocchi, Caterina Pieraccini, Sara Carmignani, Andrea Aspesi. La loro performance è il termine di un'esperienza laboratoriale a cui ha partecipato il fior fiore della nostra terra, con la drammaturgia dell'immagine diretta da Sergio Giannini e Kety Di Basilio - responsabili dell'Associazione And Or Margini Creativi, la stessa che si occupa dei corsi di teatro per le nostre scuole. Il primo percorso teatrale con un gruppo di giovani provenienti dal nostro territorio, ha privilegiato nella prima fase l'espressività corporea che ha permesso al gruppo di espandere le proprie potenzialità comunicative attraverso esperienze divergenti. Un lavoro che ha portato il gruppo ad incontrare la paura e di seguito il coraggio, temi attorno ai quali si è formalizzata la perfomance finale. Niente da capire, un'esperienza alla quale partecipare, un senso da costruire: suggestioni, colori, musica, ritmo, corpo, frasi apparentemente sconnesse, per ricercare il coraggio di muoversi sul filo della paura.
Il Fantasma del Rassicurati
martedì 27 maggio 2008
STORIA E TRADIZIONI_I TORDI, I ROMANI... E GLI ALTRI
I TORDI, I ROMANI… E GLI ALTRI.
Il re della mensa e il sovrano dell’armonia, il magister elegantiarum di tutti i volatili, arriva fra noi dagli alti monti del Settentrione, ghiotto di olive e di ginepro, verso le prime giornate del mite ottobre bacchico. Turista perfetto ed esperimentato, non oltrepassa il Mediterraneo…E soltanto nei mesi più freddi va a godersi le aulenti e folte verzure solatie dell’Egitto e dell’Arabia; si spinge financo- quando la tramontana e le brinate lo pungono- verso Madera torpida allattatrice. Magari… senza neppure aver letto il libro del Mantegazza! Nell’Italia centrale si ferma alla spicciolata, a branchi, a stormi, in comitive grosse e piccine: si trattiene in gran quantità nei centenari e lussuosi boschi maremmani, bellissimi ed estesi, sempre verdi, dalla luce opaca, semimovente e frastagliata; s’indugia fra le fresche selve delle Maremme e del Lazio, della Valdinievole e del Mugello, dove Filippo Panati, cacciatore e poeta così li salutò: Udite dei tordi al dolce spasso… Sono ancora i pacieri augei di passo.
Linneo oltre ad essere un grande scienziato, fu anche un artista squisito e chiamò il vispo ed agile e prelibato uccello canoro e silvano per eccellenza: turdus musicus. Il tordo è realmente il re dell’armonia! E la delizia dei popoli del settentrione, ravvivando d’inesprimibile letizia la maestà delle foreste. Quando in primavera il maschio (Dio ha voluto, nella sua misericordia infinita, che le mogli degli uccelli, a differenza di quelle degli uomini, non svernassero) è appollaiato sulla sommità delle querce, dei lecci, degli albogattici, degli ulivi, egli gorgheggia alto squillando, pieno di espressione geniale e con splendido timbro appassionatissimo sovra tutti gli altri cantori. Non c’è uccelliera, o parentaio, roccolo o boschetto di reputazione senza un “tordino” di nido, allevato e educato a cantare i versi: un canto simile, tale tesoro inesauribile di note limpide, di agili trilli, ora modulati, ora squillanti che si odono a gran distanza nel silenzio delle ore mattutine, non solo fa accorrere da lontano i tordi emigranti ma li rende attoniti e stupefatti. Eccoli a branchi che si alternano desiosi attorno al tenore incomparabile, contemplando estatici quasi per chiedergli: “Perché canti così? Perché, mentre noi fuggiamo il freddo, tu intuoni con tant’anima la canzone di primavera, la canzone dell’amore? I mesi hanno forse cambiato l’ordine loro? Forse non c’è più l’inverno e sei tu l’araldo della lieta novella? Mai folla di spettatori ammirò e salutò così un artista lirico. Io credo sul serio al linguaggio dei canori silvani: essi parlano cantando come diceva Adelina Patti.
I greci tennero il tordo in gran considerazione. Lo proclamarono cibo prezioso degli dei… E i Romani poco mancò che gli innalzassero un monumento, magari un tempio. Tantochè proibirono ai servi di mangiare la carne prelibata. I poeti lo magnificarono, sovrani e capitani vittoriosi, ricconi e buongustai gli dettero il primo onore della mensa, lo protessero e lo ingabbiarono per la stagione in cui non vedevano più. In Roma imperiale i tordi si vendevano tre denari per capo: circa quindici soldi dei nostri. Ora, però, i tordi cominciano a costare un franco e cinquanta e son più quelli che finiscono in Francia che quelli che quelli che si mangiano in Italia. I gaudenti di Roma per aver tordi in tutte le stagioni, li mantenevano in appositi vivai. I vivai nelle ville sabine ne portavano a centinaia sul mercato, quando già i tordi avevano lasciato il Lazio da un pezzo. Insomma per finirla con l’erudizione, i Romani erano famosissimi per acchiappare non solo, ma per ingrassare, mantenere e cucinare i tordi. E della famiglia legione alata si potea cantare ciò che si canta per un solo membro di essa, dell’uccello di Agrippina imperatrice, che per il canto, il suono e per la carne nessuno poteva eguagliare.
Dai padri Quiriti in poi, pochi s’incaricarono di rinnovare l’industria e le cure dei vivai… Fece un po’ eccezione Firenze durante il Rinascimento. Raccontano i cronisti che alcuni artisti famosi, dipingevano con maggior foga e genialità, dopo aver fatto una bella mangiata di tordi arrosto. E il Burchiello ratifica che una buona mangiata di tordi sviluppava il prurito canoro, talchè i migliori cori s’intonavano sempre facilmente e sonoramente, dopo un girato tordifero.
Il vescovo G. B. Campeggi, un ecclesiastico dirò così cospicuo, ghiotto e mattacchione, amico degli artisti e ingegnoso scopritore e illustratore d’ogni voluttà culinaria, manteneva nella sua villa di Tuscolano, una gran vivaio di tordi, intorno a cui svolazzavano saporitissimi epigrammi dettati in classico latino frizzante e irreprensibile.
Niccolò Machiavelli che cantò in versi il vino rubineggiante dei poggi fiorentini e che ogni mattina del passo ottobrino nella sua Villa di San Casciano Val di Pesa, era appassionato del capanno coi richiami, ha lasciato scritto del tordo: “E’ da notarsi che a mangiare di questi uccelli, oltre alla delicatezza del sapore, vi è anche il benefizio particolare della sanità; perché dall’alimento essi pigliano qualità. E come lo storno è infame per il pasto della cicuta, così il tordo è per la mortella, il ginepro e l’oliva, sanissimo; co’ loro ventrigli sono giovevoli all’orine, nell’altro alla rilassazione dello stomaco”. E con tanti bocconi amari che aveva dovuto ingollare, lo stomaco di messer Nicolò doveva esser davvero sciupato. Queste parole del Machiavelli furon poi copiate da tutti i libri uccellatori, cominciando dalla famosa uccelliera dell’Olindo, stampata oltre quattro secoli fa con gran lusso di tipi, di fregi, di figure. Guido Baccelli era un gran mangiatore di tordi e ne magnificava le qualità medicamentose dei suoi intestini, come Giuseppe Zanardelli lo fu dell’arrosto di uccelletti.
Ma, per oggi, basta per carità!
“Passan le belle idee come gli uccelli.
E si ammanta il pensier d’agili piume”.
domenica 25 maggio 2008
IN LIBRERIA_MASSIMO FINI, NERONE-DUEMILA ANNI DI CALUNNIE, MONDADORI, 1993
Un libro dedicato ai giovani perché, attraverso le menzogne sulla storia di ieri, sappiano riconoscere quelle, per loro certo più importanti, sulla storia di oggi.
L’imperatore Nerone (54-68) fu uno dei più grandi uomini di stato che Roma abbia mai avuto. Poeta, amante dell’arte e della musica, citaredo ed idolo della plebe svolse nella città eterna una politica antiaristrocratica ed antilatifondista, tollerante nei confronti delle minoranze religiose e favorevole agli umili e ed ai ceti diseredati. Ma allora chissà perchè Lucio Domizio Enobarbo, in arte Nerone, è passato alla storia come un autentico mostro. A tale quesito sembra risponderci Massimo Fini con questa innovativa biografia dello sfortunato imperatore che cercò di modernizzare Roma conducendo una coraggiosa politica filo-ellenistica ed anti-oligarchica. E, a quanto pare, furono proprio questi orientamenti ad alimentare la cattiva stampa nei suoi confronti in quanto tutti gli storici del tempo appartenevano alle classi conservatrici e senatorie romane che Nerone cercò di combattere. Inoltre, nei secoli successivi, fu messo in cattiva luce da gran parte della storiografia cristiana in quanto ritenuto responsabile dell’eccidio cristiano del 64 d.C.. In realtà, come molti studiosi paiono confermarci, la persecuzione nei confronti dei cristiani assumerà caratteri sistematici solo a seguito dell’ascesa al potere di Diocleziano che, come noto, gode di miglior fama di Nerone. Quest’ultimo infatti si alienò le simpatie dei proseliti del Cristo uccidendone più di duecento a seguito dell’incendio che distrusse Roma e di cui, forse non a torto, riteneva responsabili, ma non operò mai vere e proprie persecuzioni nei confronti dei cristiani in quanto tali. Dunque risulta fallace anche l’infamante figura del Nerone incendiario e cacciatore di giudei che ci viene descritta dalla maggior parte della storiografia cristiana.
Non tutto ciò che è passato alla storia è però confutabile: Nerone fu anche un matricida, uccisore del suo precettore, un pervertito ed un megalomane. Inoltre fece uccidere molti avversari politici ma mai in numero maggiore rispetto ai colleghi che lo precedettero o che gli fecero seguito. Per di più sotto i quattordici anni del suo regno, conclusosi con il suicidio per “scampare” ad un’ignobile fine che altrimenti gli sarebbe spettata a seguito di una congiura oligarchica, l’impero conobbe un periodo di pace e di prosperità che mai ebbe prima. Fini pare così sfatare anche il mito del “quinquennium neronis” che attribuisce l’iniziale fortuna dell’imperatore all’opera del suo precettore Seneca perché il suo periodo d’oro Roma lo conobbe proprio sotto l’intero arco del suo principato. Fini conclude così che Nerone fu un monarca assoluto che usò il proprio potere in senso democratico, governando per il popolo contro le oligarchie che lo opprimevano e lo sfruttavano e non fu quel mostro mangiatore di uomini apparentemente ben descritto da autori filo-oligarchici come Tacito e Svetonio . Fatto sta che morì a soli trent’anni e gli bastarono per impegnare la prima pagina del libro “nero” della storia.
Dario Donatini
InfoColle_ A nuova vita lo storico locale. Apre il Bar Trattoria Montecarlo in Via Roma
L’arredo interno, incluso le porte in legno di accesso ed il mobilio esterno, sono di prima categoria ed offrono al visitatore una visione d’insieme di grande stile. Giova far notare come le porte di accesso siano state riportate nella forma, specie quella ad arco dell’entrata, in cui si presentavano alla metà del secolo scorso (ne sono testimonianza le belle foto d’epoca appese sopra al balcone all’ingresso). Alle pareti troviamo tracce incorniciate della mano inconfondibile di Roberto Pasquinelli con i suoi ritratti della nostra Montecarlo e del suo territorio nei diversi periodi dell’anno. Grande cura e raffinatezza rinveniamo nel corredo della cucina, a partire dalle posate e dalla forma dei piatti: è chiaro che i proprietari – di Villa Campanile ed addetti del settore – sanno quello che vogliono. Il menù ci presenta una varietà di pietanze tutte piacevoli e la scelta si fa ardua, anche se alla fine è lo stomaco a scegliere e porre fine all’agonia. Montecarlesi d’ogni frazione si affacciano e si alternano all’ingresso, quando per dare un’occhiata frettolosa, quando chiedendo un caffè per meglio curiosare. La scena è dolce ed un poco malinconica, si sentono nostri compaesani sussurrarsi “ti ricordi? Qui c’era il bancone…”, “si, e tu ti ricordi che fumacìa la sera a giocare a carte?...”. Scorre un brivido nella memoria di chi ha cara la propria casa, intesa come gli inglesi a mo’ di patria comune. Ed ecco l’antipasto montecarlo, ricco non poco e delizioso, che ci introduce ad un risotto di salsiccia condito che mi rapisce e mi conduce in estasi di sapori sconosciuti mentre chi mi è innanzi s’addenta da buon toscana in un’orgia di carni di maiale, vitello e coniglio che invitano al primo sguardo. E’ chiaro che i gestori sanno quello che fanno. Intorno la gente si guarda e sorride, alla bocca accostano un bicchiere del nostro nettare divino, mentre sceso il sole si accendano luci che di nuova vita ancora irradiano Montecarlo e via Roma. Poi il conto, in assoluto rapporto con la qualità di quanto consumato.Il caffè al banco, sempre, ed ecco alzarsi un grazie per chi a proprio conto ha dato nuova vita a questo locale da tanti vissuto ed amato, una stretta di mano a questi gestori che hanno scelto la terra nostra per il loro quotidiano operare. Grazie ragazzi e buon lavoro. Stasera sono felice, e ringrazio una volta ancora e più il Divino ed il Profano, per avermi fatto montecarlese.
Vittorio di Taccone
Mangiar&bere_ Il Corso Fisar Montecarlo entra nel vivo
Il corso per Sommelier organizzato dalla delegazione Fisar di Montecarlo (www.fisarmontecarlo.it) entra nel vivo della propria missione educativa di approccio al mondo enologico. Nel corso delle più recenti lezioni i numerosi partecipanti hanno lasciato la teoria per procedere nel campo pratico dell'enologia attraverso la visita alle aziende agricole del nostro territorio, gentilmente aperte nel clima di inscindibile collaborazione tra Fisar e Consorzio del Vino Doc di Montecarlo. Nel filmato una breve rirpresa dal vivo di queste lezioni sul campo.
Tordo Docg
sabato 24 maggio 2008
IL TORDO HA COMPIUTO "CENTO PENNE"
Si amici con questi ultimi post IL TORDOWEB ha raggiunto i cento post inseriti in un periodo che parte da metà febbraio.
Cento post in appena tre mesi fanno di media oltre uno al giorno. Ed i contatti hanno già superato i 2000, tutto sommato un buon risultato per un'iniziativa che al momento non ha effettuato una vera e propria "campagna pubblicitaria".
Ma ogni giorno si aggiungono cittadini che vengono a conoscenza dell'iniziativa ed amici che chiedono "le coordinate" per partecipare.
A 4527 contatti propongo almeno un brindisi fra quei pochi che, per gioco, hanno dato il là a questo blog.
La concorrenza è tanta adesso a Montecarlo: Il sito web del Comune, Viavinaria, vari giornalini e periodici, ben tre cronache locali di quotidiani. Ma questa è una ricchezza: significa che sono tante le persone che vogliono far conoscere le varie iniziative, avanzare le proprie proposte, poter dire la loro sulle varie questioni, sia nazionali che della comunità locale.
Il TORDO è un nome buffo, (pochi sanno l'antica provenienza ottocentesca), e quindi lo prendono come una cosa goliardica, scherzosa, simpaticamente provocatoria.
Io credo invece che questo strumento (Il blog) non essendo costoso, avendo una diffusione capillare (specialmente fra le giovani generazioni), essendo immediato e libero possa veramente divenire una bacheca pubblica comunale dove in tanti attaccano i loro post e tutti i montecarlesi possano andare a vedere cosa "succede a Montecarlo".
Certo una tribuna libera, senza dover attendere "imprimatur", necessità anche di una disponibilità ad autoresponsabilizzarsi e mantenersi sempre all'interno di un a cornice di condiviso reciproco rispetto, nei modi e nei contenuti.
Siamo sulla buona strada e quindi, CHE IL TORDO VOLI LIBERO PER MONTECARLO, approffittando che adesso la caccia è chiusa.
venerdì 23 maggio 2008
InfoColle_ L'Ambasciatore d'Estonia a Montecarlo. Concerto al Rassicurati
In collaborazione con il Centro d’Amicizia Italia-Estonia, il Rassicurati ospiterà venerdì 23 maggio alle ore 21.00 un concerto della pianista estone Aleksandra Rostovtseva, la quale interpreterà brani di F. Mannino, S. Prokofieff, G. Rossini e U. Sisask.
Il concerto rientra nell’ambito di una serie di iniziative miranti ad avviare un interessante confronto fra il territorio di Montecarlo e l’Estonia, con l’obiettivo di avviare rapporti sul piano turistico, economico e commerciale coinvolgendo direttamente il Consorzio vini DOC Montecarlo, le strutture ricettive del territorio e le locali associazioni culturali. Sarà presente l'Ambasciatore Andres Tomasberg.
Il concerto è ad ingresso libero, seguirà una degustazione di vini offerta al pubblico da parte del Consorzio dei Vini Doc di Montecarlo.
La Pianista Aleksandra Rostovtsev è la prima a sinistra
Tra gli scopi del C.A.I.E. (www.caie.eu) vi sono i seguenti:
Essa si propone di sviluppare in ogni campo e ad ogni livello l’amicizia e la cooperazione fra l’Italia e l’Estonia, in particolare:- con ogni opportuna iniziativa nel campo dell’informazione sulla realtà sociale, economica, politica e culturale dei due paesi; a tal fine potrà, fra l’altro, proporre e curare l’edizione di periodici, libri, riviste e pubblicazioni;
- favorendo contatti, incontri, scambi, convegni ed attività di ricerca che rafforzino la cooperazione tra i due paesi e i due popoli;
- intraprendendo direttamente o patrocinando ogni utile iniziativa idonea a sviluppare più profonde ed estese relazioni tra le istituzioni e gli ambienti culturali, sociali ed economici dei due paesi, anche mediante la predisposizione di idonei strumenti operativi;
- organizzando corsi di lingue e cultura italiana ed estone.
Il Tordo
giovedì 22 maggio 2008
INFOCOLLE_GABRIELE BIANUCCI (DI MICHELONI) AD X FACTOR
Dedicato a tutti i montecarlesi.
Ecco il nostro compaesano Gabriele Bianucci cimentarsi sul palco di X-FACTOR. Questa puntata è andata in onda il mese scorso ma la rimettiamo in onda sul nostro tordo-blog per chi se la fosse persa. Bravo, vero?!
mercoledì 21 maggio 2008
CHI LI HA VISTI ?
martedì 20 maggio 2008
InfoColle_ Dall'Edicola Casa Editrice Barsi il calendario Montecarlo 2009
Non ha bisogno di presentazioni. Tordo della prima ora, primo in ogni opera di ardimento socio cultural turistico in quel del centro storico del borgo di Montecarlo, non tanto il Barsi Fabrizio di Barsi già Urbano - pronunciato "Balsi", lo consigliamo, secondo una dizione linguistica porcarese in grande voga - quanto le diverse opere di pura pregnanza localistica alle quale dà origine, necessitano dell'attenzione di questo blog e dei suoi lettori. Dopo il materiale di cancelleria personalizzato con effigi monumentali del capoluogo nostro - teatro, fortezza, via Roma, il Ciucio - ecco prendere corpo come dal marmo d'uno scultore del primo Rinascimento un delizioso calendario fotografico del prossimo 2009 (nella foto il Nostro con l'opera cinta nel pugno creatore). Dopo l'ottimo calendario della Pallamano femminile montecarlese, di tutt'altro contenuto pur sempre autoctono e certificato, ivi raffigurato - sono qui gli scorci meravigliosi nostri a prender vita in fotografie che paiono, ad un primo sguardo, come gli affreschi del Pasquinelli d'un tratto a prender vita. In vendita nella storica et leggendaria Tabaccheria di Montecarlo e nelle altre edicole del territorio, invitiamo la cittadinanza a farsi e fare gradito omaggio di questo bello pensiero, senza per questo buttar via quello della Pallamano Montecarlo che resta, comunque, all'apice dell'odierna gloria editoriale montecarlese. A breve pubblicheremo, inoltre ebbene si, le altre opere in catalogo della Barsi Editore, tra le quali l'introvabile fiction in 3 dvd "Il Giovane Balsi", l'esaurita collana in 12 fascicoli "La Cercatoia Alta in miniatura" ed il fantomatico romanzo breve "Il buio oltre la Contea", libello anti-sansalvatorino di cui non resta copia. Bravo Barsi, bella Montecarlo. Che si vuole di più?
Mastro Baldino
Il Colle dello Sport_ Immagini dalla Festa dello Sport
La Festa dello Sport, ormai ascritta tra le annuali manifestazioni in calendario a Montecarlo, vista attraverso brevi spezzoni tra l'attività di Piazza D'arme e di Piazza Garibaldi. Peccato per l'acqua, la prossima volta speriamo nel vino. Complimenti a tutti, grandi e piccini, per il tempo dedicato alla pratica sportiva, sinonimo di benessere fisico e - dice - mentale.
Il Merlo
lunedì 19 maggio 2008
Cronache del Tordo_ "Nel mondo tutto è relativo"
Mano a mano che proseguono le pubblicazioni dei post sul nostro blog "riemergono" gli articoli pubblicati sul mitico IL TORDO del 1885. E sopratutto la pungente e lirica prosa dei sui estensori: fra tutti il mitico "Tebro", Dal IL TORDO vola la domenica pubblicato a Montecarlo il 13 dicembre 1885 ( Anno II n° 9), rilanciamo l'articolo :
LA NUOVA STRADA-
Il materiale ricavato compenserà la spesa di demolizione e quella di restauro della tomba: l'area e la luce saranno tanto di guadagnato; e si eviterà pure il caso che due veicoli s'incontrino alla voltata, con pericolo grande di chi c'è sopra e dei cavalli.
Tebro.
( Be, mi tempi moderni, perchè questi montecarlesi di "una volta", se avessero avuti "i fondi", avrebbero sicuramente spianato tutto).
domenica 18 maggio 2008
sabato 17 maggio 2008
InfoColle_ Tougouri chiama Montecarlo. La Banca di Pescia risponde
Dopo la visita effettuata a Montecarlo alla fine di aprile dal Maire di Tougouri ( Il villaggio del Burkina Faso in Africa con cui la nostra comunità collaborà da alcuni anni), è adesso a Lucca il Parroco di Tougouri, Padre Joanny Koanda.
Per la terza volta fra di noi padre Joanny ha visitato giovedi mattina 15 maggio la sede della Banca di Pescia agli Alberghi.
Qui è stato ricevuto dal Direttore Antonio Giusti e dal suo Vice Tiziano Berti, lo accompagnava Claudia Del Rosso responsabile del Centro Missionario della Diocesi di Lucca e Frediano Pellegrini per gli amici di Montecarlo che aiutano il Burkina.
Nel corso dell'incontro i dirigenti dell'Istituto pesciatino, (che quest'anno si è aggiunto con un sostanzioso contributo alla raccoltà per i progetti per lo sviluppo delle comunità sub-sahariane), sono stati informati dell'attività della parrocchia cattolica di Tougouri, dei progetti già realizzati in loco e delle prossime e più impellenti necesità in cui la Diocesi di Lucca si impegnerà in Africa per alleviare la povertà delle popolazioni ad avviare un autonomo sviluppo economico di quelle comunità.
La Banca di Pescia ha cordialmente dato un arrivederci a Padre Joanny assicurando il loro interesse ai progetti di solidarietà anche per il futuro.
Il mio viaggio in Burkina Faso - settima puntata
LUNEDI’ 28 GENNAIO 2008
Con oggi comincia la mia terza settimana burkinabè, ma nel complesso la giornata non si dimostrerà tra le più significative.
Faccio appena in tempo a spedire a Marco il computo metrico aggiornato del CREN, come mi aveva chiesto sabato scorso, che mi chiama anche Giuliano per fare il punto della situazione.
Il contatto avviene con skype (è la prima volta che provo) ma la lunghissima conversazione si interrompe continuamente perché stamani il collegamento internet è piuttosto incerto … malgrado l’impegno di Mauro.
Faccio una scappata all’atelier di Mathieu che deve prendermi le misure per cucire il bobou tradizionale, confezionato con la stoffa dai colori tipici comprata al mercato per 4.500 CFA.
Dopo questo impegno “personale” vado a parlare con Don Johanny dei lavori dello chateau e del forage che vorremmo realizzare con la somma residua. Il parroco si impegna a farmi avere in breve tempo i preventivi con le varie ipotesi di lavoro.
Con Barbara decidiamo di procedere in ogni caso, a prescindere dal costo, considerato che abbiamo una disponibilità di ottomila euro e che la realizzazione di un nuovo pozzo è di fondamentale importanza.
Passo tutto il pomeriggio tra casa ed il centro dell’elettricità, provando invano a connettermi ad internet e spedire qualche messaggio a casa ed agli amici che continuano a scrivermi.
Tutti mi dicono che a Montecarlo il tempo è brutto e che ci sono i problemi di sempre … e questo comincia a insinuare in me la sensazione che, tutto sommato, quaggiù non si stia così male …
Per ingannare il tempo e rendere più avvincente la solita partita di Coppa d’Africa, con Baldo facciamo una scommessa sul vincitore: io tengo il Marocco e lui il Ghana.
Naturalmente perdo anche questa volta (per inciso, credo di aver battuto una specie di record: dalla partita inaugurale alla finale non ne ho azzeccata neanche una!).
Di comune accordo decidiamo di devolvere la Brakina messa in palio a favore del guardiano del centro, che naturalmente apprezza il gesto e aggiunge senza sforzo anche questa bevuta alle numerose precedenti. E’ l’occasione per chiederci con quale lucidità possa adempiere al suo alto compito, ma poi ci tranquillizza il fatto che in questi posti i malintenzionati non li hanno ancora inventati!
MARTEDI’ 29 GENNAIO 2008
Al risveglio non posso ancora immaginarlo … ma mi aspetta uno di quei giorni che non sarà facile dimenticare!
Con Barbara, Laurentine, sua figlia Olive di sei mesi e la tata (una ragazza giovanissima) partiamo con il Toyota fuoristrada per una visita ad alcuni villaggi spersi nella brousse.
Dopo Ninnougou lasciamo lo sterrato della Route Nationale n. 3 e, percorrendo piste indecifrabili e sconnesse, incontriamo piccoli villaggi dai nomi esotici: Baklouté, Yaguen, Tamassaogo, Tidimtoa. Ad ogni sosta veniamo accolti calorosamente dalla popolazione locale con saluti, strette di mano e sorrisi. Immancabilmente lo chef di ogni villaggio, dopo il ricevimento con la tradizionale offerta dell’acqua di miglio, tiene a dimostrare la sua riconoscenza per la nostra visita facendoci dono di polli, arachidi, bevande.
Per chi, come me, è alla prima esperienza, tutto questo trasmette delle sensazioni che è assolutamente difficile tradurre in parole …
Barbara e Laurentine visitano periodicamente questi sperduti villaggi per fornire alle donne, che si dimostrano tutte molto interessate e partecipi, insegnamenti sulla salute dei bambini, sulle abitudini alimentari e sulla sessualità.
Le lezioni si tengono in vere e proprie … aule scolastiche che, come le nostre, sono regolarmente dotate di banchi, panche, cattedra e lavagna. L’unica differenza è che i muri sono sostituiti da semplici stuoie di canna di miglio e per “tetto” … ci sono le verdissime fronde del maestoso albero sotto il quale si trova la scuola.
Cerco anch’io di contribuire alla “animazione” trastullando i bimbetti che, quando non piangono alla vista di un nasara, dimostrano piacevole interesse alle mie interpretazioni del “Valzer del moscerino” e del “Torero Camomillo”.
Arriviamo infine al villaggio di Namtenga, meta finale del nostro viaggio. E’ molto più grande di quelli visti fin qui: c’è un dispensario, la scuola, la chiesa e vari locali di ritrovo.
Non ci sono invece le donne perché sono tutte al funerale della moglie dello chef locale ed in proposito Laurentine tiene a precisare che “ … tanto a lui ne restano molte altre …”.
Considerato che la lezione prevista dovrà essere rimandata ad altra occasione, accompagnati dal catechista locale e dalla sua famiglia, facciamo un giro al mercato e poi decidiamo di rifocillarci alla bouvette “Gino”.
Il locale è molto tipico e ruspante: alla raccomandazione di Laurentine di avere un particolare riguardo per degli ospiti nasara, il cameriere per prima cosa si ingegna a levare la polvere dal tavolo versandoci poche gocce d’acqua, con il risultato di formare un impasto motoso ben disteso sulla tovaglia di plastica, e poi sostituisce il rituale cartoccio su cui sono stati cotti gli spiedini, forse ritenuto troppo ordinario, con una più decorosa scodella smaltata alla quale sono attaccate ragnatele di notevoli dimensioni … e vecchiaia.
Noi ci sentiamo coccolati da tante attenzioni e decidiamo di offrire bevande a tutti, ma gli avventori del bar, a loro volta onorati di averci ospiti, ci riempiono il tavolo di frittelle di fagioli, polpette di cipolle, spiedini di montone e … compare addirittura un cartone di vino rosso portoghese!
Faccio subito amicizia con un tipo loquace che mi siede accanto e che per tutto il tempo, tra una bevuta e … quella immediatamente successiva, tiene a dimostrare la sua perfetta conoscenza del francese continuando ad augurarci santé e chiamandoci … Monsieur Barbara e Madame Paolo …
Quando, rilassati e sazi, decidiamo di riprendere la strada del ritorno ottengo di poter guidare il fuoristrada, e mi faccio promettere da Laurentine di non darmi indicazioni, ma di correggermi solo nel caso avessi sbagliato strada.
Abbastanza velocemente e senza problemi di sorta (ma per la verità mi sono di grande aiuto i segni dei pneumatici lasciati all’andata) percorro la ventina di chilometri di pista che ci riportano alla strada principale RN 3.
Barbara mi fa i complimenti per la mia guida accorta e per le capacità di orientamento nella brousse e Laurentine, di rimando, si lascia andare ad un commento che mi lascia di stucco: “Paulò … il a beaucoup de qualités …”
Ci si mette anche la luce del sole quasi al tramonto che esalta la pace e la tranquillità del paesaggio circostante … ma non trovo di meglio che mettermi a fischiettare per non far capire il mio stato d’animo in quel momento …
Alla dieci, come sempre, va via la luce ma il racconto delle emozioni della giornata ci impegna fino ben oltre la mezzanotte.
MERCOLEDI’ 30 GENNAIO 2008
Durante la mattinata facciamo un sopralluogo con l’impresario Sawadogo Desiré per localizzare definitivamente il nuovo chateau.
Decidiamo di piazzarlo nel centro del paese, in posizione equidistante tra la moschea e la scuola cattolica, vicino ad un pozzo realizzato recentemente ma inutilizzato perché mancante della pompa. Il custode del forage ci assicura che l’acqua si trova ad appena quindici metri ed ha una profondità di oltre trentacinque, insomma uno dei pozzi più ricchi d’acqua!
Nel primo pomeriggio con Barbara partiamo per la capitale con il nuovo Toyota della missione e, dopo l’esperienza di ieri, non mi lascio sfuggire la nuova occasione per guidare per i centottanta chilometri di magnifica strada asfaltata. Qualche piccolo problema lo incontro solo nel traffico cittadino per la presenza di “nugoli” di biciclette e motorini.
Tornare a Ouagadougou dopo quindici giorni di Tougouri e di brousse fa un effetto stranissimo e indescrivibile. Invece di ritrovare la città “africana” in cui si impatta scendendo dall’aereo, sembra di essere piombati a … New York … tanta è l’animazione e tante sono le “modernità” che ci riappaiono: il traffico, la luce nelle strade, i locali pubblici …
Incontriamo il Sig. Samuel Kaborè, titolare dell’Impresa Etablissement S Le Grand, prescelta per la costruzione del nuovo padiglione del CREN, una persona gioviale, molto professionale e competente, che ci assicura il preventivo di spesa per l’indomani mattina.
Ceniamo e pernottiamo al centro religioso “Les Lauriers” dove la pensione completa ci costa 9.800 CFA, che sono circa 15 euro (5.000 CFA per la camera singola, 800 CFA la colazione e 2.000 CFA sia per il pranzo che per la cena).
Il pasto della sera, consumato insieme a molti francesi in attesa di prendere l’aereo in tarda serata per Parigi, è veramente buono anche se piuttosto frugale: passata di verdura, chiocciole alla bolognese, mezzo mango e yogurt dolce.
Dopo cena viene a trovarci Emanuel, un ragazzo di Tougouri che frequenta la facoltà di economia all’università della capitale, per ritirare il motorino che gli ha regalato una Associazione di San Miniato.
Alle nove sono già in camera: il tempo di aggiornare il diario e poi a letto.
A presto … davvero!
Nasara
venerdì 16 maggio 2008
IlColledelloSport_ Altopascio - Montecarlo. Immagini dal Torneo di Calcio Balilla
giovedì 15 maggio 2008
InfoColle_ Verso Brema
L’attività di propedeutica teatrale viene attuata in modo sistematico nelle scuole dell’Istituto Comprensivo di Montecarlo ed ha raggiunto un elevato livello di coinvolgimento di giovani e ragazzi.
Il teatro assume sempre più la connotazione di strumento di prevenzione e recupero in situazioni di difficoltà di apprendimento e socializzazione, rende possibile l’applicazione di interventi di espansione delle abilità corporee, emozionali e relazionali. In tutte le fasce di età rappresenta un mezzo per migliorare ed espandere la capacità di comunicazione dell’individuo e del gruppo.
In ambito scolastico offre la possibilità di creare momenti dove entrano in figura le abilità di intelligenza emotiva e corporea, offre la possibilità agli individui che hanno abilità relative a tipi di intelligenza diverse dal modello cognitivo di ottenere uno spazio e un tempo di espressione delle necessità individuali, uno spazio di accettazione e condivisione dei vissuti. Fortissima quest'anno l'interazione fra laboratorio teatrale e laboratorio musicale, con il gruppo degli alunni strumentisti parte integrante della scena, con brani vocali, strumentali ed interventi stile "fuori quinta". I personaggi di "Verso Brema" sono infatti i quattro animali e la Musica.
MangiarBene_ Montecarlesi al ristorante giapponese...
Il gusto dell'oriente e del sole levante di questi tempi fa la differenza. E' moda, anzi è "trendy" farsi di "sushi e sashimi" - peraltro ottimi una tantum, ma non come il lampredotto con il suo bel brodo - ma per testarlo una volta per tutte una nutrita delegazione tomolo-montecarlese si è diretta verso il più vicino ristorante giapponese. La delegazione, formata da esperti mangiatori di panini del porchettaro della Chiesina ed appassionati sostenitori dei necci con la ricotta anche nei mesi estivi, si è così cimentata con la cucina nipponica con i risultati visibili in questo documentario, la cui seconda sarà presentata una volta superato il controllo ed ottenuto il visto della censura. Si raccomanda la visione a stomaco vuoto e si ringrazia il regista.
IlTordoWeb
mercoledì 14 maggio 2008
InfoColle_ Nasce "Kairos - il tempo di Dio", il periodico della Parrocchia di Montecarlo
Sul colle di Montecarlo una nuova testata giornalistica fa la sua comparsa. Si tratta di “Kairos – Il Tempo di Dio”, il foglio di formazione ed informazione della Parrocchia di Montecarlo uscito in 12 pagine sabato scorso 10 maggio.
Lo scalpore, sempre tiepido nel nostro stile, si è subito manifestato nel vociare cittadino e nel più vasto circuito delle botteghe e dei bar del territorio, un vociare più attento - in questo specifico caso - non tanto al frutto quanto all’albero che l’ha generato. Il nostro Parroco e Rettore Don Giovanni Papini, difatti, a quasi due anni dal suo mandato pastorale in loco, ha fatto molto parlare di se e del proprio “apostolato”. Bene, male, rispetto a prima, rispetto ai propri doveri, sempre “secondo noi” è interrogativo che non ci compete, ci competerebbe, non ci interessa qui adesso. Dopotutto è facile ed è giusto (anche piacevole) commentare – per pudore di ogni lettore non azzardiamo la parola “giudicare” –, è nel nostro diritto di pecore del gregge giudicare il pastore, ma… siamo poi noi pecore in piena regola coi nostri doveri di buoni cristiani, o parliamo solo in qualità di cattolici praticanti? Il tutto gravita attorno, ci pare abbastanza chiaro, non solo alla forma quanto alla sostanza dell’impegno della figura del parroco, lungo uno spettro di opinioni che va da un estremo che lo vuole alla pari di un “pubblico ufficiale” tutto dedito agli aspetti pastorali (messe, confessioni, processioni, benedizioni e funerali) senza “troppi impegni civici” nel tessuto umano in cui vive, ad un altro dove l’impegno civico e sociale va proprio a discapito degli aspetti ecumenici. Tra questi estremi una ridda di sfumature critiche più o meno intense, delle quali ciascun lettore avrà avuto sentore se non parte diretta. Così deve essere come è innegabile di fatto, dato il tessuto umano montecarlese, il forte impatto – innovativo, confuso, dispersivo, creativo ognuno dica la sua – provocato dal modus operandi attuato dal Don Giovanni, da poco a Montecarlo (due anni), relativamente fresco di sacerdozio, ma non privo per questo dell’autorità per poter decidere quale “evangelizzazione” esercitare. Insomma, lo avete inteso, c’è proprio di che discutere a settimane sane, anche perché le occasioni sembrano non mancare mai – ed eccone a prova il periodico qui presentato e recensito. E torniamo, infatti, al nostro tema centrale.
Di questi tempi prolifera una venatura giornalistica come Montecarlo raramente ha conosciuto e par ci siano più giornali sul suolo nostro che in una cittadina capoluogo di provincia. A qualche distratto passante la cosa potrà subito sembrar esagerata per un piccolo territorio come il nostro, al solito concittadino che si sente a suo agio nei panni di tutore dell’ordine e del buon senso il fatto parrà fastidioso quanto inutile, per i cattedratici autonominatosi i quali soli possano discutere dei “pubblici affari” questo foglio sarà tout court una blasfemia.
Tra di noi de il Tordo le coloriture riflettono un poco quelle sopra accennate, sebbene molto più temperate e sfumate, figlie forse della cattiva abitudine a ritenere pacifico tutto ciò che non crea disagio, fosse anche una semplice discussione animata. Ma siccome anche del cosa ne pensiamo noi poco ci importa in questa sede – ci sono i commenti ed altri giorni per entrare nel merito – procediamo in breve ad una recensione del nuovo periodico.
Di carta a primo impatto riciclata in pura venatura ambientalista – ma è solo un presumere – il giornale riporta la sigla “anno 1 numero 2” per cui ci chiediamo se il numero 1 non sia stato solo un prototipo mai distribuito (Don, che ci dici?). Nell’insieme delle dodici pagine, le prime cinque sono occupate da un lungo e ben calibrato editoriale a firma del nostro parroco dal titolo “Liberare con il vangelo la gente dalla schiavitù della criminalità”. Il tema è l’attività mafiosa su suolo toscano attraverso documenti ufficiali del governo italiano e prende il via con il ricordo commosso di Don Pino Puglisi barbaramente - il termine è scelto con perizia – assassinato il 15 settembre 1993 come risposta al suo impegno e lotta contro la mafia. In completa sintonia editoriale con il resto del mondo, anche “Kairos” include una recensione libraria che ha ad oggetto “L’abbraccio benedicente” dello scrittore Henri Nouwen. Segue un commento all’enciclica di Papa Benedetto XVI “Spe Salvi” a cura del dottor Massimo Marianeschi, che il 14 marzo scorso ha tenuto una conferenza sullo stesso tema nella collegiata di Sant’Andrea. Seguono un pezzo sul perché credere ancora nella Chiesa a firma di Giampiero Ronzoni, mentre il resto della rivista è dedicato a diverse rubriche. Tra queste una pagina è interamente dedicata all’attività della Comunità Papa Giovanni XXIII sita nella frazione di Luciani, una seconda raccoglie l’attività svolta dalla Parrocchia di Montecarlo nei laboratori attivati nei locali siti in San Giuseppe, il resto invece spazia da “gli annunci della parrocchia" fino alla poesia, riflessioni dei ragazzi della Cresima ed informazioni in breve.
Nel complesso l’opuscolo ci appare ben impaginato, fluido nella lettura ed abbastanza variegato nei contenuti, per quanto certo lo possano consentire le dodici pagine iniziali. Nella speranza e nella certezza che queste poche righe possano contribuire alla ricchezza del dibattito e della riflessione di tutta la cittadinanza montecarlese, laica o meno ed aldilà delle simpatie ed antipatie, auguriamo alla redazione i migliori auguri per una pubblicazione periodica e costante, consci delle difficoltà – materiali e morali - che sappiamo si incontrino oggi nel realizzare una qualunque pubblicazione. Per informazioni e trovare il giornale telefonare allo 0583/22034 o scrivete a info@parrocchiamontecarlo.it
Vittorio Fantozzi di Taccone
martedì 13 maggio 2008
Arte & Rime_ A Simone Seghetti di Montecarlo da Gavorchio
quando caminavo sotto la fortessa,
m'è casco lo sguardo proprio di là,
in duve ir sole come 'na caressa,
scivolando laggiù rietro all'Apuane
sembra proprio che vagghi a dormì,
in tère sconosciute e tanto lontane
e che 'un vogli più ritornà qui.
Sotto di me ner mezzo all'uliveti,
m'è sembro di sentì 'na voce lontana,
porta dar vento, tra i lecci cheti
che fissavin i lumi giù nella piana.
Erin versi cantati, di fatti e di genti,
in ottava rima e con tanta allegria,
parlavin di campi, di vini e sementi,
vienivin da me sù, sù, perla via.
Ho ditto: Voi scommette è Simone,
mi vole sfidà co le sù ottavine,
ma io coll'ottave sembro un bastone,
s'accontenterà di queste quartine.
A pètto alle sue, 'vesto è un lamento,
però l'ho fatta per lù, questa poesia.
Eccola qui ispirata dal quel vento,
che col sù ricordo, ci fa compagnia.
Gavorchio, Montecarlo 2007
Arte & Rime_ Le Bellezze di Montecarlo
Ora che vecchio son diventato
spero che buona ancora abbia la mente,
di ricordare dove sono stato
e di fare capire a questa gente
che un paese uguale 'un ho trovato,
né a levante e nemmeno a ponente,
che lo potesse almeno assomigliallo
quel piccolo, grazioso Montecarlo.
Sembra posato sopra un piedistallo;
dalla pianura se lo stai a guardare
ti metti a dire: "O come han fatto a fallo?",
nessuno se lo pole immaginare
e ti vien la voglia visitallo
il suo teatro che non puoi scordare;
e a vedere la casa del Signore
quella davvero te lo tocca il cuore.
Lì c'è l'ingegneria, lì c'è il pittore
che gli donò la sua rara bellezza,
eppoi ci sono delle brave suore
per educare la sua giovinezza.
Un monumento di grande valore
è quella antichissima fortezza,
e di tant'altre bellezze è corredato
dei più celebri artisti del passato.
E dalla vigne è tutto circondato,
quelle che danno quel pregiato vino
e che da tutti viene ricercato
perchè ce l'ha un sapore sopraffino.
Poi c'han lo Sciabrì', c'hanno il Moscato,
tutte specialita del contadino,
fatto dall'uve di qualità assortita
che quanto più ne bevi e più t'invita.
Qualunque strada è sempre gremita
per andare a mangiare ai ristoranti,
che la cucina c'han tanto assortita
e di secondi qui ne trovi tanti.
C'hanno quella pietanza preferita,
quegli arrosti che son piccanti
che solo a Montecarlo troverai
e il suo sapore non lo scordi mai.
Ma quando queste rime leggerai
tanto ti prego di fare attenzione,
che con la penna non esagerai,
forse mancata è qualche spiegazione;
ma quando siamo vecchi tu lo sai
che il cervello se ne va in pensione.
E con questo vi saluto, o miei signori,
con tante scuse se c'ho fatto errori.
Gino di Taccone
InfoColle_ Grazie Montecarlo. Raccolte più di 1400 euro in un giorno per la lotta ai tumori
lunedì 12 maggio 2008
Arte & Rime_ I Disperati per Caso, Bravi per davvero
Vi presentiamo in anteprima il primo videoTube de IlTordoweb frutto di un montaggio, approssimativo per carità e perdonatecene, di più scene tratte dallo spettacolo teatrale che si è svolto domenica 11 maggio al Rassicurati. Spettacolo nato dalla collaborazione tra l'associazione teatrale And Or Margini Creativi e il gruppo giovanile Disperati per Caso che ha intrattenuto sapientemente il vasto pubblico con una passeggiata musicale nel novecento italiano, dagli anni trenta agli ottanta. Esibizione musicale e figurativa, dove ai testi cantati si sono associate coreografie in tema con il periodo storico attraversato dalle note. Spettacolo veramente bello di cui vi offriamo un sunto, in attesa di comuncarvi possibili repliche.
Il Puccini a Montecarlo giovinetto
domenica 11 maggio 2008
Memorie e Tradizioni_ "Siamo un Popolo di Pellegrini"
NOTIZIE SULLE FAMIGLIE PELLEGRINI.
DI FREDIANO PELLEGRINI.
Negli anni passati, per la rivista l’Eco della Piana, ho scritto spesso di storia locale.
E grazie alle notizie fornitemi dall’amico Sergio Nelli ho parlato di due delle famiglie più numerose di Montecarlo ed Altopascio, i Carmignani ed i Panattoni.
Non mi ero finora mai occupato della famiglia che porta il mio stesso cognome, i Pellegrini. Tale curiosità mi è stata sollecitata dalla scoperta di un omonimo, Frediano Pellegrini, vissuto alla metà del ‘500 nel borgo di Altopascio.
Sposato con Betta di Gabriello Banti, Frediano compare in atti pubblici alla fine del 1551, inizio 1552, a proposito di una dote e ad altre questioni legate a paci e compromessi con abitanti nel castello.
Questo cognome è molto frequente nelle sue varie versioni in Italia e non vi è città o paese della Toscana ove non esistano famiglie con questo nome.
Dalla consultazione dell’anagrafe e dell’elenco del telefono esso appare il cognome più numeroso nel Comune di Altopascio ed uno dei più frequenti in quello di Montecarlo, cosi come Pellegrini risiedono anche ad Orentano e Porcari, per non parlare dei confinanti Pescia e Chiesina, dove sono numerosi.
Sarebbe suggestivo pensare che il ramo dei Pellegrini che oggi abitano a Montecarlo-Altopascio sia da far risalire a mitici abitanti del distrutto castello di Vivinaia.
Come quel Ferro del fu Pellegrino, testimone di un atto di vendita di terre il 3 novembre 1253, o Pellegrini Forti presente il 31 dicembre 1264 nella chiesa di S. Andrea di Vivinaia al Consiglio Maggiore e Generale del Comune (1).
Tornando però dalla leggenda alla storia diremo che sugli alberi famigliari dei “Pellegrini” di Montecarlo, come sugli altri rami che da questa presero origine, ha lasciato memoria nel ‘600 il pievano Girolamo Pellegrini (2).
Egli dice “…la famiglia de’ Pellegrini di questo luogo , la quale vogliano alcuni che anticamente si chiamasse de’ Tolomei di Siena mediante un tal chiamato Pellegrino dalla peregrinazione e per aver celato il proprio nome per starsene incognito , già che fusse fuggito da Siena per alcuni rumori e sospetti ed accasatosi a Montecarlo ritenesse sempre il nome di Pellegrino… “.
Lo stesso Pievano continuava “….certissimo è che da Pellegrino chiamato di soprannome Pelle, esce un Matteo dal quale discendono tutte le famiglie, casate, e persone che portano i cognomi Pellegrini, Tolomei, o di Pelle…” ed inoltre “… e poiché questa famiglia e casata de’ Pellegrini, non solo è dell’antichissime di Montecarlo, ma da questa hanno origine tutte le casate principali di detto luogo…”.(3)
Certamente famiglia importante i Pellegrini a Montecarlo lo furono e nel corso dei secoli si imparentarono con molte delle altre casate notabili di Montecarlo (Tolomei, Bocciantini, Panattoni, Seghieri o Bianchi).
Acquisirono terreni e case, nel castello e nella campagna. A metà del ‘700 avevano abitazioni signorili a Montecarlo in via Roma, l’attuale casa di Piero Chiriconi, e quella sull’altro lato ai civici 42-44. (4).
I Pellegrini hanno lasciato negli anni i segni del loro passaggio nella toponomastica locale del territorio di Montecarlo, dalla Margine dei Pellegrini (5), alla località Pelli nel Poggio Baldino od al luogo detto a Pellicciotti, oppure della Fornace Pellegrini che ha dato il nome all’attuale località del Comune di Montecarlo.
L’importanza di questo casato montecarlese la si vedeva anche nelle opere di fede e di religione all’interno della chiesa di S. Andrea.
Insieme alla famiglia Tonietti, (Tognetti), i Pellegrini fecero erigere nel secolo XV , a destra dell’altare maggiore, l’altare dell’Assunzione . Tutto in pietra serena, ricco di ornati e bello nel suo stile corinzio, porta alla base sulla sinistra lo stemma in pietra dei Pellegrini, con le caratteristiche tre mezze lune e la banda orizzontale .
Tale altare, di cui ebbero il giuspatronato fino all’Ottocento, fu in seguito restaurato ed arricchito di una pittura ad olio raffigurante l’Assunzione al cielo della Vergine (6).
L’attaccamento alla Madonna della famiglia si evidenziava inoltre con l’obbligo di celebrare solennemente all’altar maggiore la festa dell’Assunta il 15 di agosto …”come festa di antica devozione della casa de’ Pellegrini”.
Ma non si può parlare dei Pellegrini di Montecarlo senza parlare di due delle persone che hanno fatto la storia di questa comunità: il Pievano Girolamo e la nobildonna Anna sposata Carmignani.
Girolamo Pellegrini nacque a Montecarlo il 27 febbraio 1603 da Antonio di Matteo Pellegrini. Fu nominato Pievano, a soli 24 anni, il 17 agosto 1627, succedendo allo zio monsignor Lazzaro Lorenzini, che aveva rinunciato all’ufficio di Pievano in favore del nipote. Girolamo guidò la chiesa di Montecarlo per 35 operosi anni di cui ha lasciato notizia nelle sopracitate memorie storiche. Negli anni del suo ministero Montecarlo ebbe un notevole numero di edifici dedicati al culto e le tradizioni e le pratiche religiose trovarono il massimo della loro espressione . Fra i fatti religiosi notevoli del suo tempo sono da ricordare la reintroduzione della Collegiata, lo sviluppo del convento delle monache aperto nel 1614, la traslazione del corpo di S. Vincenzino Martire (7), e il miracoloso salvamento della popolazione di Montecarlo dalla terribile peste del 1631 ad opera della SS. Vergine del Soccorso.
Girolamo Pellegrini mori a Montecarlo a 59 anni il 3 febbraio 1662 e fu certamente uno dei personaggi più importanti del suo tempo anche se a lui sono legati episodi che andrebbero storicamente studiati, dai forti contrasti con la famiglia dei Tolomei, (con cui i Pellegrini erano imparentati), a proposito dell’’istituzione delle ore canoniche della Collegiata di S. Andrea , all’unico episodio montecarlese riguardante l’Inquisizione, che ebbe per principale imputato Paolo Pellegrini, cugino del Pievano.(8).
L’altro personaggio degno di nota fra i Pellegrini di Montecarlo è quello della nobildonna Anna del fu Pier Andrea Pellegrini, vedova di Pier Francesco Carmignani.
Fu grazie al suo munifico contributo se il 1 maggio 1852, all’interno del monastero di Montecarlo, entrò in funzione la Fondazione Pellegrini-Carmignani, ente “ di pubblica istruzione con lo scopo della educazione morale, civile e religiosa delle fanciulle del Comune e Parrocchia di Montecarlo, per le quali unicamente ed esclusivamente fu istituita”.(9) La Fondazione Pellegrini-Carmignani ha svolto la propria benefica attività fino a pochi anni or sono, quando le ultime suore Stimmatine hanno lasciato il convento e l’edificio è passato in disponibilità al Comune di Montecarlo.
Ma il convento di Montecarlo aveva già conosciute altre Pellegrini: Maria di Paolo Pellegrini fu fra le prime fanciulle montecarlesi ad entrare in clausura nel 1614, e vi furono due superiore “Abbadesse” di questa famiglia, suor Maria Angiola nel 1668 e suor Anna Maria nel 1693.
Con il procedere degli anni ed il miglioramento delle condizioni economiche e sociali molti Pellegrini cominciarono a stabilirsi nel piano di Montecarlo , specialmente ad Altopascio.
I Pellegrini sono oggi inseriti nel ricco tessuto sociale dei due Comuni di Altopascio e Montecarlo. Qui svolgono molteplici attività economiche e produttive e partecipano alla vita politica ed associativa delle comunità, con alterne fortune ma con il medesimo impegno con cui il loro progenitore Ferro del fu Pellegrino dissodava i sassosi terreni delle coste di Vivinaia od accorreva a “parlamento” al duplice suono della campana della chiesa di S. Andrea.
Notizie pervenuteci grazie alla pubblicazione dal parte dell’Istituto Storico Lucchese, nel 1995, delle “Pergamene di Vivinaia, Montechiari, S. Piero in Campo” a cura del compianto dottor Mario Seghieri.
Dalle “Memorie del Pievano Girolamo Pellegrini “ Montecarlo dall’anno 1627 all’anno 1662 “, trascrizione a cura di Maria Taci Scordo.
“Memorie del Pievano Girolamo Pellegrini”, pag. 77 e seguenti .
Dallo studio del dottor Mario Tori, “Case e Orti del Centro Storico Montecarlese nella prima metà del 700” risulta, che queste due abitazioni erano di proprietà del reverendo canonico Benedetto di Girolamo e dell’Alfiere Giuseppe, figli dell’Alfiere Pier Andrea del Tenente Benedetto di Antonio Pellegrini . L’abitazione posta al civico 42 confinava con una proprietà della famiglia Lorenzini, con cui i Pellegrini erano stati imparentati, e che ancora oggi conserva sul portone di accesso lo stemma Lorenzini con la graticola di S. Lorenzo.
Anno 1732 Archivio Storico Montecarlo, ”danno dato”, (notizie fornitemi dall’amico Sergio Nelli) “alla Margine del sig. Alfier Pellegrini”; si tratta dell’edicola votiva sita lungo la via Contea a S. Salvatore, recentemente restaurata e oggi dedicata alla Madonna del Soccorso, e l’Alfier Pellegrini proprietario potrebbe essere il Giuseppe di cui alla nota (4). Anno 1738 Archivio di Stato di Lucca “Pellegrino di Andrea di Pellegrino Pellegrini detto Pellicciotto”.
Dall’epigrafe sita sotto l’altare i restauri risultano risalire al 1603, mentre il quadro ad olio su tela della Vergine in atto di salire al Cielo avvolta in velo e veste bianca circondata da angioletti e cherubini fu dipinto dal pittore Cosimo Gamberucci nel 1610, (ipotizziamo su commissione di Antonio di Matteo Pellegrini padre del famoso Pievano ). Questo quadro è attualmente in fase di restauro e troverà nuovamente collocazione sull’altare dell’Assunzione, rivitalizzato nei suoi colori e nella sua tensione religiosa.
Sotto l’altare maggiore di Montecarlo dietro una grata di stile barocco si trova un’urna contenente una statua di legno, al cui interno si trova il corpo di S. Vincenzino martire. Tale reliquia fu donata al pievano Girolamo Pellegrini nel 1650 da monsignor Taddeo Altini, sacrista del papa Innocenzo X. Per molti anni, fino al 1783, a cura della compagnia del SS. Sacramento, si celebrava con solennità la festa di questo santo il giorno 1 dicembre.
Nel mese di giugno dell’anno 1657 nella casa canonica di Montecarlo di fronte al Pievano Girolamo Pellegrini e ad altri preti riuniti in ufficio inquisitorio furono interrogati diversi montecarlesi circa certi fatti accaduti per le feste di S. Pietro e Paolo dell’anno 1656. Principale imputato era Paolo Pellegrini accusato di aver composto e cantato in pubblico con l’accompagnamento della sua ghitarriglia versi scurrili ed ariette oscene nei confronti di un predicatore della devozione verso S. Antonio e avere pronunciato parole poco rispettose nei confronti di suo cugino il Pievano. Paolo Pellegrini fu arrestato ed incarcerato a Firenze nelle carceri dell’inquisizione, per quanto le varie testimonianze tendessero a farlo passare per persona burlona e poco attendibile, (…. “detto Paulo persona solita a spropositare… oppure…..dice le sue cose tanto alla pazza che non si può fare a meno di ridere “, ma nello stesso tempo come unico responsabile dei fatti accaduti.
L’iniziativa di aprire un educandato per signorine all’interno del monastero partì da alcuni notabili di Montecarlo nel 1842 a seguito delle conseguenze dovute alle soppressioni napoleoniche dei conventi. Ma fu solo grazie alla generosa donazione di Anna Pellegrini che furono trovati i fondi, (ben 4000 scudi), che permisero al Governo toscano di autorizzare la creazione di un istituto per l’istruzione delle figlie del popolo all’interno dell’ex-convento di clausura.
In Libreria_ Massimo Donà "Filosofia del Vino" Bompiani 2005
Un bellissimo viaggio nel labirinto della filosofia guidati dal sublime nettare di Dioniso. Utopia? No, tutto ciò pare possibile grazie a questo singolare saggio di Massimo Donà, docente di filosofia all’università San Raffaele di Milano ed indubitabile amante del celebre latte d’autunno. Il breve saggio è dedicato all’indagine sui nessi tra filosofia e vino ed al rapporto che avevano con esso i principali uomini di pensiero della storia, dai socratici ai bevitori erranti del novecento, passando per S. Agostino, Descartes, Boudelaire e Nietzsche… In una battaglia combattuta a colpi di spada tra l’apollineo e il dionisiaco, l’autore riesce a divincolarsi agevolmente tra le scintille prodotte da quest’eterno conflitto ed offrirci un “sobrio” epilogo che può essere riassunto nella celebre massima attribuita dalla novellistica medievale a Federico II di Svevia: “miglior cosa è si misura”. In definitiva solamente attraverso l’assunzione in modo equilibrato del nettare caro a Dioniso sarà possibile apprendere appieno le sue velate potenzialità ed iniziare a peregrinare con la mente accompagnati dalla sua dolce melodia. Solo in tal modo potremo varcare la soglia che divide la routine dal sogno, metterci in contatto con l’alterità ed aprire i nostri sensi a quel pensiero nomade che è l’unico portatore di vere “ebbrezze”…
Dario Donatini
Il Colle dello Sport_ Vi presentiamo il club degli sciatori montecarlesi
venerdì 9 maggio 2008
InfoColle_ Per la Festa della Mamma regala un'azalea per la lotta ai tumori. Ecco dove
giovedì 8 maggio 2008
InfoColle_ Il Saluto del Sindaco di Tougouri alla comunità Montecarlese
Rientra in Burkina Faso dopo un breve periodo di soggiorno "istituzionale" l'amico e fratello Sindaco di Tougouri Charles Issaka Kafando. Dopo aver partecipato al forum internazionale organizzato dalla Provincia di Lucca ed aver visitato Montecarlo sul finire di Aprile, ieri il Maire d'Africa ha salutato l'Italia e ci ha lasciato un saluto del tutto personale dedicato alla comunità montecarlese, sostenitrice ed animiatrice di questo rapporto intimo oltre l'umano - basta leggere le puntate di Paolo Miniati nei post degli ultimi tre mesi per accorgersene - tra le due comunità. Noi possiamo solo ricambiare idealmente il saluto nella certezza si tratti di un semplice, sentitissimo, arrivederci.
Scipione di Paolino
martedì 6 maggio 2008
IN LIBRERIA_MARCO TARCHI, L'ITALIA POPULISTA, DAL QUALUNQUISMO AI GIROTONDI, IL MULINO, 2003
Dario Donatini.